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Ecco chi gongola nella Chiesa per il siluramento di Steve Bannon

Steve Bannon

Has left his post, ha lasciato la poltronaè scritto in un lancio della Bbc. È forse la prima volta in vita sua che Steve Bannon si trova associato a qualcosa di left, di sinistra. Fosse solo per sinonimo. Rotola la testa del cattolico provocatore che parlando del suo rapporto con Donald Trump si definiva “un Thomas Cromwell alla corte dei Tudor”. Irruente: si presentava ambasciatore del ponte evangelico-romano, si trova ultima Anna Bolena, la più attesa, di un gabinetto Trump che perde cattolici ogni due per tre. Facciano gli altri, ma lui, il falco, non starà fermo.

PER CIVILTÀ CATTOLICA LASCIA UN APOCALITTICO

Dal direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro al teologo Massimo Faggioli allievo della stessa scuola di Bologna di Dossetti Alberigo e oggi guidata da Alberto Melloni, fino ai columnist progressisti anglosassoni, la notizia del licenziamento-dimissioni dello chief strategist della Casa Bianca è un non trattenuto coro di soddisfazione. Bannon era – oltre a qualche nome di presidente Usa (rigorosamente repubblicano) – l’unico personaggio politico americano esplicitamente citato nel saggio di un mese e mezzo fa dal quindicinale dei gesuiti su fondamentalismi evangelicali e integralismi cattolici rei di un “ecumenismo dell’odio”, opposto al Vangelo sine glossa annunciato da Papa Francesco. “Sostenitore di una geopolitica apocalittica”, lo predicavano nel loro articolo a quattro mani padre Spadaro e il responsabile dell’edizione argentina dell’Osservatore Romano, il presbiteriano Marcelo Figueroa.

MELLONI: CHI MANGIA PAPA, CREPA

Scrive lo storico Melloni: “Un antico adagio diceva ‘chi mangia papa crepa’. Lo stratega dell’assedio a Francesco è caduto nella sua strategia”.

Poi un altro tweet: “L’uomo che ha avuto un ruolo nel gioco ultra-ortodosso contro Papa Francesco è fuori”.

Che Bannon stesse per essere messo alla porta lo aveva scritto il liberal New York Times qualche giorno fa. Settimane prima lo stesso quotidiano della Big Apple aveva indicato in Bannon il link con gli ambienti anti-Bergoglio, romani e americani.

SPADARO: CI HA RISPOSTO

Padre Spadaro che sulla storica rivista dei gesuiti aveva scritto e invocato l’autodafé purificatorio per il dottor Steve, per ora si limita a rispondere al tweet di Austen Ivereigh, commentatore di faccende vaticane e dintorni di dichiarato orientamento progressista: “Chiaramente Trump legge Civiltà Cattolica”, digita Ivereigh. Cinguetta Spadaro: “Ma Mr. Bannon ha dato un feedback”. Dimettendosi, ovviamente. Passo non sgradito.

FAGGIOLI: CON TRUMP LA CASA BIANCA È SEDE VACANTE

Efficace sintesi di Massimo Faggioli, teologo italiano da tempo trapiantato negli Usa, col lapidario tweet “ADMG #Bannon”.

Non serve didascalia, ma tanto per ricordare: Admg è l’acronimo del motto dei gesuiti Ad maiorem Dei gloriam, per la maggior gloria di Dio. Oltre lo sfottò, il senso dovrebbe essere: l’uscita di Bannon è un successo per l’intervento di Civiltà Cattolica. Ovvero, si deduce: della segreteria di Stato vaticana che l’ha approvata, quindi di Papa Francesco. Motteggi social a parte, Faggioli due giorni fa ha vergato sentenze di scomunica sull’Huffington Post, definendo la Casa Bianca under the Donald “teologicamente e moralmente sede vacante”: “La presidenza Trump rappresenta un’eresia rispetto all’America come idea religiosa”. Nel mirino del teologo di origine ferrarese, non manca l’arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput, definito “una delle figure di riferimento del cattolicesimo conservatore anti-bergogliano in America” anche per avere contestato il saggio di Spadaro e Figueroa. Quindi Faggioli va oltre. Punta il dito contro chi parla dell’America che sotto Trump sta diventando vittima “della xenofobia, del razzismo e dell’antisemitismo”.

IL 24 MAGGIO DI THE DONALD E LA CRISI CON LA SANTA SEDE

A dire di Faggioli l’acme della crisi Trump e Santa Sede (e conseguente caduta di Bannon) ha una data da tenere a mente più cruciale di tutti gli screzi precedenti: il 24 maggio della visita del presidente americano in Vaticano. A prova cita il dono di Francesco al presidente Usa dell’enciclica Laudato si’ sulla cura del creato; lettura ignorata dal tycoon, visto il successivo sfilarsi dagli accordi di Parigi sul clima. Cadeau molto enfatizzato dall’inviato di Repubblica, Federico Rampini. E pazienza se quell’enciclica Francesco la regala a tutti i capi di Stato in visita, insieme agli altri suoi scritti. E pazienza se l’enciclica è rimasta sul tavolo e niente affatto degnata di commento dal Papa nell’offrire i doni all’ospite. Bergoglio aveva preferito soffermarsi a spiegare la simbologia di una medaglia del pontificato raffigurante un ulivo, simbolo di pace, e soprattuto il suo messaggio per la Giornata della pace 2017, tutto incentrato sulla nonviolenza. Non è dato sapere se per simulare o dissimulare, ma il Trump accusato di incertezze sui razzismi emergenti dopo i fatti di Charlottesville, con due mesi di anticipo alle sfilate neonazi aveva ricambiato portando al Papa un cofanetto con gli scritti di Martin Luther King, il campione dei diritti civili americani, afrowhite, senza aggettivi.

CATTOLICI SILURATI

Nella lettura dei rapporti Usa-Vaticano che Bannon si sia dimesso per la mala gestione dei giudizi sui fatti in Virginia o le avesse già firmate e consegnate prima, ovvero il 7 agosto, importa relativamente. Le sue prime dimissioni erano state dal Consiglio per la sicurezza nazionale. Era aprile. Subito Trump ha cominciato a bombardare: la Siria di Assad, poi l’Afghanistan. E questo al Vaticano, ovviamente, non è piaciuto. Da stratega militare Bannon si era dimesso dopo il licenziamento di Michael Flynn, per presunti rapporti con la Russia rivelati dal Washington Post che lo avrebbero reso ricattabile nel suo ruolo di capo del National Security Council. È stato il primo pezzo della lunga serie di uomini chiave dell’amministrazione Trump a mollare. Flynn è durato 23 giorni. E come Bannon è un cattolico di origine irlandese. Un altro cattolico a cadere è stato il portavoce del presidente, Sean Spicer. Per lui vita più “longeva”: 182 giorni. (Fonte Cnn)

BANNON TORNA A DIRIGERE BREITBART, NEWS DA ROMA COMPRESE

Con 210 giorni, Steve batte record. Ora che fa? Pensione anticipata? Macché. Torna a coordinare Breitbart, la piattaforma dell’alt-rigt che ha tirato la volata a Trump in campagna elettorale. Salutato il 1600 di Pennsylvania Avenue, venerdì sera era già alla riunione di redazione del sito. Chissà: forse intanto ha pure telefonato al suo vaticanista a Roma, Thomas Williams. Si conoscono dal 2003, quando Steve collaborava alla produzione del film La Passione di Cristo di Mel Gibson, con cui Williams stava lavorando come consulente teologico.

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