Per la notte di ferragosto Silvio Berlusconi aveva previsto una festa nella sua villa sarda di Porto Rotondo. Ma il crescente numero dei pretendenti al ballo, cioè al salto sul carro di Forza Italia, gli ha fatto cambiare idea: il padrone di casa, mai tanto richiesto ora che è partito il lungo conto alla rovescia per le elezioni prima siciliane e poi nazionali che danno il centrodestra in ripresa, ha annullato l’evento.
Come evitare l’affollamento, eppure non poterne fare a meno: ecco il paradosso politico estivo di Berlusconi, così ben rappresentato anche nel privato dall’annuncio che “è qui la festa”, anzi, no.
La sua tentazione di tendere la mano a chiunque possa contribuire alla rimonta elettorale del centrodestra, non l’ha abbandonato neppure nei pochi giorni di riposo a Merano. Dove il leader di Forza Italia ha fatto pubbliche aperture alla Svp, “perché i nostri programmi s’assomigliano e tutti facciamo parte dello stesso Partito popolare in Europa”. Se Berlusconi sente il bisogno di rivolgersi alla minuscola pattuglia di autonomisti che a Roma e a Bolzano gravita nell’orbita del Pd, figurarsi che cosa può in cuor suo provare per Angelino Alfano, pur di farlo tornare a casa con i seguaci di Alternativa Popolare.
Il ghiotto banco di prova è all’orizzonte: il voto autunnale per le regionali in Sicilia, spesso un laboratorio anticipatore delle sorti per Palazzo Chigi. Ma per realizzare il sogno del “grande centrodestra” col ritorno del figliol prodigo, ci sono due ostacoli. Il primo è che Alfano è ministro degli Esteri del governo Gentiloni, dopo esserlo stato dell’Interno nei governi Letta e Renzi in successione: da quattro anni fa politica nell’opposta barricata. Tant’è che in Sicilia sono in pieno corso trattative d’intesa di Alfano e delle sue truppe col Pd. L’altro problema è che né Matteo Salvini né Giorgia Meloni, i principali alleati di Berlusconi, accettano di riprendersi chi governa con “l’altra parte”, pur eletto nel centrodestra. E quei due hanno battezzato a tambur battente il candidato-governatore della Sicilia: Nello Musumeci, ex presidente della Provincia e quotato politico di destra. Molto lontano, dunque, dal centrismo alfaniano che guarda a sinistra, e tuttavia caro a Berlusconi per allargare il centrodestra.
Come finirà? In realtà, il tiro alla fune è appena cominciato. Tutti invocano l’unità per vincere a Roma, ma intanto si dividono su come ottenerla in Sicilia.
(Articolo pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi e tratto dal sito www.federicoguiglia.com)