Il clima è molto caldo in Europa, forse troppo caldo per molti di noi… anche i mercati azionari sono altrettanto surriscaldati? In effetti, i mercati azionari globali sono scesi ulteriormente la scorsa settimana. Come scritto una settimana fa, l’economia globale sta forse diventando troppo calda con gli investitori sempre più preoccupati dagli atteggiamenti hawkish recentemente adottati dalle banche centrali (ad eccezione della Bank of England).
La scorsa settimana il nostro leading indicator del commercio globale (ELIT) è aumentato ulteriormente, segnando così il migliore mini ciclo dal 2011. La rinnovata forza nei leading indicator è stata un bonus inaspettato, dato che molti indici di sorpresa economica sono diventati negativi nei mesi passati. Questo mostra che finché i mercati del credito corporate non si restringeranno e/o il prezzo del petrolio non crollerà, il ciclo economico dovrebbe continuare. Ciononostante, continuiamo a pensare che il livello dei leading indicator nelle nazioni sviluppate sia difficile da sostenere. Considerato ciò, la crescita globale nel Q3 dovrebbe essere molto forte, mentre potrebbe esser difficile mantenere questo momentum nel Q4.
La Fed e la Bce stanno reagendo a queste migliori previsioni di crescita. Le minutes del FOMC di giugno suggerivano che dovrebbero esserci delle modifiche nella politica di reinvestimento del bilancio della Fed nei prossimi mesi. Le minutes hanno mostrato crescenti preoccupazioni riguardo la stabilità finanziaria e le conseguenze di gestire un’economia surriscaldata. Il resoconto dell’incontro di giugno della Bce è stato meno negativo: la banca centrale americana ha infatti stabilito un equilibrio tra la presa di coscienza di un miglioramento nelle prospettive di crescita e la mancanza di pressione inflazionistica.
Il problema più importante che le banche centrali dovranno affrontare è rappresentato dal persistente basso livello dell’inflazione core: data la sua stabilità sarà difficile aumentarne il livello target. La mancanza di pricing power della “vecchia” economia non è completamente compensata dalla forza dei nuovi settori e il continuo eccesso nei depositi globali ha ridotto la velocità di circolazione della moneta. Per questo, c’è una contraddizione tra il desiderio di normalizzare la politica monetaria da un lato, considerata la crescita, e la mancanza d’inflazione strutturale dall’altro
In questo contesto, il rischio di un errore nelle politiche economiche aumenta e ciò potrebbe riflettersi nei mercati azionari. Le banche centrali hanno guadagnato fiducia, ma nel quarto trimestre l’inflazione globale dovrebbe diminuire nei paesi sviluppati (si veda grafico sottostante) e il momentum economico potrebbe essere meno favorevole. In fin dei conti è tutta una questione di tempismo: le banche centrali potrebbero segnalare un restringimento nelle politiche monetarie quando i dati economici saranno solidi, ma l’implementazione potrebbe avvenire proprio quando i dati cominceranno a diventare negativi.
Infine, dato il deciso miglioramento delle condizioni finanziarie globali nell’ultimo anno, l’economia globale dovrebbe essere in grado di sostenere un progressivo restringimento monetario, in particolare da parte della Fed. Considerato che anche i mercati hanno un impatto sulle condizioni finanziarie, la loro reazione sarà da monitorare con ancora più attenzione quando il ciclo globale sarà giunto a maturazione. Quindi, il rischio è che una posizione leggermente più hawkish delle banche centrali scateni un cocktail di rendimenti dei titoli di stato in rialzo, spread corporate crescenti e mercati azionari ribassisti. Questo avrebbe un impatto ben maggiore sulle condizioni finanziarie (e quindi sull’economia globale) rispetto alle decisioni delle banche centrali.
Grafico: Le previsioni sull’inflazione non sono favorevoli per la seconda metà dell’anno per la Fed e la Bce