Scrive oggi il sociologo Ilvo Diamanti su Repubblica.it:
“[…] Sul piano degli atteggiamenti, gli elettori del M5s mi sembrano “estremisti del senso comune”. Che accentuano – ed estremizzano – alcuni orientamenti dell’opinione pubblica “media”.”
Mai definizione fu più azzeccata. Sono estremisti del senso comune, una categoria sociologicamente molto importante che consente di collocare il M5S in una sezione molto ben definita della Politica. Per questo il populismo è, secondo me, la strategia perfetta e predominante nella comunicazione politica del Movimento. Non servono risposte concrete, né analisi raffinate, basta seguire “la pancia” della gente, bastano le esperienze personali per offrire la visione di insieme, la generalizzazione senza freni che inizia dalla percezione della realtà, da una prospettiva individuale, che poi diventa e si fonde con quella collettiva. E questo è senza dubbio pericoloso.
Nella sua analisi, Diamanti aggiunge che gli elettori M5S sono:
“[…] Maggiormente euroscettici, sfiduciati verso le istituzioni politiche e di governo, ancor più verso i partiti. Sul piano internazionale, apprezzano gli “uomini forti”, come Putin e Trump. Leader “populisti”, come Marine Le Pen. Mentre verso i leader moderati ed europeisti, come Macron e la Merkel, si dimostrano più freddi, in rapporto agli altri elettorati.”
La ricerca dell’uomo forte, che possa guidare e imporsi, è alla base del loro modo di intendere le relazioni di potere. Una platea ampia e ubbidiente, che segue senza troppe lamentele quel che il capo dice. Anche questo è vecchio come il mondo e ha prodotto, in un passato nemmeno troppo lontano, gli orrori che i libri di storia ci insegnano.
Dal punto di vista dell’analisi socio-demografica è interessante notare come il M5S sia oggi un riferimento per categorie di persone che fino a pochi anni fa guardavano essenzialmente al PD e alla sinistra: studenti e disoccupati, operai e impiegati. In questo caso, il quadro ci dice molto di più sui fallimenti del centro-sinistra, che non del success del M5S, poiché risposte ai problemi di queste persone loro non ne hanno.
Interessante anche osservare che le tabelle di Diamanti indicano un profilo dell’elettore M5S di istruzione medio-alta, e giovane (tra i 18 e i 44 anni). Si tratta anche questo di un elemento di riflessione importante: il M5S che usa strategie di comunicazione assai semplici, colpisce anche i più istruiti. Qui si potrebbe dire che il problema è nella capacità di chi legge/ascolta di decostruire i messaggi, che forse c’è un problema serio dal punto di vista della “formazione-educazione” e su questo sono convinto che un ragionamento vada fatto, di persone in possesso di laurea, incapaci di comprendere e analizzare un testo scritto ce ne sono parecchi, come il fatto che il sapere stia diventando sempre più funzionale alle pratiche economiche, limitato all’acquisizione di saperi pratici e dove il pensiero critico passa in secondo piano. Ma limitarsi a questo sarebbe riduttivo e forse anche offensivo. Le generalizzazioni non vanno mai bene.
Potrebbe trattarsi, piuttosto, di un messaggio di disperazione: se anche persone di livello di istruzione alto, giovani, e trasversalmente a nord e sud del Paese, decidono di sostenere il M5S significa che tutti gli altri hanno fallito nel loro ruolo e che quello che è stato fatto non è stato né abbastanza, né utile. Per lo meno nella percezione dei più. E questo è un problema da imputare ai partiti consolidati come il PD, specie negli ultimi anni, dove ha provato a seguire la comunicazione “grillina” facendo figuracce su figuracce e senza conquistare un mezzo punto % di consenso. L’originale è sempre meglio della copia.
Infine, ultima osservazione sulle coalizioni: sembra che l’elettorato M5S sia più conservatore su certe questioni e destrorso. Malgrado una collocazione molto centrista, le pulsioni degli elettori sembrano spingere verso la destra. In un eventuale governo di coalizione, infatti, l’opzione M5S, Fratelli d’Italia e Lega Nord sembra prevalere nettamente su quella con il PD o le sinistre. Alla base di tutto ci sono, secondo me, due questioni: 1) l’euroscetticismo, condiviso con FdI e Lega Nord, 2) l’immigrazione, vissuta come un problema e non come un’opportunità. Di fatto, si è costituito in Italia un nuovo fronte sovranista, euroscettico e per certi versi razzista.