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Mediobanca esce da Assicurazioni Generali? Ecco gli effetti dello smantellamento dei salotti

Alberto Nagel, Mediobanca, Sanpaolo, Generali

I riflettori della finanza tornano a illuminare i due salotti finanziari per eccellenza: quello di Mediobanca e, soprattutto, quello delle Generali. La scorsa settimana Repubblica, in un articolo di Andrea Greco, ha raccontato come possa essere imminente un processo di smantellamento della catena di controllo che parte da Unicredit e, passando per Mediobanca, arriva fino alle assicurazioni triestine.

CHE FARA’ PIAZZETTA CUCCIA

In particolare, secondo quanto riferito da Repubblica, il gruppo di Piazzetta Cuccia potrebbe liberarsi del 7% circa delle Generali rispetto all’attuale partecipazione del 13,2%, che fa di Mediobanca il primo socio e, di fatto, quello con più poteri sulle Generali. Poteri che, da ultimo (gli esempi precedenti sono innumerevoli), si sono manifestati in maniera abbastanza chiara nella guerra dello scorso inverno che ha visto la Mediobanca guidata da Alberto Nagel in trincea al fianco dell’ad delle Generali, Philippe Donnet, contro Intesa Sanpaolo. La banca capitanata da Carlo Messina, dopo avere inizialmente deciso di muovere sul gruppo del Leone, tradizionale snodo dei poteri finanziari italiani, ha deciso di battere in ritirata, specialmente dopo che l’acquisto di azioni Intesa da parte di Generali l’ha messa con le spalle al muro. Se quindi effettivamente Mediobanca vendesse ben il 7% delle Generali sarebbe un evento epocale, perché rischierebbe di equivalere a una rinuncia, magari non totale ma senz’altro importante, all’esercizio di un potere – quello di Piazzetta Cuccia sul Leone – da sempre enorme. E ciò esponendo forse le Generali a nuovi predatori, magari stranieri, magari del rango di Axa, Allianz o Zurich (dove comanda l’ex ad delle Generali, Mario Greco).

LE PAROLE DI NAGEL

Mediobanca, che nei giorni scorsi ha annunciato i numeri dell’esercizio chiuso il 30 giugno scorso, ha confermato il suo impegno (già annunciato) a scendere al 10% di Generali entro il 2019. Durante l’esercizio 2016-17, si legge in una nota, la partecipazione del 13% in Assicurazioni Generali è rimasta invariata ma “si prevede la riduzione al 10% nell’orizzonte di piano”, ossia al 2019. Parlando nella conferenza telefonica con gli analisti, l’ad Nagel non ha escluso la possibilità che la banca possa ulteriormente ridurre la propria quota. La partecipazione, ha spiegato, “continua a essere cruciale” per la generazione di capitale e utili di Mediobanca, che resta in “totale supporto” della compagnia assicurativa “dal punto di vista dello sviluppo”. Se poi, ha aggiunto Nagel, “la nostra crescita richiedesse più capitale di quello che produce, sarà obbligo del management, prima di chiedere capitali agli azionisti, smobilizzare le risorse del gruppo, e tra queste c’è la partecipazione in Generali”. Ogni soluzione, dunque, sembra essere possibile.

COME SI MUOVERA’ MUSTIER

In questo contesto, è importante seguire attentamente anche le mosse di Unicredit, che a sua volta ha in mano l’8,5% circa di Medobanca. Negli ultimi tempi, la linea di Piazzetta Cuccia e della banca che ne è prima azionista singola (davanti al gruppo Bolloré che controlla la francese Vivendi) non sempre ha coinciso (per esempio sullo Ieo fondato da Umberto Veronesi, dove si sono trovate su fronti contrapposti). “In Mediobanca – ha detto l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, durante la conferenza stampa per la presentazione della semestrale – siamo i primi azionisti. Sosteniamo il consiglio di amministrazione e il management e siamo fiduciosi che il management metterà in atto le giuste strategie. Siamo felici di rimanere azionisti e di lavorare col management e rinnoviamo l’adesione al patto” di sindacato, in scadenza a settembre. Per quel che invece riguarda le Generali, Mustier ha dichiarato: “Alla fine dell’anno scorso, prima che iniziasse la saga Generali, avevo detto che pensavo che per l’Italia come Paese fosse importante avere una grande compagnia assicurativa indipendente e quotata. Lo confermo”. Se l’indipendenza di cui parla Mustier fosse da Mediobanca, come già detto si tratterebbe di una decisione epocale.


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