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Come funziona il welfare aziendale

differenze retributive

Il welfare aziendale fa aumentare, di fatto ,il salario dei lavoratori ma non delle lavoratrici e rimangono disuguaglianze anche tra Nord e Sud. Il 23° Rapporto sulle Retribuzioni in Italia di OD&M Consulting (Gi Group) relato al 2016 dimostra che il trend è stato positivo per tutte le categorie professionali mantenendosi tuttavia marcato il gap retributivo tra uomo e donna, nonché tra Sud e Isole rispetto al Nord. Grazie ai benefit e, dunque, ai servizi di welfare, ulteriormente fiscalmente agevolati dalle ultime novità, il welfare aziendale integra gli stipendi concordati attraverso una gamma di offerte che vanno dai fondi integrativi sanitari, ai buoni libro, alle convenzioni di servizi alla famiglia, ecc. Aumentano le voci fisse di salario, mentre quelle variabili restano in linea con il dato 2015. In realtà, i piani di welfare e benefit – oggi incentivati fiscalmente – stanno diventando una componente della retribuzione – intesa come remunerazione totale – nel più ampio quadro del compensazione mista.

Il ricorso al welfare aziendale e ai benefit in busta paga (piano di welfare, auto e cellulare, sanità, previdenza e polizze integrative), che fanno salire il potere di acquisto dei lavoratori, porta la retribuzione totale a salire, a seconda della categoria, tra +18% e +21%. Dirigenti: guadagnano fino a 150.400 euro, con una media lorda per tali servizi di 22.500 euro. I quadri fino a 71.500 euro (12.600 di benefit/welfare). Gli impiegati area vendita fino a 36.600 euro (5.650 di benefit/welfare). Da una analisi se pur sommaria del Rapporto si evidenzia che aumentano le voci fisse di salario, mentre quelle variabili restano in linea con il dato del 2015.

I comparti nei quali si guadagna di più, in relazione all’inquadramento, sono: bancario per i dirigenti, abbigliamento e moda per i quadri, petrolifero per gli impiegati e farmaceutico per gli operai. I quadri hanno raggiunto nel 2016 i 58.900 euro di Retribuzione Totale Annua (RTA) pari al +3,1% sul 2015, gli impiegati 30.913 euro (+2,1%), i dirigenti 127.897 euro (+1,9%), gli operai 26.351 euro (1,1%). Le medie imprese sono quelle nelle quali si registrano gli aumenti di stipendio più interessanti: + 3,2% per i dirigenti, + 4,2% per i quadri, + 2,7% per gli impiegati, mentre per gli operai la grande impresa continua a riconoscere i maggiori aumenti (+ 1,8%).

I problemi evidenti rimangono quelli relativi alla differenza tra salario maschile e salario femminile e quelli tra nord e sud. A parità di inquadramento aumenta il “gap di genere” per quadri e impiegati (12,8%), mentre è in diminuzione per dirigenti e operai. In termini di retribuzione la differenza ammonta a 11.000 euro per i dirigenti, 5.500 euro per i quadri, 3.800 euro per gli impiegati, 2.650 euro per gli operai. Il gap si riduce nelle aree funzionali a maggiore la presenza femminile, come Risorse Umane e Amministrazione, Finanza e Controllo, per le professioni meglio retribuite e tra i giovani, dove la laurea tende a ridurre il gap di genere.

L’altro divario impressionante è a livello territoriale. Nel 2016 in Italia confrontando, in termini di retribuzione totale annua, le imprese del Nord Ovest e quelle del Sud o Isole si evidenzia che un dirigente ha guadagnato circa 6.300 euro in più; un quadro 4.300 euro; un impiegato 4.550 euro; un operaio del Nord Est dove ha preso 2.200 euro in più rispetto al collega del Sud. Le retribuzioni, in termini percentuali, crescono tuttavia più al Sud: +4,3% per i dirigenti, +4,6% per i quadri, +2% per gli impiegati, + 4,3% per gli operai.


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