Le cose e gli uomini scomodi si dimenticano presto. Vengono rimossi dalla memoria anche per risparmiarsi il dovere di riconoscere errori e di chiedere scuse. E’ quanto sa accedendo in questi giorni, anzi in queste ore, con Carmelo Zuccaro.
Ve lo ricordate questo nome? Solo qualche mese fa era su tutte le prime pagine dei giornali come la pietra dello scandalo per avere osato sollevare in veste di capo della Procura della Repubblica di Catania il problema delle zone d’ombra, diciamo così, nel traffico delle navi delle Ong, intese come organizzazioni non governative, cioè di volontariato, nelle acque del Mediterraneo per soccorrere gommoni e quant’altro in panne, pieni zeppi d’immigrati imbarcati tra violenze di ogni tipo sulle coste libiche da mercanti di carne. Che da qualche tempo possono guadagnare di più e più facilmente proprio grazie a queste navi private che vanno a raccogliere le vittime, vive o già morte o moribonde che siano, a poche miglia e persino centinaia di metri dal luogo di partenza, magari su richiesta o segnalazione tempestiva dei macellai.
Costoro possono così togliersi dalla coscienza, se mai ne hanno avuta una, anche qualche rimorso per i tanti e più numerosi morti annegati negli anni passati, durante la navigazione verso i porti italiani su gommoni più attrezzati, prima che arrivassero in zona queste provvidenziali navi di soccorso volontario e privato per consentire ai mercanti di usare natanti più economici.
Poco mancò nei mesi scorsi che il povero Zuccaro venisse lapidato, tra un’intervista e l’altra, tra un’audizione parlamentare e una al Consiglio cosiddetto superiore della magistratura, dove non più tardi di un anno prima, esattamente l’8 giugno 2016, era stato nominato al vertice della Procura etnea con 16 voti contro 7, con una maggioranza cioè che doveva essere indicativa delle sue qualità. Che invece si appannarono agli occhi di alcuni dei suoi stessi elettori per l’ostinazione con la quale il malcapitato cominciò ad avvertire e denunciare il marcio nel traffico mediterraneo delle navi della cosiddetta carità. E reclamava strumenti operativi e legislativi per indagare meglio, o solo per aprire davvero le indagini, come i suoi critici lo accusavano impietosamente di non avere neppure tentato.
Il povero Zuccaro si era permesso, fra l’altro, sempre procurandosi insulti e persino minacce, di suggerire non solo l’uso giudiziario di intercettazioni e quant’altro in possesso dei servizi segreti ma anche la obbligatoria presenza di qualche agente di polizia giudiziaria, o simile, su quelle navi dall’approdo facile sulle coste libiche, o nei pressi. E aveva infine reclamato la trasparenza dei conti e dei finanziamenti delle organizzazioni così premurose, ma a spese solo dell’Italia, nei cui porti, e solo lì, scaricavano e scaricano le decine di migliaia di immigrati in concorrenza con le navi militari dei paesi europei impegnati in quelle operazioni che dovrebbero essere non solo di soccorso, ma anche di vigilanza preventiva.
Ebbene, tutte le “strane” idee e proposte del capo della Procura di Catania, ma proprio tutte, sono le stesse che si sono appena scambiati a Parigi i ministri dell’Interno dell’Italia, della Francia e della Germania in vista del vertice europeo che si terrà fra qualche giorno a Tallin sulla intollerabile situazione del Mediterraneo, dove non si tiene più il conto dei morti e dei vivi, ma si sa che gli affari dei mercanti di carne vanno benissimo.
Carmelo Zuccaro, come accennavo all’inizio, merita le scuse e i ringraziamenti che nessuno naturalmente avrà il buon senso, e tanto meno il coraggio, rispettivamente di chiedergli e fargli fra le cosiddette autorità e i benpensanti, purtroppo al di qua anche al di là del Tevere, dove pare che adesso siano altri i problemi più attuali.
(articolo tratto da www.graffidamato.com)