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Fincantieri, tutti i perché della macronata di Macron sui cantieri di Saint Nazaire

Emanuell Macron

In un pamphlet del 1852, Victor Hugo chiamò il Presidente Loui-Napoléon Bonaparte divenuto Imperatore Napoleone III Napoléon Le Petit non per la sua statura ma per la capacità di prevedere gli esiti delle sue proprie decisioni ed azioni. Alla vigilia delle elezioni presidenziali francesi, Sofia Ventura dell’Università di Bologna (probabilmente oggi la maggiore politologa italiana esperta di politica francese) sottolineò più o meno la stessa cosa (in un seminario all’Istituto Affari Internazionali) affermando che Emmanuel Macron (in foto) è simile a Matteo Renzi in termini di narcisismo e di difficoltà a vedere lontano.

Non voglio entrare nell’ ‘affaire’ della Libia, ma credo sia il caso di commentare la vicenda della nazionalizzazione dei cantieri di Saint-Nazaire per poi cercare di fare un contratto leonino con la Fincantieri o con chi altro voglia entrare nel gioco. Dopo aver sentito due giuristi italiani specializzati in diritto internazionale, e parlato con il mio compagno di studi ed avvocato societario specializzato in temi e problemi internazionali Michel Prouzet, è chiaro che in punta di diritto la posizione francese è ineccepibile. Il preliminare del contratto dava tempo sino al 29 luglio al governo francese per esercitare il diritto di prelazione. E Macron e il suo governo hanno atteso proprio l’ultimo momento per farlo (dopo aver tentato di giungere ad una ‘mezzadria’ per le proprietà e la gestione della joint venture).

La mezzadria sarebbe costata meno all’erario di Parigi; i conti pubblici francesi sono appena usciti da una procedura d’infrazione dell’Unione europea e stanno per entrarne in un’altra. Infatti, Macron ed i suoi si sono precipitati a precisare che si tratterà di una ‘nazionalizzazione’ di breve durate e che sarebbero lieti di rivendere parte dell’azienda nazionalizzata alla stessa Fincantieri.

In effetti, i cantieri Saint Nazaire non sono un grande affare, come ben sanno gli azionisti coreani. Il conglomerato Stx (che ne aveva acquistato il 66% ) era fallito, l’anno scorso, e il tribunale di Seul aveva messo in vendita la sua filiale francese (Stx France, i cantieri di Saint-Nazaire, proprio a Parigi, si era subito pensato che poteva essere l’occasione per ridisegnare lo scenario della cantieristica in chiave davvero europea. Si sperava che, a farsi avanti, fosse un gruppo industriale e non un fondo d’investimento qualsiasi. E poi, attivo nel settore e meglio se pubblico. Detto, fatto: alla fine in lizza era rimasta solo Fincantieri, che rispettava tutte queste condizioni. La trattativa riguardava le navi da crociera, fabbricate a Saint-Nazaire, ma sullo sfondo si profilava anche la cantieristica militare, quella di Naval Group, colosso pubblico francese. Occorre precisare, che grazie agli ordinativi di questi ultimi anni, la costruzione di navi da crociera va molto bene e le prospettive sono che avrà margini operativi lordi interessanti almeno per i prossimi dieci anni.

Ma non sono le navi da crociera, nelle mani dei cantieri, ad interessare Macron, ma quello delle navi militari i cui centri di progettazione e di selezione sono al ministero della Difesa. La mossa del cavallo fatta da Macron, inoltre, punta ad acquisire crediti nei confronti dei lavoratori prima del varo della nuova Loi du Travail, togliendo ai sindacati una carta e mostrandosi come un difensore dell’occupazione.

Sono due obiettivi di breve periodo e che contribuiscono a frammentare, non ad unificare, l’Europa. Dopo lo sgarbo fatto a Fincantieri e all’Italia sarà difficile trovare, quando Macron vorrà ‘denazionalizzare’ Saint-Nazaire acquirenti potenziali a versare il contante di cui i cantieri hanno bisogno, pur mantenendo Napoléon Le Petit sul ponte di comando. Per quanto riguarda la parte occupazionale, i lavoratori di Saint-Nazaire avevano avuto ampie garanzie da Fincantieri e comunque non sono così numerosi da incidere sulle posizioni nazionali dei sindacati.
Doppio errore di miopia. Lo dicono già a Berlino dove Napoléon Le Petit viene ormai considerato inaffidabile.


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