Nel rapporto annuale sull’Occupazione e gli Sviluppi sociali in Europa, pubblicato a Bruxelles dalla Commissione, Ue l’Italia continua ad avere la percentuale più alta nell’Ue (19,9%) di giovani nella fascia tra 15 e 24 anni che non cercano lavoro né studiano o sono in formazione (Neet, Not in Employment, Education or Training), un record che detiene orami ininterrottamente dal 2013.
La media dell’Ue a 28 è all’11,5%, e quella dell’Eurozona all’11,7%. Fra gli altri grandi paesi, la Germania è al 6,6%, la Francia all’11,9% e il Regno Unito al 10,9%.
Figli degeneri, che hanno deciso di andare a zonzo, di passar la vita a non fare un piffero.
Il ministro del lavoro Poletti, allarmato dai dati, è intervenuto dicendo che servono “politiche di accompagnamento” per facilitare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro.
Accompagnamento?
Già, accompagnati da fratelli e magari dai padri; questa gente quà: L’Italia risulta lo Stato membro con il più basso incremento di attività nel 2016. La popolazione attiva era il 64,9% degli abitanti fra i 15 e i 64 anni, contro una media Ue del 73%, con la Germania al 78%, il Regno Unito al 77,3% e la Francia al 71,7%.
Talis padri, talis filius, talis “cuginus”, talis “amicus” insomma quel 35,1% che passa il tempo a pettinar la bambole.
E i nonni?
Toh, i nonni, quelli che fanno imbestialire il presidente dell’Imps per le pensioni pagate all’estero dall’Istituto: “Su 160 Paesi sono state 373mila, per un valore poco superiore a 1 miliardo di euro”.
Per l’imbestialito si tratta, in sostanza, di una “anomalia”: “Le prestazioni assistenziali” pagate all’estero “vanno a ridurre gli oneri di spesa sociale di altri Paesi, è quindi come se il nostro Paese operasse un trasferimento verso altri” senza “avere un ritorno in consumi”. Le somme, infatti, sono erogate “dall’Italia invece che dal Paese in cui si risiede e si paga le tasse” e quindi “non c’è un quadro di reciprocità”.
Mamma mia che gente, tutta ‘sta gente quà: non sono attrezzati, lavorano poco, spendono ancora meno. Selo sono meritato, li addito: tra chi non fa, chi non può a chi fa all’estero, siete responsabili dell’ampliarsi di quell’out-put gap*. Con voi, la produttività totale dei fattori collassa, altro che Pil!
Un momento, forse mi sbaglio, c’è un ultim’ora: La crescita del Pil italiano sarà superiore alle previsioni, perché dopo l’estate emergerà “una forte spinta” dalla domanda interna. Lo ha affermato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, al termine del comitato esecutivo. “Dopo l’estate gli incrementi del Pil saranno consuntivati superiori rispetto alle previsioni, perché emergerà una forte spinta dai consumi”.
“Consuntivati”?
Cavolaccio, quelli dell’Abi sanno cose che noi non sappiamo!
* l’out-put gap misura la differenza tra il prodotto interno lordo effettivo e quello potenziale.
Mauro Artibani