In questi giorni abbiamo avuto una bellissima occasione di formazione politica a Berlino, dedicata al tema della comunicazione politica: populismo, fake news e social media. Si è discusso di come le informazioni vengono create e diffuse, di come certe cose vengono dette e usate per la propaganda politica dei partiti, si è parlato anche del rapporto tra genere e linguaggio.
E proprio su questo tema è scivolato, ancora, Matteo Renzi, Segretario del PD. Sì, perché la creazione del dipartimento mamme (!) è insieme un qualche cosa di populista e di antistorico. Offre una visione della famiglia vecchia, monodimensionale, non veritiera. Questo termine imprigiona la donna nel suo ruolo di madre, ma la donna non è solo madre. Questa dimensione moralista, tradizionalista e per certi versi antistorica, riduce la donna alla sua dimensione riproduttiva. L’angelo del focolare, per usare una definizione assai nota di Livi Bacci (per un’analisi critica del ruolo della donna nel mercato del lavoro italiano rimando a un mio paper di qualche anno fa). Si tratta, inoltre, di una mancanza imperdonabile nei confronti dei padri. La genitorialità non riguarda solo le donne. Ci sono anche i padri, e anzi, il loro ruolo andrebbe rivalutato, valorizzato, in una dimensione paritetica con le donne, le madri. Che doppia ingiustizia!
L’assenza poi del dipartimento per i diritti civili, invece, colpisce ancora di più. Perché è evidente che manca l’attenzione a questa dimensione fondamentale: crede forse Renzi di aver fatto tutto quel che doveva fare col PD su questo fronte? Crede Renzi che le unioni civili siano il punto di arrivo e non il primo, piccolo, passo per la piena euguaglianza? Crede Renzi che usare la “mamma” lo aiuterà a vincere le prossime elezioni? Cosa crede il Segretario Nazionale del PD? Non si sa bene, ma questo passo falso non lo aiuterà affatto.
Mancano le idee, mancano le strategie, mancano le visioni di lungo termine. Renzi ha fatto un errore politico e commesso una doppia ingiustizia.
Un caso da citare: nel programma della SPD si parla di politiche della famiglia, di conciliazione dei tempi famiglia/lavoro per entrambi i genitori, con interventi precisi di carattere economico (è welfare!). La possibilità di avere bonus e sostegni pubblici all’infanzia, l’abolizione dei costi per gli asili nido, l’aumento dell’offerta per la cura degli anziani e per il tempo pieno a scuola, la possibilità per madri e padri di ottenere un indennizzo mensile di 150 euro per figlio se disposti a lavorare tra il 75 e il 90% del loro tempo, per stare “a casa”, entrambi.
Non serve un dipartimento mamme, servono politiche per le famiglie, che guardino in modo complessivo ai ruoli di entrambi i genitori, che ne riconoscano la complessità e varietà attuale, che puntino a un cambiamento socio-culturale.