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Cosa si è detto (e bisbigliato) sull’intervista di papa Scalfari a Papa Francesco

Venerdì 8 luglio, come già successo in altre occasioni, il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari ha riferito sul suo quotidiano di un incontro avvenuto pochi giorni prima con Papa Francesco a santa Marta (qui i graffi di Francesco Damato), in una narrazione da cui traspare molta emotività, dove si passa dai consigli di Bergoglio al giornalista novantatrenne di “bere due litri d’acqua al giorno e mangiare cibo salato” alle discettazioni sul “Dio unico, il Creatore unico del nostro pianeta e dell’intero Universo”. Toccando temi come il G20, le migrazioni, il colonialismo europeo, i difetti dei giornalisti, e riportando persino una constatazione di Francesco sul fatto che o “l’Europa diventa una comunità federale o non conterà più nulla nel mondo“. Fino ad arrivare alle riflessioni sull’etica di Spinoza e sulla figura di Blaise Pascal: stando a quanto riporta Scalfari, il pontefice sarebbe d’accordo sul fatto che “meriti una beatificazione” e provvederà personalmente “a conferire un suo personale e positivo convincimento presso i componenti degli organi vaticani preposti”.

LE PRIME REAZIONI SUI SOCIAL NETWORK 
Il racconto si conclude con Scalfari che disegna una croce su un foglio di carta, indicando con essa l’immagine della Chiesa sinodale, e Francesco che lo accompagna in macchina. L’intervista ha ovviamente suscitato clamore e reazioni da parte di politici e giornalisti, come è normale che sia, ancor più se nel dialogo che ne fuoriesce si giunge ad affermazioni del tutto inedite. Reazioni di entusiasmo, di curiosità, di approvazione, come ad esempio da parte dell’olandese leader dell’Alde Guy Verhofstadt che su Facebook ha postato un’agenzia che riportava la notizia scrivendo che “il Papa ha ragione, l’unica via per l’Ue è di evolversi in un’unione federale”. Altri commenti sono stati ironici o taglienti, come i tweet del giornalista economico di Radio24 Oscar Giannino (Penso #papaFrancesco quando arriva #Scalfari e gli chiede di beatificare Pascal e disegna la chiesa sinodale. Dai Lumi è finito ai lumini), del redattore di Famiglia Cristiana Roberto Zichittella (Oggi su @LaRepubblica_it nuova intervista di #PapaFrancesco a #Scalfari. Oops, scusate, era il contrario), oppure i fumetti di Stefano Disegni sul Fatto quotidiano dove si vede il pontefice che per farla finita accompagna il giornalista fino alla macchina. Ma non sono mancate altrettante repliche contenenti critiche serrate.

IL COMMENTO DI GIULIANO FERRARA
Come quella di Giuliano Ferrara che sul Foglio ritrae il papa come “il tribuno del nuovo gesuitismo che recupera con Lutero anche Pascal”: il primo “un monaco geniale che abolì l’ordine ecclesiastico e lo sostituì con la religione di Stato” dopo essere stato duramente “combattuto dai papi della famiglia Medici”, il secondo “un convinto giansenista che si mangiava i gesuiti a colazione” e che “mise alla berlina le famose deviazioni dei reverendi padri gesuiti dal rigore morale e spirituale”, le stesse che “sono il sale della predicazione di Francesco”. “Sarebbe interessante se Pascal fosse chiamato a giudicare le sottigliezze divorziste dell’Amoris Laetitia e altri celebri lassismi”, ha continuato Ferrara con tono aspro, aggiungendo che in risposta all’adagio bergogliano del “tempo superiore allo spazio” Pascal avrebbe meditato “che lo spazio infinito della volta celeste fosse superiore al tempo”. Concludendo sul fatto che tuttavia “la Chiesa di Roma è bella e universale per questo”.

IL DURO AFFONDO DI MARCELLO PERA
Decisamente più brusche le parole pronunciate dall’ex presidente del Senato Marcello Pera intervistato dal filosofo Corrado Ocone per Il Mattino (qui un breve estratto pubblicato da Formiche.net), riferendosi in particolare al tema della migrazioni ma dando anche una lettura più generale, e molto negativa, del pontificato di Bergoglio. “Non lo capisco, quanto dice è al di fuori di ogni comprensione razionale”, ha affermato: “l’unica risposta è che detesta l’Occidente” in quanto “la sua visione è quella sudamericana del giustizialismo peronista “, e il suo è un “cristianesimo di altra natura, integralmente politico”. Ma senza porvi dei limiti, ha continuato Pera, il tema delle migrazioni “ci sommergerà e metterà in crisi i nostri costumi, le nostre libertà, lo stesso cristianesimo”, provocando “una reazione e una guerra”. “Il nostro Paese è drammaticamente solo” e “la Chiesa ci invita a spalancare le porte, sembra quasi approfittare della nostra debolezza”, ha concluso.

LA LETTURA DI LUIGI AMICONE
Più moderati i toni di Luigi Amicone sul settimanale da lui fondato Tempi. Riferendosi a Scalfari, vista la sua età, Amicone ha affermato come gli “si debba concedere tutta la comprensione umana possibile”, anche se per il Papa “accettare di farsi comunicare e interpretare dalle sole forze di una personalità sopraggiunta a un’età geriatrica importante” è “un bel rischio”. Alludendo quindi alle vicende accadute (due volte) in passato dove Scalfari, abituato a non portare con sé oggetti per registrare con precisione le parole dei suoi intervistati, ma facendo al contrario totale affidamento soltanto sulla sua memoria, ha riportato in diverse occasioni in maniera errata le parole di Bergoglio, provocando le smentite della sala stampa vaticana. “Nulla da eccepire sul rapporto umano”, dice Amicone. E la scena della macchina è “veramente toccante”. Ma al contrario di quanto dice Scalfari “non è vero che non abbiamo mai avuto un Papa umano come Francesco”, ha chiosato: “pensiamo a tutti i santi, a cominciare da san Giovanni Paolo II”. Anche se probabilmente la differenza la fa, ha concluso Amicone, un “giornalista ateo, laicista, razionalista” che “per tutta la vita ha combattuto la Chiesa” ma che vicino alla fine della sua vita si consegna commosso “tra le braccia di un Papa”.


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