La vexata quaestio del trattamento per combustione dei rifiuti urbani e industriali (in Italia detti “speciali”) ha trovato una quadra a livello europeo con la redazione della bozza finale di quello che dovrà essere il Documento di Riferimento (BREF) delle Best Available Technologies (BAT) nel settore.
UN LUNGO PROCESSO
Ciò è avvenuto lo scorso 24 maggio con una comunicazione da parte del Bureau per la Prevenzione e il Controllo Integrati dell’Inquinamento (in sigla EIPPCB). L’EIPPCB fa riferimento al Joint Research Center (JRC) della UE, per conto del quale è incaricato di applicare settore per settore la direttiva 2010/75 sulle emissioni industriali. Il precedente documento BREF sull’incenerimento era del 2006, e la nuova bozza è frutto di un lavoro avviato a gennaio 2015.
I LIMITI DELLA BOZZA
Per quanto riguarda le procedure, gli impianti e i parametri raccomandati dal JRC, il documento contiene alcuni dati di grande interesse. In primo luogo, va sottolineata la difficoltà a reperire dati aggiornati. Basti pensare che le percentuali di rifiuti inceneriti sul totale si riferiscono a dati risalenti al 2002 (è il caso più “virtuoso”), al 1995 per l’Italia, o addirittura, come per la Grecia, al 1993! Ciò sicuramente non è dovuto all’inerzia della nostra agenzia governativa ISPRA, che anzi ha un efficiente e aggiornato Catasto dei Rifiuti consultabile online, al 2015 per gli urbani e al 2016 per gli speciali. Lo stesso problema di incompletezza e inattendibilità si riscontra per informazioni fondamentali come il recupero energetico e la produzione di ceneri residue, con dati inchiodati in questa versione al 1999. In secondo luogo è importante sottolineare la scarsa omogeneità nel conteggio delle installazioni: la Germania infatti fa rientrare, almeno in questa Bozza, anche gli impianti “dedicati”, generalmente annessi ai complessi chimici. Questo criterio in teoria è giusto, ma non è seguito dagli altri paesi, che conteggiano solo gli inceneritori “commerciali”.
LE FRONTIERE DEL TRATTAMENTO TERMICO
Secondo i dati EUROSTAT, nel 2014 l’incenerimento puro e semplice, senza recupero di energia e calore, ha riguardato solo l’1.5% di tutti i rifiuti, speciali e urbani, prodotti. Si pone dunque il tema, tutt’altro che nominalistico, dell’uso del termine “incenerimento”, che fa velo nella bozza a tutti i possibili e prevalenti utilizzi della combustione dei rifiuti, ovvero con recupero e produzione di calore ed energia. Queste soluzioni, all’avanguardia negli anni Novanta, sono oggi parte del panorama normale. Vi è tuttavia da considerare l’elenco puntuale e certo non trascurabile di composti organici volatili, ceneri, fanghi, metalli pesanti, clorurati, ecc. emessi nell’ambiente il cui trattamento in sicurezza è prioritario. In questo senso, più che la ricerca esasperata delle alte temperature promesse da pirolisi e gassificazione, nuove frontiere sembrano aprirsi con la necessità di sistemi di monitoraggio continui per rispondere alle emergenze in modo tempestivo.
IL RUOLO DELLA CHIMICA
Ciò che non deve sfuggire è il gran numero di additivi, flocculanti, reagenti e prodotti chimici in genere che vengono indicati come funzionali allo smaltimento secondo il principio delle Best Available Technologies. Basti pensare che per ogni tonnellata di rifiuto pericoloso trattato via combustione, in media vengono impiegati 28.6 Kg di ossido di calce, 17.4 Kg di carbonato di calcio, 15.5 Kg di idrossido di sodio al 50% (tabella 3.77). Senza contare quelli impiegati nei processi a valle di lavaggio delle emissioni. Ciò significa che per la chimica specialistica questo è un mercato di crescente importanza.