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Come e perché migliorare la legge sui Servizi segreti

Dieci anni sono trascorsi dall’approvazione della legge n.124 del 3 agosto 2007 meglio conosciuta come legge sul riordino del comparto sicurezza. I servizi segreti.

Una legge che, come ho appurato in questi nove anni da vicepresidente del Co.Pa.S.I.R., ha ben funzionato, ha reso la nostra intelligence al pari con le migliori mondiali e che ha cambiato in maniera determinante la filiera del comando. Con una rivoluzione epocale ponendo sotto la Presidenza del Consiglio la responsabilità dell’intero comparto, affidando l’indirizzo politico operativo collegialmente al Comitato Interministeriale (CISR) , con la vigilanza effettiva e stringente del Parlamento attraverso il Comitato Parlamentare (CoPa.S.I.R.) e non ultimo la qualità e la professionalità del personale dopo la radicale trasformazione tra le agenzie.

A distanza di dieci anni, però, è opportuno, in quest’ultimo periodo di legislatura,modificare la legge per renderla ancora più coerente e competitiva con l’attuale sistema dell’informazione mondiale e con le sfide che ci aspettano nel futuro.

Come prima cosa va cambiato l’obsoleto assetto di due agenzie (interna e esterna) in reparti che svolgono indagini e analisi su un settore senza limiti territoriali. Le agenzie di settore o di competenza.

Ad esempio nel reparto finanziario come si può limitare le indagini sulla finanza all’interno di un territorio? O ancora: come si possono mettere i confini alla cyber intelligence e come possiamo limitare il terrorismo dentro e fuori l’Italia?

In questi anni si è riuscito a trovare sinergie e collaborazione tra le due agenzie coordinate dal DIS con grande difficoltà ma oggi è il caso di cambiare. Inoltre sempre di più le sfide d’intelligence sono globali e sempre di più sono gestite da giovani cervelli: nativi digitali.

Anche per risolvere questa situazione di “ingessatura” si dovrà prevedere che le assunzioni siano rivolte a giovani brillanti da formare, alla scuola dei servizi, a difesa delle istituzioni ma che dopo un tempo determinato di lavoro ed esperienza nei nostri servizi di sicurezza poi passino obbligatoriamente ad altro settore della pubblica amministrazione o di aziende private. Agevolando la loro assunzione così come avviene anche in altri paesi.

L’applicazione di questo turnover, nell’obiettivo della sicurezza condivisa e partecipata, porterà due grandi vantaggi ai nostri servizi segreti.

Il primo è relativo al personale che è figlio del tempo corrente, istruito sulle e dalle istituzioni, difensore della democrazia e sempre pronto. Il secondo vantaggio è la creazione di una classe dirigente di aziende e pubblica amministrazione che conosce i basilari dell’analisi di intelligence e così diventano antenne attente alla difesa delle infrastrutture nazionali critiche e non.

Molto andrà fatto. Un passo per volta. Ogni documento nasce scrivendo la prima parola



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