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Università e ricerca, ecco le prime tesi e idee del programma M5S

Fisco, BEPPE GRILLO

Un sistema universitario omogeneo sul territorio nazionale, magari con meno eccellenze ma mediamente più efficiente, con una diversa governance degli atenei e un nuovo sistema di finanziamento. Queste le proposte che stanno prendendo forma sulla piattaforma Rousseau, dove i sostenitori del Movimento 5 Stelle stanno votando le priorità del programma in vista delle prossime politiche.

Università e ricerca, assieme a beni culturali e sviluppo economico, sono gli ultimi macro-temi sui quali sono chiamati a esprimersi gli attivisti del M5S. Per ora sono stati pubblicati su Rousseau un video introduttivo illustrato dai deputati Francesco D’Uva, Luigi Gallo e Gianluca Vacca, e tre post di altrettanti esperti, ciascuno focalizzato su un tema specifico.

L’obiettivo generale è invertire la tendenza che vede l’Italia come fanalino di coda di molte statistiche sull’istruzione superiore e seguire l’esempio virtuoso dei paesi che, come ha spiegato Gallo “durante la crisi hanno capito che per uscire dal pantano dovevano puntare sul futuro”. “La nostra spesa per l’istruzione universitaria, in rapporto al Pil, è ferma allo 0,3%, a fronte di uno 0,8% della media europea” ha aggiunto Vacca.

I grillini individuano la ragione dell’arretratezza italiana per esempio nel blocco del turnover e nei tagli delle cattedre. I tre deputati indicano poi quattro quesiti da sottoporre al giudizio degli attivisti: la definizione del modello di governance degli atenei, la modifica del sistema dei finanziamenti, dell’offerta formativa e dell’organizzazione della ricerca.

IL SISTEMA DEI FINANZIAMENTI

Uno degli obiettivi inquadrati dai grillini è rimediare ai tagli dei finanziamenti agli atenei. “L’Italia è fra i pochi paesi che dal 2007-2008 hanno tagliato su università e ricerca” spiega sul blog del M5S l’astrofisico Francesco Sylos Labini, figlio dell’economista Paolo. A fare le spese della sforbiciata sono stati soprattutto gli atenei del Sud, meno all’avanguardia. E così sotto accusa finisce l’Anvur, il sistema di valutazione della qualità della ricerca, presupposto dell’erogazione di fondi, che Sylos Labini definisce “bislacco”. L’Anvur avrebbe agito “come una lunga mano del Governo che ha indirizzato la ricerca, creando danni enormi”. E non senza dolo, da quanto si legge fra le righe: “Rispetto a campi politicamente “sensibili” come economia, diritto costituzionale, diritto del lavoro, l’’ingerenza forte della politica può creare dei danni a lunga scadenza” sostiene l’astrofisico. Sylos Labini sottolinea come occorra occuparsi più della “torta” (ovvero il sistema universitario nel suo complesso) che della “ciliegina” (gli atenei d’eccellenza), con l’obiettivo di istituire un sistema di finanziamento uniforme per assicurare a tutti gli italiani “un buon livello medio di istruzione”. Prevedendo solo successivamente un meccanismo premiante per le sedi più dinamiche.

L’AGENZIA DI CONTROLLO DELLA RICERCA

Il fisico della Sapienza Marco Merafina propone di superare la frammentazione fra i vari enti che si occupano di ricerca. La proposta è introdurre un’Agenzia nazionale della ricerca che si occupi di coordinare e controllare le attività degli atenei e degli enti. Uno strumento che consentirebbe di “accedere a progetti comuni” e di superare il sistema attuale, basato su “convenzioni complicate e frammentate che riguardano solitamente singoli dipartimenti”. L’Agenzia dovrebbe essere “completamente sganciata dalla politica e diretta da scienziati scelti fra i più meritevoli, con l’obiettivo di salvaguardare la libertà della ricerca fondata sulla cooperazione e non sulla competizione”.

LA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DELLE UNIVERSITA’

C’è poi il capitolo della riforma della governance degli atenei pubblici. A illustrarlo è Marco Rondina, lo studente marchigiano diventato famoso, a febbraio, per un discorso molto provocatorio pronunciato all’apertura dell’anno accademico del Politecnico di Torino, che nell’occasione era stato apprezzato anche dal ministro Calenda. Rondina promuove il superamento della legge Gelmini che avrebbe avuto vari “effetti negativi”. Secondo lo studente occorre riformare il sistema di nomina del rettore, del senato accademico e del cda delle università pubbliche. I poteri degli attuali rettori sarebbero “elevati e privi di adeguato controllo e bilanciamento”. La proposta è introdurre un modello più partecipato, “dove il rettore non sia espressione della sola comunità scientifica ma di tutta l’università, compresi studenti e comparto amministrativo”. Si punta poi a un “senato veramente elettivo, dove sia garantita la rappresentanza degli studenti”.


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