In questi giorni ricorrono due anniversari di cui si sta parlando poco. Due storie diverse ma allo stesso tempo vicine. Parliamo di padre Jacques Hamel, il sacerdote cattolico barbaramente sgozzato in Francia il 26 luglio dell’anno scorso da due giovani terroristi islamici mentre celebrava messa; e di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano fondatore della comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa, sequestrato il 29 luglio del 2013 a Raqqa da un gruppo di estremisti islamici senza che da allora si sia saputo più nulla. Due uomini di chiesa, uno martirizzato l’altro sequestrato, due vicende geograficamente lontane ma accomunate dal fatto che entrambi, in un momento preciso della loro vita, sono stati costretti loro malgrado a fare i conti con un qualcosa che forse avevano messo in conto ma non fino a quel punto: l’odio e l’intolleranza fanatica e cieca del terrorismo islamista che con buona pace delle anime pie e belle di chi, in Europa e non solo, si ostina a guardare al dito per non vedere la luna, sta conducendo una guerra senza quartiere contro l’occidente e i suoi simboli. Anche per questo servono gli anniversari, per onorare con il ricordo e la memoria chi non c’è più ma anche e soprattutto per non abbassare la guardia. A ricordare padre Jacques Hamel, nel silenzio assordante degli intellò d’oltralpe (e non solo) e dei giornaloni, c’ha pensato la sorella, Roseline Hamel, raccontando per la prima volta dallo sconvolgente massacro del fratello la propria testimonianza al settimanale La Vie e al quotidiano La Croix. A riaccendere i riflettori su padre Dall’Oglio ci ha pensato invece la Rai – e va dato atto alla Tv pubblica di una scelta benemerita anche perchè coraggiosa – che a partire da oggi e per tutta la giornata di domani dedicherà alla vicenda del gesuita italiano una programmazione speciale con approfondimenti e servizi sui suoi canali (tutti gli spazi saranno caratterizzati dall’hashtag #pontidipace) con l’obiettivo, appunto, di tenere accesi i riflettori su una storia che ha ancora molto da dire. Una storia non ancora finita (almeno si spera), ma soprattutto una storia che ci riguarda tutti perchè a tutti può succedere, in un modo o in un altro, adesso o tra un anno o tra dieci, quello che è successo a questi due nostri compagni di viaggio. Je suis Jacques Hamal, io sono Paolo Dall’Oglio.
La Rai riaccende i riflettori su padre Dall’Oglio
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