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L’incredibile mondo che c’è fuori

Siccome sono gli ultimi giorni di Agosto e molti sono ancora in ferie, la tv commerciale – quella non a pagamento – sonnecchia. I programmi di punta, i montalbano, i distretti di polizia, i talk sho’ torneranno in programmazione con l’inizio delle scuole. Momento assai triste, che coincide con il ritorno sul divano dell’italiano pantofolaio, medio.
E deve essere un sonno, quello della tv agostana, assai profondo se vanno in onda programmi bellissimi come Overland in prima serata.
Overland è un programma da Rai di Sergio Zavoli. La carovana di Overland ha completato il suo viaggio nei paesi islamici. Un viaggio di tre mesi in cui sono stati coperti trentamila chilometri. Nelle ultime due ultime puntate, ad esempio, hanno attraversato l’Afghanistan, l’Iran e la Turchia.
Il bello di un programma come Overland è che ti svela cose che dovrebbero essere banali, comuni, e che invece sono affidate al sempre più raro buon senso. Il valore della curiosità; il fatto che il calore umano lo puoi avvertire in ogni parte del mondo quando, svestiti i panni delle mille sovrastrutture, l’uomo si guarda con occhi che ridono e accolgono; l’importanza – come a carte – di giocare con le carte del compagno e non con le proprie. Ecco, proprio in Afghanistan, dove il pericolo è dietro l’angolo perché lì il cuneo di Mackinder ha storicamente premuto più che altrove, ogni persona prova a vivere e con coraggio guarda al futuro, all’altrove. All’altro. Proprio in Afghanistan, gli italiani militari fanno la loro parte. Portano sale e semenza.
Alla sera poi, in quei luoghi la magia nel deserto, il gioco di quel silenzio scava dentro il cuore lo spazio per dare l’anima al cielo.


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