Come scommessa, diciamoci la verità, è una barzelletta quella che Silvio Berlusconi ha appena fatto nel salotto televisivo de LA 7 che sostituisce d’estate la mezz’ora di Lilli Gruber.
Rimettere, con tutti i soldi che ha l’ex presidente del Consiglio, per quanto tema di averne fatti quest’anno meno dell’anno scorso, una pizza e un pasto completo, rispettivamente, con Luca Telese e David Parenzo se alle prossime elezioni politiche Forza Italia non tornerà a prendere il 30 per cento degli anni d’oro, è un rischio appunto da barzelletta. Sarebbe naturalmente e rigorosamente la penultima per un uomo che ne produce in quantità industriale, anche in un quarto d’ora di tempo, con l’ospite di turno.
Se accettasse di salire su un palco con Beppe Grillo, quello che ha preso il posto di Stalin e di Hitler nella sua omofobia politica, Berlusconi lo batterebbe di sicuro in una gara alla conquista delle risate del pubblico.
Purtroppo la vittoria non chiuderebbe la partita fra i due contendenti al primo posto nella graduatoria dei partiti usciti dalle prossime urne: una gara, peraltro, che non terrebbe conto del terzo incomodo. Che è Matteo Renzi. Il quale, per quanto malmesso con l’odio o l’antipatia che è riuscito a guadagnarsi in poco più di mille giorni di governo, a destra ma soprattutto a sinistra, dove di odio e antipatia si vive più facilmente che a destra, resta pur sempre un concorrente di tutto rispetto, non foss’altro perché è il più giovane dei tre. E l’età ha il suo peso, nonostante la nota convinzione di Berlusconi che a contare sia più l’anagrafe percepita che quella reale, o burocratica.
Berlusconi, si sa, si sente -beato lui- un eterno giovanotto. C’è qualche amico, per esempio Giuliano Ferrara, che almeno per un certo periodo di tempo, è stato sentito chiamare l’allora Cavaliere “il pupo”: con tutto l’affetto naturalmente che meritano i pupi per chi se ne sente un po’ l’istitutore e amico insieme.
Un ritorno di Forza Italia al 30 per cento, come nelle elezioni europee dell’ormai lontano 1994, con lui, Berlusconi, appena insediato a Palazzo Chigi, e dopo qualche mese soltanto da quel 20 per cento dei voti raccolti nel suo esordio elettorale per il rinnovo delle Camere italiane, avrebbe sicuramente dello strepitoso. Sarebbe un vero miracolo, dopo tutto quello che è successo all’ormai ex Cavaliere sul piano politico e giudiziario.
Altro che la “mucca” con la quale il povero Pier Luigi Bersani – chissà perché – ha scambiato il fantasma di Berlusconi nei corridoi del Pd prima di andarsene via dal partito per paura, oltre che per odio o antipatia per Renzi. Il Berlusca, come lo chiama Umberto Bossi, meriterebbe di essere promosso da Bersani all’immagine del toro. E pensare che Bersani, sempre lui, rafforzato dalle imitazioni del buon Maurizio Crozza, si era convinto nella campagna elettorale del 2013 di potere “smacchiare il giaguaro”, come allora aveva immaginato Berlusconi nello zoo politico italiano.
Comunque, lo dico naturalmente per Telese e Parenzo, una pizza o un pasto completo sarebbe sempre meglio di niente.