Questi giorni ci hanno aiutati a fare memoria di due eventi che hanno segnato la nostra Nazione, risvegliando le coscienze di ciascuno di noi in quel triste 1992 con la morte del magistrato Falcone e 57 giorni dopo del magistrato Borsellino. A 25 anni da queste stragi ci ritroviamo tutti più consapevoli che non ci sono due schieramenti netti, la mafia e lo Stato, ma tutto è più complesso. Si intersecano interessi, personalismi, che rendono difficile denunciare le ingiustizie quotidiane, frutto di connivenze.
Ripercorrendo le immagini del 1992, l’indignazione odierna sacrosanta delle nostre Istituzioni, dei nostri politici, di molte persone semplici, ci si chiede se serve tutto ciò per incidere nella Societas oggi. Che cosa dice lo Stato alle Famiglie se riconosce un diritto che non è in grado di garantire? Ma quale è l’ostacolo? Possiamo “meritare” da cittadini una risposta seria e risolutiva che non provenga dall’ufficio complicazione affari semplici?
O peggio: chi in questi giorni ripeteva le parole di Borsellino e Falcone “La mafia si combatte più con la scuola che con la polizia”, ha pensato alla scuola italiana? Chissà … Condivido il seguente articolo scritto proprio pensando a questi giorni di celebrazioni:
19 Luglio 2017 da Il Giornale, “La scuola è il punto di partenza per risollevare un Paese in crisi” L’11 luglio scorso l’Assessorato all’Istruzione di Regione Lombardia ha ospitato, con i rappresentanti del mondo educativo lombardo, il Commissario UE dott. Tibor Navracsics. Molto attento, ha ascoltato le eccellenze lombarde su alternanza scuola-lavoro, robotica, cibernetica, auspicando scambi e aiuti reciproci tra le istituzioni educative europee. I ragazzi dello Zen e di Scampia, probabilmente, non hanno mai ascoltato neanche un 1/10 delle tematiche illustrate al Commissario UE. I coraggiosi docenti che a Palermo tengono in piedi la scuola intitolata a Falcone – il quale fa così paura che, con l’illusione di abbatterlo, ci si accanisce contro una statua, il che lo esalta grandemente – e tanti validi insegnanti come loro nel nostro Sud, per anni obtorto collo hanno tollerato la scuola ridotta ad ammortizzatore sociale. Con il posto fisso a mille km di distanza, la penna del medico connivente sarà sempre pronta a stilare un certificato. Oppure interverrà la burocrazia, che permette di stare in aspettativa e fa poi scattare la formazione: tre anni pagati dai cittadini. Docenti di ruolo, ma in aspettativa per occuparsi di politica. Così, dopo qualche guaio, potranno riavere il posto fisso o saranno distaccati nei vari ministeri. Come dire: c’è sempre la chance B. E intanto abbonda il precariato, mancano i docenti di sostegno, le aule sono cadenti, le famiglie devono portare carta di tutti i tipi….«La mafia e la camorra possono essere combattute partendo dalla scuola» Già. Ma, quando sono proprio queste a impadronirsi della scuola, come si fa? (clicca qui per leggere)
Confido che per un minimo di coerenza i nostri politici sappiamo garantire questo diritto perchè ormai ci è chiaro che le problematiche che presentano sono solo chiacchiere e incapacità.
Andiamo avanti con coraggio e diffondiamo se lo crediamo utile.