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Cosa farà Macron (e quali ostacoli incontrerà)

La scorsa settimana abbiamo organizzato la nostra annuale “Ceo conference” e incontrato alcuni dirigenti a Parigi. La Francia ha sicuramente vissuto momenti peggiori in passato. Durante il biennio 2015/2016, era davvero difficile promuovere la nostra visione ottimista sulla Francia. Attualmente, l’opinione degli investitori sulla Francia è, in media, positiva. Sebbene permanga un atteggiamento prudente, soprattutto da parte degli investitori non europei considerato il bilancio sugli uomini politici francesi, la maggior parte degli operatori pensa che la Francia stia andando nella direzione giusta. Infatti, c’è una combinazione di fattori positivi per la nazione.

In primo luogo, l’economia francese sta registrando un’accelerazione. La domanda domestica è forte dato che sia il mercato immobiliare che quello del lavoro sono in espansione. Sebbene i margini di profitto delle aziende abbiano smesso di aumentare negli ultimi 18 mesi, la situazione finanziaria delle società rimane favorevole e i ratio di self-financing sono superiori alla media storica. Inoltre, il declino dell’attività turistica osservato l’anno scorso in seguito agli attacchi terroristici è ormai alle spalle e l’effetto base nel settore terziario è dunque significativo.

In secondo luogo, l’elezione di Macron a presidente francese ha ridotto enormemente i rischi politici. Il suo partito ha conquistato ieri la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale e il suo governo sta lavorando duramente per far passare la riforma del mercato del lavoro in tempi brevi. Inoltre, la combinazione di minori tasse sulle aziende, maggiori investimenti pubblici e un’agenda pro-Europa non può essere negativa per i mercati. Anche se probabilmente le proteste aumenteranno a causa della scarsa popolarità di alcune misure, Macron sa come gestire la vittoria e l’inizio del suo mandato dovrebbe essere positivo.

In un tale contesto, la Bce dovrebbe rimanere molto accomodante quest’anno. I dirigenti che abbiamo incontrato hanno sottolineato che la Bce dovrebbe essere in grado di uscire gradualmente dal programma di Quantitative Easing come avvenuto per la Fed. A loro parere, ridurre il corridoio dei tassi aumentando il tasso di deposito potrebbe essere un’opzione plausibile il prossimo anno. Tuttavia, la Bce dovrebbe mantenere il suo impegno nel lasciare invariato il tasso di rifinanziamento per un periodo di tempo prolungato. In merito alla riduzione del Quantitative Easing, la Bce dovrebbe porre fine al programma di acquisto di obbligazioni corporate. E l’istituto dovrebbe rimanere ancora cauto nella riduzione del programma di acquisto di titoli di Stato, anche se dovesse trovarsi a detenere il 30% di titoli governativi dell’Eurozona nel prossimo anno.

Per quanto riguarda il sistema bancario, i banchieri centrali considerano la risoluzione del caso Banco Popular un successo: infatti, la risoluzione è stata portata a termine nell’arco di una notte senza alcun shock finanziario e senza la necessità di ricorrere al bail-in. Infatti, il confine oltre il quale si attiva il bail-in non è superato quando il valore negativo della banca non è tale da generare perdite per i creditori senior. In merito a questo punto, c’era molto scetticismo sul sistema bancario italiano. Infatti, il focus dovrebbe essere sulla riduzione regolare della sovraccapacità mentre finora questo processo è stato lento e largamente incompleto. In secondo luogo, dall’elezione di Trump, non è emersa nessuna figura negli Stati Uniti incaricata di negoziare la regolamentazione bancaria con l’Europa. Il rischio è che gli Stati Uniti finiscano per imporre le proprie regole all’Europa: se ciò dovesse accadere, non si tratterebbe di una situazione favorevole per le banche europee.

 

Pierre Olivier Beffy


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