Un palco con sei relatori, esclusivamente uomini. Alle spalle altrettante sei donne – e mica per dibattere e argomentare il tema del convegno, no, meglio a reggere l’ombrello. Per alleviare ai signori relatori il calore del sole. Succede a Sulmona, in questa prima settimana calda di luglio. Succede in un incontro politico con la presenza di un ministro e un governatore. L’immagine è davvero forte quanto il messaggio che con crudezza riesce a trasmettere. Tanto basta per far scattare l’indignazione social e il giro della foto nel web, che immortala l’evento. I “vergogna” nei commenti a seguito della foto si sprecano ma sappiamo anche, come nel giro di qualche ora il tutto verrà inghiottito da quel nulla che oltre la polemica e l’indignazione non riesce a produrre altro.
Perché quelle sei donne in fila dietro ai relatori, tutti maschi, sono il frutto dell’immobilismo nella scala sociale, che vuole i maschi all’apice mentre le donne devono ancora fare la fila in quanto donne, per conquistarsi il loro spazio, per merito e non sempre per quote rosa. A preoccupare infatti non dovrebbero essere solo le donne prestate a reggiombrelli ma la totale assenza di queste ultime tra le voci dei relatori sul palco. Un’assenza anche in numerosi altri ambiti di rilievo non immortalati con efficacia come invece questa istantanea riesce a fare.
La verità è che questa triste foto fa parte della complessa realtà del nostro Paese. Di donne che devono ancora faticare, superare ostacoli culturali e sociali per arrivare pienamente alla parità di genere pur se nel linguaggio e negli intenti del legislatore vi è tutta l’intenzione di traghettarle alla meta. C’è un sogno e una realtà. E questa foto racconta una parte di realtà concreta e insieme rozza, che non ci deve far dimenticare un fatto: molte donne sono ancora in ombra. Lo sono nei loro diritti che siano in ambito lavorativo, familiare o sociale. Ancora sono in molte ad essere alle spalle degli uomini proprio come raffigura questa foto. Gli organizzatori si sono affrettati a giustificare le 6 donne reggiombrello come volontarie prestate sul momento all’evento, come se la spontaneità del gesto, fatto da sole donne e guarda caso da nessun uomo, dovesse tranquillizzarci e non preoccuparci ancor di più su un punto fondamentale: la subalternità delle donne quando è culturale è ancora più radicata e difficile da combattere. Non c’è peggior maschilismo di quello femminile.
Ciò ci dovrebbe far riflettere su quanto sia necessario da fare per sradicarlo culturalmente, nell’educazione. Pensiamoci ogni volta che dobbiamo indignarci della misoginia degli altri Paesi. Perché la dignità e i diritti delle donne sono valori e battaglie da conquistare ovunque. Senza due pesi e due misure.
(commento pubblicato su www.lastampa.it)