Lo scorso 14 luglio alle Nazioni Unite di New York si è parlato del ruolo dei leader religiosi per prevenire la violenza. All’incontro, aperto dal Segretario Generale Antonio Guterres, è stato lanciato il Piano d’azione per i leader e gli attori religiosi per prevenire l’incitamento alla violenza.
Tra i partecipanti anche l’Imam Yayha Pallavicini di cui proponiamo qui l’intervento integrale.
Come rappresentante musulmano europeo ho avuto l’onore di partecipare al Global Forum di Fez in Aprile 2015 quando è stato avviato il primo passo di un piano di azione che coinvolge i leader religiosi mondiali nella prevenzione della violenza. Dopo un percorso di due anni nelle varie regioni del mondo sono lieto di condividere oggi nella sede delle Nazioni Unite il risultato di questo programma che si è aggiornato integrando alcune piste importanti.
IL RUOLO DELLA PREVENZIONE
Il ruolo dei leader religiosi ha una sua importanza nella fase che precede le atrocità criminali e che può e deve arginare questa possibilità negativa evitando ogni comportamento che degenera nell’incitamento all’odio e poi nella violenza. I leader religiosi assumono la loro funzione principale nel campo della formazione e dell’educazione. Tramite questa responsabilità e qualificazione diventa fondamentale ispirare nei giovani credenti e cittadini la chiarezza, la coscienza e la differenza fra bene e male, l’amore e la violenza, la giustizia e l’ingiustizia, la pace e il conflitto, la conoscenza e l’ignoranza, il rispetto e l’indifferenza, la collaborazione e l’egoismo. Questa educazione, sia religiosa che interreligiosa, interculturale, internazionale e interdisciplinare, favorisce nei giovani la coscienza dei valori universali del bene comune nella ricchezza della storia e delle scienze tradizionali dell’umanità e permette la maturazione di un discernimento (furqan) che è sinonimo di sintonia intellettuale con la scienza della Rivelazione (Qur’an). I maestri spirituali ci insegnano che è grazie a questo discernimento che l’uomo ha la capacità di gestire le situazioni della vita controllando le passioni, orientando gli istinti e realizzando la pienezza delle qualità interiori ed esteriori. La perdita di controllo che provoca odio e degenera in violenza e esplode in atrocità criminali, può essere prevenuta proprio dall’azione educativa di esperti tra i leader religiosi, che sanno sensibilizzare le persone alle virtù spirituali ricollegando le prove della crescita e del progresso della vita con le complessità e le sfide sociali del contesto internazionale contemporaneo. Si tratta quindi di una azione che accompagna il buon giudizio dell’uomo e funge da antidoto alla degenerazione criminale lavorando sul piano della apertura interreligiosa e sulla collaborazione allo sviluppo sociale.
OBIETTIVI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
La seconda coordinata innovativa di questo programma è la convergenza di questo piano di prevenzione con gli obiettivi delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile. Questi obiettivi hanno infatti segnato le priorità che le varie Nazioni, popoli e comunità, devono cercare di garantire insieme. Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile rappresentano quindi la prospettiva e il quadro di riferimento all’interno del quale i leader religiosi devono svolgere la loro azione di educazione, prevenzione e costruzione. Ricollegare le responsabilità di prevenzione dell’odio e del caos con la costruzione di una serie selezionata e condivisa di priorità per lo sviluppo sostenibile dell’umanità, permette di lavorare con due coordinate precise di riferimento: una coordinata di prevenzione del caos e un’altra coordinata per la realizzazione di condizioni utili per la dignità umana. Tra questi obiettivi, la vittoria sull’ignoranza, sulla povertà, sulle discriminazioni fra uomo e donna e lo sviluppo di una cultura della vita, della salute dell’ambiente e della collaborazione fraterna, trovano tutti profonde corrispondenze con i contenuti dell’educazione presenti in ogni dottrina religiosa e nell’insegnamento dei profeti e dei maestri. Ciò che anche è evidente è constatare come le atrocità criminali, le violenze e l’odio abbiano proprio come obiettivo la distruzione di questo modello di riferimento.
IL RICORDO DEL GENOCIDIO DEI MUSULMANI IN BOSNIA
In questa periodo, si ricorda il genocidio dei musulmani in Bosnia, vittime di atrocità criminali solo ventidue anni fa, una violenza contro una specifica comunità europea di credenti che ci ricorda l’Olocausto dei fratelli e delle sorelle della comunità ebraica europea, sempre nel secolo scorso. Questi drammi devono richiamare i leader religiosi a una nuova declinazione delle nostre responsabilità di educazione alla Pace. Infatti, abbiamo visto come la politica, il diritto e persino la religione possono essere oggetto di una disonesta strumentalizzazione e manipolazione da parte di individui che abusano del loro potere per giustificare atrocità criminali e genocidi, leggi razziali, regimi e polizie di Stato o forze rivoluzionarie. Questi segni mostrano la corruzione delle azioni, delle menti e persino dei cuori e portano le persone semplici ad uno smarrimento dove proprio l’aiuto dei leader religiosi diventa fondamentale per un conforto, una speranza, una soluzione, un’alternativa alla psicosi collettiva e coatta di una omologazione o di uno sterminio delle differenze di cultura o di culto. Rabbini, Sacerdoti, Imam, maestri spirituali, monaci e suore hanno questa funzione di tutela e ritrasmissione del patrimonio spirituale autentico delle civiltà e il sostegno e la sensibilità delle Istituzioni nazionali e internazionali di collaborare con le autorità religiose rende questa Pace e Prevenzione veramente sostenibile per lo sviluppo dell’umanità.