Chi non ha incontrato uomini spregevoli nel corso della propria vita? Chi non è rimasto deluso, umiliato e offeso da certe persone? Quanti di noi vorrebbero stilare una personale blacklist citando tali soggetti?
“Dieci piccoli infami” di Selvaggia Lucarelli edito da Rizzoli, da circa due settimane in vetta alle classifiche dei libri più venduti dell’estate 2017, racconta dieci incontri fatti dall’autrice con persone che l’hanno delusa, tradita, offesa, mortificata, impaurita e che, ad oggi, ancora non è riuscita a perdonare.
La scrittrice dichiara nell’introduzione di avere scritto questo libro perché “dieci piccoli infami che ho incrociato nella mia vita meritavano una resa dei conti. Almeno letteraria”. La “resa dei conti” viene portata avanti con grande autoironia, ironia e sarcasmo, ingredienti tipici dello stile di Selvaggia.
Ne scaturisce una narrazione divertente, esilarante e con il gusto dell’eccesso ed i piccoli infami diventano quasi dei personaggi stereotipi dove ognuno può rivedere qualcosa delle persone che lo circondano attualmente e di quelle in cui si è imbattuto in passato.
Tra le varie figure, la migliore amica di cinque anni di elementari, Susanna Di Lello, che abbandona l’autrice dopo l’arrivo di una nuova compagna di classe; la mamma di Nicoletta, donna apprensiva e severissima, bravissima a rovinare le serate alla figlia ed alle amiche della figlia; il parrucchiere anarchico che trasforma i capelli di Selvaggia “in una strana poltiglia arancione a metà tra una coda di volpe e un ananas troppo maturo”; l’ex fidanzato soprannominato Mister Amuchina per una spiccata propensione all’ordine e all’igiene, per il quale “dopo la doccia si doveva prendere il panno di daino nel cassetto sotto al lavandino ed eliminare tutte le gocce sul vetro, altrimenti si formava il calcare”.
Per fortuna, come scrive alla fine del libro la Lucarelli, nella vita non si fanno solo incontri di questo genere che ci rendono persone peggiori, ma si trovano anche persone che contribuiscono a renderci migliori.