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Ecco cosa faranno (forse) Fincantieri, Stx e Naval nel militare

Di Pietro Di Michele e Gianluca Zapponini
Giuseppe Bono

Italia e Francia insieme nel nome anche del settore militare. Non è più fantapolitica ma qualcosa di molto vicino alla realtà. Certo, la vicenda Fincantieri-Stx brucia ancora e lo strappo è lungi dall’essere ricucito. Eppure i due Paesi sembrerebbero seriamente intenzionati a considerare l’operazione originaria anche da un altro punto di vista. Quello militare per esempio. Costruendo un grande polo mondiale della cantieristica e vendere navi di ultima generazione alle marine di tutto il mondo. Magari intaccando lo strapotere di Russia, Cina e Usa.

TRE AZIENDE PER UN GIGANTE

Il progetto, ancora tutto da scrivere, è stato anticipato nei giorni scorsi da Formiche.net. Il succo è più o meno questo. Accanto all’accordo, tutto da trovare, per il controllo dei cantieri Saint Nazaire prende corpo la creazione di un gigante mondiale della cantieristica navale ma di stampo militare. Dunque, da una parte un gruppo civile composto da Stx e Fincantieri e sotto il controllo di quest’ultima (sempre che si trovi un’intesa a settembre con Parigi). Dall’altra parte un nuovo conglomerato per la cantieristica navale, ma con  una new entry.  Si tratta della francese Naval Group (la nuova denominazione dei cantieri francesi Dcns), società controllata dall’ente di Stato francese Ape con il 63% e partecipata con il 35% da Thales. Dunque, tre diverse aziende, Stx France, Naval Group e per l’appunto Fincantieri.

TRA CIVILE E MILITARE

Il progetto su doppio binario a cui si starebbe lavorando, è stato sostanzialmente confermato da Repubblica, visto che secondo il quotidiano “tenderebbe a conglobare un accordo complessivo, civile e militare, distinto però nei due segmenti operativi: il primo, quello civile, cioè delle navi passeggeri, avrebbe come azionista di riferimento Fincantieri, il cui capitale potrebbe aprirsi a una partecipazione di Naval Group, e sotto il quale finirebbe anche Stx France. Sarebbe il gruppo guidato dall’ad Bono a condurre le operazioni, com’è giusto che sia visto che il ruolo di leadership mondiale che Fincantieri ha nel comparto cruise“. Si procederebbe invece a parti invertite sul versante militare. Qui il dominus sarebbe Naval Group, che vale 2,5 miliardi di euro di fatturato nella difesa (la quota Fincantieri è di 1,3), ma all’interno di un’aggregazione aperta anche a Fincantieri.

9 MILIARDI DI BUONI MOTIVI

Stringendo il campo sul polo militare, il nuovo soggetto vanterebbe un fatturato di 9 miliardi di euro, sommando i 4,4 miliardi dei cantieri italiani ai 4,6 dei francesi (3,2 Naval e 1,4 Stx France). Il tutto a fronte di ordini per quasi 60 miliardi e quasi 35 mila dipendenti. Se l’intesa dovesse andare in porto, Roma e Parigi farebbero nascere un gruppo capace di superare, tanto per citarne uno, inglesi di Bae System.

CHE COSA COSTRUIRA’ IL NUOVO SUPER-GRUPPO

Quanto alla tipologia di navi che produrrà l’eventuale gruppo italo-francese, qualche anticipazione è stata fornita dalla Stampa. L’alleanza potrebbe sfociare per esempio nella realizzazione di tre navi della classe Vulcano, unità di supporto logistico progettata da Fincantieri per la Marina Italiana, da realizzare magari proprio a Saint-Nazaire come aveva ipotizzato ad aprile il ministro della Difesa Roberta Pinotti. Poi sullo sfondo – ha scritto Paolo Baroni del quotidiano diretto da Maurizio Molinari – c’è la possibilità di agganciare il treno dei nuovi investimenti francesi che dopo lo stop di quest’anno, per rispettare il vincolo del 3% di deficit, dal 2018 si rimetterà a correre crescendo al ritmo di 2 miliardi all’anno passando da 32,7 miliardi di spesa annua ai 50 del 2015. Un maxi-piano che, oltre al nuovo caccia di quinta generazione da sviluppare assieme ai tedeschi, potrebbe comprendere anche una nuova portaerei che non potrebbe che essere realizzata a Saint-Nazaire.

UN MERCATO DA 700 MILIARDI

D’altronde, il mercato militare vale la bellezza di 700 miliardi di dollari di cui almeno 100 riferiti all’Europa. Ci sono gare che vedono già in campo Fincantieri, come quella 5 miliardi col Qatar per 7 corvette, come quella bandita dall’Australia (9 fregate, 20 miliardi di euro di controvalore) ed altre che stanno per essere lanciate. Come il programma Canadian surface Combatant da 40 miliardi di euro per costruire nel giro di vent’anni ben 15 fregate. In tutto quello delle navi militari di superficie, che poi è la nostra specialità, è un mercato che di miliardi ne vale più di 200.

LA SPINTA DI BONO

Una spinta al maxi-progetto è arrivata poi da uno dei diretti interessati, il ceo di Fincantieri Bono. “Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, oggi la potenza industriale più importante è diventata la Francia. Ha investito bene anche nel comparto della difesa, ha tutte le piattaforme, ed è l’unica in grado di realizzare aerei e navi da combattimento”, ha scritto sulla rivista Airpress. Dunque “sarà necessario fare alleanze: in alcune saremo in maggioranza, in altre in parità, ma ne va del futuro del Paese, altrimenti saremo costretti a pagare lo stesso scotto dei tedeschi che, di fatto, non hanno già più un’industria della difesa vera e propria, ad eccezione di poche realtà. Oggi la nostra industria ha un orizzonte molto ampio, e per questo è chiamata a prendere degli impegni di lungo periodo, fino a 30 anni”.


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