Se Roma piange, Torino non ride. Mentre a Roma Virginia Raggi prova a sbrogliare la matassa di Atac, a Torino Chiara Appendino si arrovella per salvare Gtt. Mentre a Roma l’assessore al bilancio Andrea Mazzillo fa le bizze, a Torino l’assessore al bilancio Sergio Rolando viene risucchiato nella polemica con i revisori dei conti e deve smentire l’accusa di aver falsificato un documento.
Sarà forse solo un caso, ma il destino delle prime due grandi città conquistate dal Movimento 5 Stelle sembra intrecciarsi ancora e, fatte le debite proporzioni (nella Capitale la situazione pare ben più ingarbugliata), a Raggi e Appendino tocca gestire problemi simili.
I GUAI DELLE AZIENDE DI TRASPORTI
Di Atac, a Roma si è scritto moltissimo, specie dopo le dichiarazioni dell’ormai ex direttore generale, Bruno Rota, che di fatto ha annunciato il crac della società a mezzo stampa. Sull’azienda di trasporti della Capitale, secondo Rota mal gestita e prossima al fallimento, pesa un debito da 1 miliardo e 350 milioni. Sotto accusa sono finiti gli ultimi 15 anni di gestione, la sproporzione fra il personale amministrativo e quello operativo, l’assenteismo e, in sintesi, i costi abnormi che la società deve fronteggiare. La soluzione per scongiurare il fallimento, almeno per l’ex dg, poteva essere solo un concordato preventivo. Un’ipotesi che non piaceva in Campidoglio e che potrebbe aver provocato le dimissioni dello stesso Rota.
Anche a Torino però si profila all’orizzonte una “crisi dei bus”, seppur meno drammatica, quantomeno nei numeri. Gtt, l’omologa torinese di Atac, ha un grave problema di liquidità. La partita contabile è complicata, e vi si intrecciano debiti e crediti che l’azienda deve far quadrare. I debiti, a fine 2016, ammontavano a 542 milioni, con un fatturato fermo a 440 milioni. A preoccupare ora sono le prossime scadenze, ovvero i pagamento degli stipendi e dei fornitori. Stima la Stampa che entro agosto occorre trovare 33 milioni, ma pare che il livello di cassa non sia sufficiente. Il capitolo crediti è forse ancor più complesso: Gtt reclama 70 milioni dall’Agenzia per la mobilità e altri 50 dal Comune di Torino. Il Comune a sua volta attende un pagamento dalla Regione, comunque ha avviato una trattativa per definire un piano di pagamento. Nel frattempo lunedì si è svolto un incontro fra l’azienda e i tecnici comunali per visionare il nuovo piano industriale, con i correttivi studiati per consentire un risparmio, ma sul capitolo finanziario nulla si è deciso e il tempo stringe: entro 90 giorni bisognerà trovare una quadra, anche e soprattutto per risolvere i problemi di liquidità. L’ipotesi che fa più paura è il blocco dei mezzi, e da Palazzo Civico stanno facendo il possibile per evitarlo. A complicare ulteriormente il quadro si inseriscono alcune inchieste giudiziarie, in parte penali in parte contabili, relative anche ai bilanci passati.
I PROBLEMI CON GLI ASSESSORI AL BILANCIO
Tornando a Roma, lo strascico della vicenda Atac ha sollevato un polverone politico. L’assessore Andrea Mazzillo, ex fedelissimo della Raggi e ormai in aperto contrasto con la sindaca, ha rimesso le deleghe alle politiche abitative e al patrimonio, conservando unicamente quella al bilancio. L’ha fatto, ha spiegato “dopo aver preso atto, attraverso una chat, dell’intenzione della sindaca di nominare due nuovi assessori”. Sottotraccia, nella Capitale sta emergendo lo scontento di una frangia grillina rispetto alle ingerenze che Grillo e Casaleggio avrebbero esercitato nei confronti della Raggi. Ingerenze concretizzatesi, ad esempio, nella nomina ad Atac di Paolo Simioni, uomo dell’assessore Massimo Colomban, vicino ai vertici grillini ma poco amato dalla frangia romana.
A Torino i problemi sono meno “politici” ma l’imbarazzo in giunta c’è ugualmente. Qui è Sergio Rolando, anche lui titolare del bilancio, a finire al centro di una disputa con i revisori dei conti del Comune.
Anche in questo caso si parla di un debito, 5 milioni che il Comune dovrebbe restituire a una finanziaria per un’operazione urbanistica non andata in porto relativa all’area ex Westinghouse. I revisori hanno specificato di avallare l’inserimento della cifra nel bilancio preventivo 2017. Peccato che nel loro parere “2017” sia stato modificato a mano in “2018”. Di qui le accuse a Rolando di aver modificato il documento, circostanza che tuttavia l’assessore ha smentito categoricamente. “Sono accuse infamanti della mia professionalità – ha replicato in una nota – C’è un limite a tutto, adesso basta. Questi documenti sono già stati acquisiti dalla procura, denuncerò tutti coloro che affermano che io abbia corretto le carte. Il parere dei revisori è stato modificato a mano dal presidente del collegio, alla presenza di diversi testimoni, e poi siglato dagli altri due membri”.
La vera differenza fra Torino e Roma è che sotto la Mole, malgrado i problemi contabili, maggioranza e giunta a 5 stelle si mostrano decisamente più compatte che nella Capitale. E tutto sommato non è una differenza da poco, se bisogna affrontare questioni così complesse.