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Il senso della visita di Papa Francesco in Egitto secondo il prof. Wael Farouq

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“La violenza è causa dell’assenza del coraggio di annunciare che ci vuole una presenza per riempire il vuoto. Se c’è una lezione del viaggio di Papa Francesco in Egitto è esattamente questa presenza. Nel modo più semplice il papa è riuscito a conquistare il cuore degli egiziani, facendo cadere gli stereotipi”.

L’INTERVENTO DI WAEL FAROUQ AL MEETING DI RIMINI
È probabile che, se pronunciate da un musulmano, queste parole potrebbero suonare bizzarre. Eppure è ciò che ha affermato l’egiziano Wael Farouq al Meeting di Rimini, durante l’incontro svoltosi venerdì 25 agosto e intitolato “Quando le religioni generano una speranza: il Papa in Egitto”. Farouq, professore di Lingua e Letteratura Araba all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, oltre che presenza ormai quasi fissa al Meeting – dal 2006 ad oggi le presenze accumulate sono tredici –, è musulmano. Tuttavia quando parla al popolo del Meeting e di CL tutti ascoltano le sue parole senza perdersi nulla. E l’egiziano non manca di sensibilità, invocando prima di tutto i tragici fatti di Barcellona: “Non possiamo parlare della speranza che ha generato la visita del Papa al Cairo senza condividere questo dolore”, ha chiarito all’inizio del convegno. “Il tuo assassino non conosce nulla delle sue vittime, conosce solo sé stesso. Conosce l’odio e non conosce l’amore, e chi non conosce l’amore non ha l’altra salvezza che la morte. Con il vuoto nel cuore, finita l’utopia dell’ideologia rimane solo la morte”.

IL VIAGGIO DI PAPA FRANCESCO IN EGITTO LO SCORSO APRILE
Il viaggio che papa Francesco ha compiuto in Egitto alla fine dello scorso aprile offre infatti importanti chiavi di lettura per comprendere il futuro in medio Oriente, oltre che gettare un importante seme per la convivenza tra mondo islamico e occidentale. Di questo ne è certo Javier Prades López, Rettore dell’Università San Dámaso di Madrid: “La storica visita del papa in Egitto ci costringe a scegliere tra un’esclusione reciproca o una cultura dell’incontro”, ha infatti affermato. Al primo posto vi è “l’importanza storica che il papa ha dato all’Egitto, chiamandolo a condannare e sconfiggere ogni violenza e terrorismo”. Ma c’è anche la proposta di Francesco “di vivere il cristianesimo in maniera alternativa. Meglio non credere che essere falso credente, l’unico estremismo è quello della carità: è il centro del messaggio del Papa”.

LA CONVIVENZA FRAGILE TRA ISLAM E CRISTIANESIMO
Osservando la realtà resta però doveroso evidenziare le difficoltà che spesso mostrano, al contrario di quanto si può sperare, le fragilità della convivenza, come nel rapporto tra islam e Europa. Questo López lo ha sottolineato senza problemi, partendo però da un’osservazione più ampia: “Fino a non molti anni fa in Occidente si pensava dell’arrivo di un mondo totalmente secolarizzato, con l’auto-liquidazione del religioso”. Ma la realtà ci indica altro: “La somma di cristianesimo e islam rappresenterà nel 2060 il 60% della popolazione mondiale, e la tesi di un processo di secolarizzazione universale e ineluttabile non è più sostenibile. Si reclama perciò un ruolo pubblico delle religioni, a livello mondiale la religione si espande, in Occidente si mette in guardia dall’ambivalenza delle religioni tra pace e violenze”.

LA COMPATIBILITÀ DELL’ISLAM NELLA SFERA PUBBLICA EUROPEA
Il punto è che l’islam, ha spiegato López, predica “una forma di monoteismo che intende riformare e superare il monoteismo giudaico cristiano, diversamente da come si concepiscono le religioni dell’estremo Oriente”. Perciò ci si pone la domanda “sulla compatibilità nella sfera pubblica”: “Dalla riforma il posto di Dio è stato occupato dalla ragione, la scienza, lo Stato, la storia, la razza, il mercato. Ma nonostante tutti questi tentativi si continua a parlare di una modernità insoddisfatta. L’indiscutibile progresso tecno-scientifico, l’altissimo livello di sviluppo economico sociale che tanti invidiano – e per questo vogliono venire qui e non in altri posti – non è stato accompagnato da un progresso analogo per quanto riguarda le domande ultime sul senso della vita e su Dio”.

IL DIRETTORE DELLA BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA: “IL PAPA HA DATO UNO SCHIAFFO AL TERRORISMO”
Per il rettore la presenza musulmana in Europa, paradossalmente, “mette in luce che non abbiamo più una risposta condivisa circa i valori universali dell’antropologia e in particolare della religione. Perciò è necessario rivedere il modello sociale, per raccogliere le sfide poste dalla presenza dei musulmani in Europa. E il lungo cammino che ha percorso l’Occidente offre elementi preziosi per i popoli musulmani”. Parole nette si evincono anche dall’intervento di Mostafa El Feki, direttore della Biblioteca di Alessandria: “L’invito del Papa ci invita a combattere il terrore”, ha detto. “Con la sua visita ha dato la sua testimonianza, un grande schiaffo al terrore nella regione, e un messaggio ai cristiani in medio Oriente che hanno sofferto tantissimo negli ultimi trent’anni. La maggioranza dei musulmani sostiene i cristiani, che devono stare nella loro terra, non lasciarla: capiamo la loro sofferenza, hanno pagato un prezzo altissimo, e noi musulmani vogliamo essere lungimiranti, garantendo i diritti nella loro terra“.

IL PRESENTE DELL’EGITTO E LE TRE GRANDI RELIGIONI
Lo studioso, docente di religioni comparate, ha aggiunto che le religioni, al di là della loro parte spirituale, sono “movimenti di riforma che servono a dare più valore al genere umano. Tutte le tre grandi religioni monoteiste predicano per questo, e gli insegnamenti delle diverse appartenenze dovrebbero essere accettati da tutti”. El Feki ha voluto infine precisare come in Egitto le religioni siano “profondamente radicate: siamo una delle nazioni più religiose al mondo”, ha detto. “Al Cairo ci sono nove sinagoghe per gli ebrei, e abbiamo migliaia di Chiese, oltre ai più grandi monasteri del mondo. Molti musulmani vanno in Chiesa a chiedere benedizione, chiedono ai preti di benedirli i loro figli”. Mentre “le persone che cadono nel terrorismo non sono religiose, non solo infelici della loro vita”. In tutto ciò “l’Egitto è la terra di Mosè, dove la Sacra Famiglia ha attraversato il Paese. E in seguito ha ricevuto l’islam. Questo la rende una terra benedetta”.

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