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Veneto Banca e Popolare di Vicenza, tutti i piani ottimistici del Tesoro sulla bad bank

Di Matteo Fusi
Pier Carlo Padoan

È il momento dei conti sul salvataggio delle due banche venete. Dalla relazione tecnica al decreto legge approvato lo scorso 25 giugno si è appreso che il Tesoro ipotizza di chiudere la liquidazione di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza con un margine positivo di 700 milioni di euro, con recuperi tra crediti deteriorati e partecipazioni per 11,6 miliardi, a fronte di impegni per 10,9 miliardi.

I NUMERI

I crediti deteriorati lordi che rientrano tra gli attivi da liquidare ammontano a 17,8 miliardi e sono riferiti principalmente alle due capogruppo, a Banca Nuova e a Banca Apulia. Ipotizzando tassi di recupero di sofferenze e inadempienze probabili poco sotto il 50%, in linea con quelli storicamente conseguiti dalle banche italiane, lo Stato potrebbe recuperare 9,6 miliardi per le banche italiane, di cui 4,2 miliardi a valere sulle sofferenze e 5,4 miliardi sulle inadempienze probabili. Per le banche estere e per i crediti deteriorati della business unit il Tesoro ipotizza altri 300 milioni.

LA RELAZIONE

La relazione prevede l’incasso di quasi l’80% dei crediti entro il quinto anno di gestione. Il realizzo totale arriva, quindi, a 11,6 miliardi, considerando anche il recupero atteso da partecipazioni ed equity, pari a 1,7 miliardi. A fronte di ciò, lo Stato deve far fronte a impegni per 10,9 miliardi che comprendono il rafforzamento patrimoniale di Intesa, lo sbilancio di cessione e altre garanzie su crediti in bonis e due diligence.

COSA FA INTESA

Intesa Sanpaolo, dal canto suo, ha stimato oneri per 1,31 miliardi dagli esodi anticipati del personale delle due banche venete. Nel contratto di cessione siglato tra la banca e i commissari liquidatori, sono stati quantificati in 1,7 miliardi gli oneri lordi di ristrutturazione e integrazione delle due banche, comprensivi dell’integrazione dei sistemi It (85 milioni), della formazione, degli investimenti per la standardizzazione delle filiali.

I CONTRIBUTI

A fronte di questi costi, lo Stato ha riconosciuto un contributo di 1,285 miliardi netti versato ieri assieme all’altro contributo da 3,500 miliardi calcolato applicando un coefficiente del 12,5% agli asset ponderati per il rischio (Rwa) delle due banche al 31 marzo scorso, con un’aggiunta di 200 milioni per gli effetti stimati dall’applicazione del nuovo principio IFrs9 ai crediti delle banche in liquidazione ceduti a Intesa.

LE CLAUSOLE

Si ricorda che Intesa Sanpaolo ha posto una “clausola risolutiva” nel contratto relativo alla Popolare di Vicenza e a Veneto Banca. Clausola che scatterebbe in caso il relativo decreto legge venisse approvato con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa l’operazione a carico di Ca’ de Sass, rendendo così nullo il contratto. Ma secondo il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, “il Parlamento è sovrano”, la banca “può dire ciò che vuole”, ha detto a margine dei lavori della commissione Finanze della Camera dove è stato incardinato il Dl che sospende per sei mesi il rimborso di un bond di Veneto Banca. Quest’ultimo provvedimento è peraltro destinato a confluire sotto forma di emendamento nel decreto legge sulle banche venete varato domenica scorsa da Palazzo Chigi, il cui iter partirà domani nella Commissione stessa.

(Estratto di un articolo pubblicato sul sito di MF/Milano Finanza)

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