La svalutazione “integrale della quota del Fondo Atlante investita nel salvataggio delle due banche venete” per 23,6 milioni di euro pesa sui conti semestrali della Banca Popolare di Bari. L’istituto ha così chiuso i primi sei mesi dell’anno con una perdita di 2,6 milioni (2,3 milioni al netto della quota dei terzi) pur a fronte di un aumento delle commissioni del 9,9%.
IL MARGINE DI INTERMEDIAZIONE
Il margine di intermediazione, pari a 202 milioni, si contrae del 7,9%, a “causa del persistere di un contesto di tassi bassi e conseguente riduzione del margine di interesse, e del calo dell’apporto dell’intermediazione sul portafoglio titoli”.
LA DINAMICA DELLE SOFFERENZE
In rallentamento la dinamica delle sofferenze lorde (-0,6% nei sei mesi), mentre si confermano consistenti i livelli di copertura: 61,7% per le sofferenze, 43% per i crediti deteriorati nel loro complesso. La raccolta diretta da clientela e’ aumentata del 9,7% a 10,4 miliardi, la raccolta indiretta e’ aumentata dell’1,9% portando quindi la raccolta totale a 14,5 miliardi (+ 7,3% rispetto a fine 2016); gli impieghi sono stabili a 9,2 miliardi.
L’ACCORDO CON I SINDACATI
“Contenimento dei costi operativi, con benefici a partire dall’ultimo trimestre dell’esercizio in corso”. Questo l’effetto dell’accordo siglato nei giorni scorsi dalla Banca Popolare di Bari con la maggioranza delle Organizzazioni Sindacali valido per la durata del vigente Piano Industriale – funzionale al progetto di rivisitazione del modello organizzativo, in chiave di efficientamento. L’istituto ha intanto ridotto nel semestre i costi operativi (-4,4%), per effetto delle azioni di razionalizzazione intraprese: sono compresi nella voce anche gli oneri per Fondo risoluzione/DGS pari a 3,5 milioni. Il Gruppo sta poi completando una ulteriore operazione di cartolarizzazione di posizioni a sofferenza, per un importo di circa 350 milioni (che dovrebbe chiudersi entro l’anno), per la quale, replicando la cessione del 2016, intende avvalersi della Garanzia dello Stato.