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Perché ora anche Scalfari e Prodi temono Macron

Il salvatore è diventato Napoleone. Un imperatore, un accentratore, un generale della politica internazionale con la mano sulla pancia e il petto in fuori. La vittoria di Emmanuel Macron era stata accolta con toni trionfalistici sia dalla stampa liberal, sia dal governo italiano e dai pezzi grossi del Pd. Per loro, il presidente della Repubblica francese era l’uomo che aveva evitato la deriva populista ed estremista rappresentata dalla leader del Front National, Marine Le Pen. Un’enfasi che ha generato una sorta di corsa al paragone per chi fosse il Macron italiano.

UN SOLO CAPO

Poche settimane dopo, l’entusiasmo ha lasciato il posto alla preoccupazione. Macron, il salvatore della democrazia, il volto nuovo della sinistra progressista, è diventato il Napoleone che vuole fare della Francia una superpotenza a discapito degli altri Paesi europei. Uno su tutti: l’Italia. Dalle nostre parti, chi l’ha elogiato, corteggiato e sostenuto, oggi lo critica. Nei rispettivi fondi domenicali su Repubblica e sul Messaggero, Eugenio Scalfari e Romano Prodi hanno parlato addirittura di Macron come di una minaccia per l’Italia e per l’Europa. «Macron aspira a diventare il numero uno», ha scritto Scalfari. «Non è da escludere che il suo obiettivo finale sia che il tandem con la Germania non ci sia più e un continente diventato ormai federale abbia un solo Capo e un Parlamento che esprima il volere popolare opportunamente ispirato all’Imperatore anche se formalmente rispettato».

L’EMARGINAZIONE DELL’ITALIA

«Ci aspettavamo e auspicavamo che la Francia contribuisse a riequilibrare la politica europea troppo spostata in favore della Germania», ha spiegato Prodi, «ma è certo doveroso notare come questo stia avvenendo con un processo d’esclusiva rassicurazione degli interessi nazionali e, ancora di più, con una particolare emarginazione di quelli italiani». Eppure, lo scorso maggio, l’ex presidente del Consiglio aveva sottolineato che con Macron «può nascere davvero un serio colloquio di politica economica con Francia, Spagna e Italia che, in qualche modo, facciano uscire la Germania da un comando solitario. Si ritornerebbe a un’Europa un po’ più pluralistica».

EVVIVA MACRON

Anche Scalfari, a proposito della ricostruzione del tandem franco-tedesco, aveva parlato di ripercussioni «positive per Paesi come l’Italia perché, a parte l’europeismo sperabilmente sincero e intenso di Macron, la Francia chiede e anzi finirà con l’imporre la politica di crescita economica». Dal governo al Pd, da Palazzo Chigi al Nazareno: dopo il successo alle elezioni francesi, gli attestati di stima per Macron si sono sprecati. «Evviva Macron presidente. Una speranza s’aggira per l’Europa», aveva twittato il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. «Una bella serata per Europa. La vittoria di Emmanuel Macron dimostra che l’ondata populista può essere fermata. Ora nuovo slancio all’Ue», aveva detto il presidente della Camera, Laura Boldrini. Grandi elogi anche dal segretario dei dem, Matteo Renzi: «La vittoria di Macron scrive una straordinaria pagina di speranza per la Francia e per l’Europa». Poi? Che cosa è accaduto?

LO SGARBO SUL DOSSIER LIBICO

La sensazione è che Macron voglia scavalcare l’Italia. In particolare sulla questione libica. Il presidente francese, per il 25 luglio, ha convocato a Parigi il primo ministro della Libia, Fayez al-Sarraj, e il suo più forte oppositore, il generale Khalifa Haftar. Macron ha agito da solo. Senza avvisare l’Italia. Una sorta di sgarbo diplomatico, dato che Roma, sul dossier libico, dovrebbe vantare un ruolo privilegiato conferitole dall’Ue e dagli Stati Uniti di Donald Trump, che pochi giorni fa ha elogiato l’Italia per gli sforzi profusi «per affrontare la rilevante crisi migratoria libica». Scavalcando l’Italia, Macron vuole ritagliarsi un ruolo da protagonista nella questione libica. Il rischio, per il nostro governo, è che la Francia ridimensioni il ruolo dell’Italia, sempre in prima fila nell’affrontare la crisi dello Stato nordafricano, soprattutto in termini d’afflusso dei migranti. C’è poi il dossier delle spese europee della Difesa su cui Francia e Germania allungano lo sguardo a potenziale discapito dell’Italia.

Ora, Macron ha tagliato fuori l’Italia che, più di tutti, l’aveva portato in trionfo. Come reagirà Gentiloni di fronte al nuovo Napoleone?


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