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Ecco come il Pd non renziano dialoga con i tassisti (altro che Uber)

Un nuovo inizio? Il Partito Democratico prova a recuperare il rapporto con i tassisti dopo le proteste, anche violente, degli scorsi mesi per le aperture di credito di alcuni esponenti del partito di Matteo Renzi agli Ncc e alla piattaforma Uber. Lo fa con un disegno di legge predisposto dai parlamentari Walter Tocci (nella foto) e Marco Filippi illustrato durante un seminario di studio in Senato con gli operatori del settore e che Formiche.net vi propone in anteprima (qui il testo integrale della proposta).

Una proposta “innovativa”, la definisce Tocci, ex assessore alla mobilità del comune di Roma, che pretende di superare la legge quadro 2192, che regolamenta il settore dal 1992 e dare una nuova legislazione di sistema. Partendo da due presupposti: il mito oramai in decadenza dell’uso proprietario dell’automobile e l’utilizzo delle nuove tecnologie per migliorare il rapporto del servizio offerto. Da qui si arriva alla proposta che si articola in due fasi: la prima, quella che rivoluziona il sistema, è l’istituzione di un nuovo servizio denominato TaxiPiù (“ma possiamo chiamarlo come vogliamo”, ci tiene a precisare Tocci) e la seconda che affronta invece i nuovi servizi di mobilità (come il Car Pooling, il Car Sharing, il Bike Sharing, il mobility manager e i servizi a chiamata).

Ma è la prima fase che maggiormente interessa i tassisti, perché nell’idea del Pd bisogna superare la distinzione giuridica attuale tra taxi e noleggio con conducente: l’utente deve essere libero di chiamare il servizio più adeguato, il conducente non deve più ritornare in garage (cosa a cui oggi sono sottoposti gli Ncc), si possono realizzare e richiedere servizi collettivi e non solo individuali. Anche le tariffe muterebbero e sarebbero di tre tipi: a chiamata individuale, con prenotazione e abbonamento, a tariffa multipla per più utenti. Le licenze non verrebbero più vendute ma restituite al Comune quando l’operatore cessa l’attività e rimesse a bando per nuovi operatori.

“Un nuovo gioco”, ripete più volte Walter Tocci agli operatori di categoria che sono venuti ad ascoltare la sua proposta. Che prevede anche una fase transitoria perché non è facile azzerare tutto e ripartire, la rivoluzione della mobilità “va accompagnata e non imposta”, gli fa eco il collega Filippi. E per chi non ci sta è previsto un sostegno sotto forma di “un indennizzo proporzionale al Tfr e agli anni di servizio maturato che viene finanziato con le entrate delle nuove licenze messe a bando e con le autorizzazioni dei nuovi servizi di mobilità”. Per quelli che invece vogliono proseguire l’attività oltre alla licenza Taxi-più viene concessa una seconda licenza che potrà “essere utilizzata con un socio per prepararsi alla sfida della trasformazione e del servizio”.

Per i due senatori del Pd, infatti, l’insieme di queste innovazioni, soprattutto la modalità multipla e l’abbassamento delle tariffe, dovrebbero innescare un forte aumento della domanda e una offerta più qualificata del servizio. Ma è proprio questa transazione “sostenibile” dal monopolio al mercato dove si potrebbe innescare lo scontro con gli operatori di sistema. Che vedono la loro licenza e la loro attività come una sorta di rendita che difficilmente possono mettere in discussione.

“E’ una proposta che può cambiare anche radicalmente”, mette le mani avanti il senatore Tocci ma l’importante è partire e prendere ciò che di buono c’è nel servizio taxi offerto oggi e ciò che c’è di buono in quello con il servizio al conducente e soprattutto implementare l’offerta visto che oggi appena l’1% della popolazione usufruisce dei servizi di trasporto pubblico non di linea.

Nella proposta del Pd cambia inoltre anche la forma giuridica: non più un “servizio pubblico”, ma un “servizio di interesse pubblico”. Il titolo abilitante non è più quindi una licenza, ma una autorizzazione amministrativa rilasciata a richiesta degli operatori, sulla base di un “progetto di mobilità” che definisce le modalità del servizio e le relative tariffe. L’autorizzazione vincola l’operatore al rispetto di apposite Carte dei diritti degli utenti – secondo i principi definiti dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti – e alla tutela dei diritti dei lavoratori secondo le leggi vigenti e i contratti collettivi.

Farà breccia la proposta del Pd? Ad ascoltare Tocci e Filippi ma anche il senatore Salvatore Tomaselli della X Commissione Industria al Senato c’erano Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa Radio Taxi 3570, Nicola Di Giacobbe, coordinatore nazionale Unica Cgil e Oreste Dottori di Unica Taxi. Ma le anime e le sigle dei rappresentati di categoria sono almeno una ventina, tante ne era arrivati a contare il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio quando ha voluto mettere tutti attorno ad un tavolo per studiare il decreto che affrontasse l’emergenza scaturita dal decreto milleproroghe. Il dubbio principale è rappresentato dalla corrente di appartenenza dei due senatori proponenti: sia Tocci che Filippi non possono essere considerati renziani. Anzi, tutt’altro, e non solo per il fatto di aver appoggiato Andrea Orlando alle scorse primarie del Pd. L’ex assessore di Rutelli è stato sempre molto critico con Renzi, al punto di arrivare a promettere le sue dimissioni da senatore – poi respinte dall’Aula – per manifesta incompatibilità con il segretario del suo partito. Filippi, invece, ad esempio firmò nel 2015 un documento di critica serrata contro Renzi e l’Italicum, siglato pure da altri 29 ribelli. Insomma, per dirla in soldoni è difficile ritenere che la loro posizione rappresenti quella del partito e del suo leader.

“Occorre pensare in lungo”, ribadisce Tocci e non accontentarsi ogni anno di fare l’ennesimo ritocco “magari di un rigo” ad una legge vecchia venticinque anni e che fino ad ora non ha fatto altro che ingessare un settore strategico come quello della mobilità urbana.

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