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“Cavallo e Calesse” per riscoprire il genio di Giovanni Boldini

Boldini

L’acquerello Cavallo e Calesse della Fondazione Sorgente Group è stato presentato a Roma nell’Ala Brasini del Complesso del Vittoriano da Claudio Strinati e Valter Mainetti, rispettivamente direttore scientifico e presidente della Fondazione Sorgente Group, e da Tiziano Panconi, Marina Mattei e Sergio Gaddi, curatori della mostra dedicata a Boldini.

Un appuntamento che ha permesso di tornare a parlare della mostra Giovanni Boldini, dedicata al grande pittore ferrarese, e che resterà aperta fino al 16 luglio. Sotto l’egida dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, con il patrocinio del ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) e della Regione Lazio, la retrospettiva è organizzata e prodotta dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con l’assessorato alla Crescita culturale-sovrintendenza capitolina ai Beni culturali di Roma Capitale.

Secondo Strinati “Cavallo e Calesse è unico sotto diversi punti di vista. La tecnica dell’acquerello è piuttosto inconsueta per il pittore, mentre il soggetto utilizzato, un cavallo che traina un calesse su uno sfondo bucolico, e il periodo in cui fu realizzato, il 1905, lasciano pensare che possa essersi ispirato alla poesia La cavallina storna di Giovanni Pascoli”. Infatti i versi del poeta romagnolo, letti dal curatore Gaddi nel corso del convegno di presentazione, furono pubblicati solo due anni prima all’interno della raccolta I canti di Castelvecchio. Il capo reclinato del cavallo che trascina un calesse vuoto in un’atmosfera incupita da tonalità scure e pacate, sembra così ricordare la composizione che Pascoli dedicò a suo padre, morto in seguito ad un’aggressione da parte di ignoti sulla via del ritorno verso casa.

Panconi, presidente del Museo archives Giovanni Boldini Macchiaioli, ha sottolineato che “le ricerche condotte in connessione ai contributi storico critici della mostra romana, ci consentono oggi di tracciare un più preciso profilo della personalità di Giovanni Boldini, in parte dissonante da quella dell’artista chic, simbolo della Parigi della Belle Époque”. E rilevando che “era alto soltanto 1,54 cm, non era di bell’aspetto e aveva umili origini, non fu capace di amare profondamente nessuno se non la sua arte. Cercò di riscattarsi, coltivando l’aspirazione alla frequentazione degli ambienti più esclusivi del suo tempo, rapportandosi, comunque da impari, con la nobiltà di mezzo mondo. Eppure il suo nome, Zanin a Ferrara, little italian a Londra e l’italien de Paris in Francia, e per tutti noi Boldini, è oggi conosciuto quale una delle firme più fulgide del firmamento dell’arte nei secoli”.

Per Mainetti, presidente della Fondazione Sorgente Group, “presentare l’acquerello di Boldini proprio nell’ambito della sua mostra personale qui al Vittoriano è sembrata l’occasione perfetta per rivelare un suo lato più intimista e malinconico”.

La mostra ospita anche il Ritratto di Josefina Alvear de Errazuriz, che appartiene alla collezione dei coniugi Mainetti, che possiedono anche una preziosa raccolta di lettere di Boldini, sia private che legate al suo lavoro. “L’Art Nouveau e i suoi esponenti hanno un ruolo importante per le attività della nostra Fondazione”, sottolinea Paola Mainetti, vicepresidente della Fondazione Sorgente Group. “Nel 2012 abbiamo organizzato proprio presso il nostro Spazio espositivo Tritone la mostra Un angolo di Art Nouveau a Roma con oggetti d’arredo e pitture dell’epoca firmate da grandi artisti di inizio secolo, come Emile Gallè, Galileo Chini, Louis Chalon, Peter Carl Fabergè, e appunto Giovanni Boldini”.

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