Il core business è il mutuo soccorso tra i membri. Quindi c’è la carità. Della “Chiesa povera per i poveri” (copyright Papa Francesco) tengono fermo il complemento di scopo. Ma per realizzare le opere di beneficenza e immettere milioni di dollari nelle casse del Vaticano si impegnano a promuovere sottoscrizioni e a macinare utili ogni anno. In crescita irresistibile. Hanno le idee chiare in dottrina e missione i Cavalieri di Colombo che a inizio agosto hanno celebrato a Saint Louis la loro 135esima convention. L’associazione, fondata nel 1882 da un sacerdote di origine irlandese per sostenere le famiglie di immigrati, oggi rappresentano una potenza di fuoco finanziaria di primissima grandezza, grazie a un programma di assicurazioni che ne fa una delle compagnie principali degli Stati Uniti. E un player influente nella vita della Chiesa. Un concentrato di potere e di conservatorismo sui principi non negoziabili che li rende sospetti ai liberal.
ANNO DEI RECORD E UN’ASSICURAZIONE DA FORTUNE
Davanti a duemila delegati degli ormai quasi due milioni di membri, è stato il cavaliere supremo Carl Anderson (in foto) a snocciolare dati consolidati e impegni futuri. Una serie di record. Nel 2016 l’organizzazione ha venduto polizze per 8,54 miliardi di dollari. Hanno più di 105 miliardi di dollari di polizze a vita in vigore, sostenute da $23,627 milioni in asset. Molte diocesi e associazioni sono loro clienti. “In questo modo possiamo aiutare altre organizzazioni cattoliche a investire i loro soldi per lavorare in modo coerente con i principi cattolici”, ha spiegato Anderson in una recente intervista. Fortune li colloca all’880esima posizione delle prime mille imprese societarie statunitensi (qui). Erano alla 939 nel 2015. Il leader Anderson può contare su una retribuzione da Ceo: $2,289,806 nel 2014, ridotti a $1,277,232 nel 2015.
COME FAR FRUTTARE I TALENTI
Son talenti che i Cavalieri fanno fruttificare nel campo della Chiesa. Oltre al mutuo soccorso, nel 2016 hanno destinato 177 milioni in beneficenza, offrendo più di 75 milioni di ore di servizio di volontariato. Da qualche tempo uno dei principali impegni dei cavalieri è l’aiuto ai cristiani in Medio Oriente. Durante la convention è stato annunciato che doneranno 2 milioni per aiutare le famiglie irachene in fuga dall’Isis a ristabilirsi a Karemlesh, nella piana di Ninive. Dal 2014 hanno fornito più di 13 milioni di dollari ai rifugiati cristiani.
L’ELOGIO DI FRANCESCO
Papa Francesco ha portato il suo saluto ai Cavalieri con un telegramma firmato dal segretario di stato Pietro Parolin (qui l’originale in inglese, qui una sintesi in italiano). Ne ha lodato “l’entusiasmo per l’evangelizzazione” e l’impegno “per la santificazione del mondo”. Ha espresso gratitudine per l’impegno “a favore dei cristiani in Medio Oriente” e in generale ha rinnovato l’appello a combattere “la cultura dell’indifferenza che scarta gli ultimi”. Poi ha voluto far conoscere una sottolineatura. Dicendo per penna del cardinale Parolin di apprezzare le azioni dei Cavalieri per “il rafforzamento di solidi valori famigliari e una rinnovata responsabilità per la salute morale della comunità”, ha chiarito che questo serve a superare “la polarizzazione”.
L’ENDORSEMENT DEL PAPA CALLEJRO
Con questo messaggio, Jorge Mario Bergoglio sembra blindare i Cavalieri dalle critiche che negli States si muovono contro di loro dagli ambienti più progressisti. L’ultima, una serie di servizi documentatissimi del progressista National Catholic Reporter. Il Papa callejero rinnova la sua fiducia verso un’organizzazione che nel 1954 ottenne che fosse inserito nel testo del Pledge of Allegiance, il giuramento alla bandiera americana, l’espressione under God, “una Nazione al cospetto di Dio”. Che fa rima con quel In God We Trust stampato sulle banconote che per Civiltà Cattolica può rappresentare la “sintesi di una problematica fusione tra religione e Stato, tra fede e politica, tra valori religiosi ed economia”. Massimo Faggioli, teologo italiano trapiantato negli Usa, anticipando le critiche del quindicinale dei gesuiti di un mese fa al conservatorismo americano, in un pezzo uscito dopo la vittoria di Donald Trump indicava nei Cavalieri di Colombo uno dei “malanni” della Chiesa cattolica statunitense. Sostenerli, è il giudizio esplicito di Mark Silk, del Trinity College, significa “sostenere l’opposizione a Papa Francesco”. Bergoglio non sembra sentirsi minacciato.
(1.continua)