Alle prossime elezioni politiche, rischiamo che la competizione sia tra partiti che proporranno di fare un po’ più di deficit e partiti che proporranno di farne molto di più, con toni conditi da severe rivendicazioni contro l’Europa, il fiscal compact e l’euro. Nelle ultime settimane, in verità, la retorica anti-euro ha perso smalto (che fine ha fatto Claudio Borghi, a proposito?) e anche la Lega Nord e il M5S sembrano aver smussato la loro posizione contraria alla moneta europea. Miracoli dell’export italiano, robusto e solido, vero driver di una crescita economica finalmente superiore all’uno per cento su base annua.
Gli imprenditori sanno meglio di chiunque altro che la moneta europea favorisce l’acquisto di materie prime, permette stabilità nelle strategie aziendali, mette al riparo dal rischio cambio e tiene bassi gli interessi: tutto concorre alla competitività, alla produttività e all’innovazione. L’Italia continua a crescere meno della zona euro, e in particolare di Germania, Francia e Spagna, ma finalmente la torta del reddito si sta espandendo. Di tutto abbiamo bisogno, dunque, tranne che di una campagna elettorale irresponsabile giocata evocando spesa pubblica allegra: a poco più di un anno dalla fine del mandato di Mario Draghi alla guida della Bce (e dunque con la concreta possibilità che Francoforte “chiuda” i rubinetti della liquidità), non possiamo proprio consentirci di mandare in fuga gli investitori, di scassare i conti pubblici e di permettere che uno sfarfallìo di spread faccia aumentare all’improvviso la spesa per interessi sul debito. I veri difensori della sovranità italiana siamo noi sostenitori del Fiscal Compact, non i “sovranisti” detrattori del pareggio di bilancio, che evidentemente preferiscono che l’Italia sia in balia dei mercati finanziari o, peggio, vogliono “mandarlo a troike”.
Ai tanti che usano l’Europa come capro espiatorio, con il movimento “Forza Europa” noi replichiamo con un messaggio coraggioso e opposto: c’è bisogno di una maggiore integrazione europea per affrontare le sfide della globalità, e c’è bisogno di una Italia “più europea”, dunque più responsabile, più ambiziosa, più lungimirante. Sulla base delle riforme e dei risultati che produrrà, l’Italia potrà a buon diritto rivendicare più peso nel consesso continentale, promuovendo ad esempio una autentica svolta federale, l’istituzione di un welfare per tutti i giovani europei, la nascita di una difesa comune, la promozione e la tutela della qualità del nostro cibo. Non è pietendo il permesso a spendere qualche miliardo in più (a spese dei futuri contribuenti italiani, peraltro) che tuteliamo e valorizziamo i nostri interessi nazionali.
Abbiamo scelto di ritrovarci, in una calda giornata di luglio a Roma, con Emma Bonino, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, con il segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli e con il tesoriere dell’Associazione Coscioni Marco Cappato, con il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi e con Antonio Argenziano della Gioventù Federalista Europea, con Carmelo Palma e la rivista Strade, con Andrea Mazziotti e Flavia Perina, e con loro tante altre associazioni e personalità del “fronte europeista”. Abbiamo scelto di farlo con un obiettivo preciso: porre le basi perché – in termini sia culturali che elettorali – questa “Italia europea” sia forte e ben rappresentata.
L’Unione Europea non è una costruzione perfetta e le sue molte asimmetrie istituzionali stanno determinando inefficienze e debolezze, alimentate troppe volte dalla miopia dei governi nazionali. Ma sono passati appena sessant’anni dall’inizio del percorso di integrazione continentale, un lasso di tempo persino più breve di quello intercorso tra la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America e quella tremenda guerra di secessione che rischiò di cambiare per sempre il corso della storia. L’Europa supererà la fase di crisi solo grazie alla forza e all’iniziativa di chi la ama, di chi è affezionato all’idea di un continente libero, aperto e pacifico che ha dato a centinaia di milioni di cittadini il più lungo e prospero periodo di pace della storia.