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Il candidato PD di Ancona. Tra omofobia e stupidità

Ho riflettuto se scrivere o meno di questa assurda vicenda. Ho tentennato, lo ammetto, perché la questione doveva essere chiusa a due secondi dalla pubblicazione del video omofobo con le dimissioni del soggetto in questione e una presa di distanza complessiva di tutta la comunità del Partito Democratico (PD).

In molti dicono: guardate, il video risale a 4 anni fa ed era stato tolto dal proprietario. Un errore di gioventù, mi dicono. Un passo falso. Mi dicono. Perché mai non dare fiducia a questa versione? Nessuno è perfetto. Tutti commettiamo errori, tutti possiamo essere protagonisti, anche nostro malgrado, di situazioni imbarazzanti, negative di cui poi ci si vergogna. Non c’è bisogno di gogne, non c’è bisogno di un agnello sacrificale. Non c’è bisogno. Mi sono detto.

E allora ho letto i post su Facebook dello stesso Ragni, sulla sua bacheca, che è pubblica, e la sua risposta al post dell’On. Malpezzi, che criticava fortemente quanto accaduto ed etichettava, giustamente, il tutto con una sola parola: omofobia. Mi dicevo: ci sarà una presa di posizione che giustificherà in modo credibile il tutto.

Ed è proprio la risposta di Ragni ad avermi spinto a scrivere due righe. Il problema non è solo il video, ma la giustifiazione. Ragni parla sempre e solo di “goliardata“. Quando ho letto questa parola non ho potuto fare a meno di pensare a quante altre occasioni l’hanno vista protagonista: la giustificazione dell’errore, con il concetto di “goliardata” e in altri casi “bambinata”, è il nodo del problema. Perchè? Perché dimostra che non è stata compresa la gravità dell’atto commesso, o, ancor peggio, che implicitamente chi ha agito non considera la cosa in sé grave, ma appunto, uno scherzo, un errorino. 

E allora, facciamo una breve casistica delle ultime due settimane in cui “bambinata” e “goliardia” sono state usate per giustificarsi:

05.07.2017 – Lo stupro? Una bambinata

11.07.2017 – Il lido fascista: “una goliardata, io amo gay e lesbiche”

Le parole che si usano non sono (quasi) mai “a caso”. Può capitare che uno dica una cosa, si sbaglia, non intendeva quel che ha detto. Certo che capita. Ma non è questo il caso. Il linguaggio esprime i pensieri, le convinzioni, quel che si crede più o meno fermamente. E spesso, è proprio l’aspetto inconsapevole dell’uso delle parole che ci dice molto di quel che una persona intende effettivamente. Il linguaggio va ponderato, specie quando si ricoprono ruoli pubblici, quando si aspira a seguire un percorso di un certo tipo. Il linguaggio plasma la realtà.

Partiamo allora dal concetto di “goliardata”. Che vuol dire? Secondo Treccani: “Azione, impresa, discorso o affermazione che hanno il carattere dell’improvvisazione, della leggerezza, della spacconata, e nello stesso tempo dell’audacia, dell’arditezza, della baldanza non conformistica tipiche dei goliardi”. Non è certo una cosa “improvvisata”. Il video è stato montato, tagliato, sistemato, c’è pure una scrittura dietro. Non c’è audacia, perché la riproposizione di temi abusati da decenni, contro gay e lesbiche, non è anti-conformistico, ma l’esatto opposto. Insomma, il video è omofobo, dimostra che chi lo ha fatto è omofobo. Non c’è satira. Solo offese, volgarità.

Il punto è : era un omofobo, e con il tempo, anche grazie all’impegno politico recente, ha cambiato idea? Niente di male, anzi, una bellissima cosa. Peccato che non sia così. In un’intervista rilasciata a Gaypost.it il candidato PD ribadisce esattamente questo: una goliardata. Niente di più. No, caro Ragni, si tratta di una cosa vergognosa. Punto.

E arriviamo però a un secondo passaggio, che c’entra meno con la questione in sé e più con il funzionamento del PD, come partito, nella selezione della sua classe dirigente. Nell’intervista rilasciata a Caterina Coppola afferma:

Ha detto che il video risale a tre anni fa: allora la legge sulle unioni civili era già argomento di dibattito politico molto acceso.
Io a quell’epoca non facevo politica e certo il mio video non è certo un attacco alle unioni civili. Perché la stessa reazione indignata non c’è stata per i video di “Gay ingenui” dei The Jackall, per esempio? Non le sembra una strana coincidenza che il video, rimosso a febbraio da YouTube, sia spuntato proprio poco dopo il mio annuncio di impegno per la candidatura alla segreteria provinciale?

Lo scrivo, e dico da tempo, che la china presa anche dal PD è populista. L’idea che la Politica non possa essere cosa da “professionisti”, è di moda. Dire che i politici sono tutti uguali, mossi da interessi e non da ideali, che non lavorano (come se fare Politica non fosse anche un lavoro) è di moda. Ma è profondamente sbagliato. La Politica dovrebbe essere, come spiegava il sociologo tedesco Max Weber, Beruf, ossia “vocazione” e “professione”. Servono competenze e capacità. Di improvvisazione si morirà. La Politica italiana degli ultimi 30 anni è fatta di fin troppi improvvisati, più o meno piovuti dal nulla. E per me, questo, è un elemento critico, del perché le cose vanno spesso e volentieri male.

Mi chiedo: ma come si fa con nemmeno 3 anni di esperienza politica – badate bene, dice “politica” non “partitica”; ad aspirare a guidare un’intera area come quella di Ancona? Non parliamo nemmeno di un “circolo” (che è di per sé già una cosa altamente complessa). Con quali meriti? Con quale esperienza? In realtà lo si vede bene in tutta la vicenda: nessuna cultura politica oltre che partitica, e nessuna idea. Ecco il dramma della selezione della classe dirigente del PD, come di altri partiti. Pensando a come funzionano le cose in Germania, in qualsiasi partito, dalla CDU alla SPD, dalla Die Linke ai Verdi, e a come funzionano da noi, sono spesso preda di un senso di smarrimento e di scoramento totali.

La Politica torni ad essere Beruf! I partiti tornino a creare una classe dirigente, non a lasciarsi inondare da energie sparse, non strutturate, non formate. Altrimenti ci saranno sempre più casi come questo, sempre più imbarazzanti, dai Ragni alle Prestipino, dai Ciaoni ai tonfi elettorali che si son visti.

Politica è, o dovrebbe essere, competenza, credibilità, affidabilità, rispetto e soprattutto: responsabilità!



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