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Chi sono gli economisti che in Germania temono l’ascesa della destra di Afd

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“Se i francesi sono giustamente orgogliosi del loro imperatore e i britannici di Nelson e Churchill, perché mai noi tedeschi non dovremmo essere orgogliosi dei nostri soldati che hanno combattuto nelle due guerre mondiali?” si chiedeva Alexander Gauland, uno dei due candidati di punta dell’Alternative für Deutschland, AfD, durante un comizio. La frase l’aveva pronunciata già a inizio settembre, ma è diventata pubblica solo questo venerdì, creando non poco sconcerto. Gauland, un tempo membro dell’ala conservatrice della Cdu, il partito di Angela Merkel, in questa campagna elettorale è tra quelli del suo partito che vanno giù più duro.

Esternazioni e annunci del tipo –“il giorno che entriamo in parlamento, facciamo piazza pulita, in primo luogo di Merkel” –, che creano non poca apprensione. Perché, l’AfD ha in effetti buone chance, non solo di entrare nel nuovo parlamento, il Bundestag, ma di avere anche più deputati dei verdi e della Linke, la Sinistra. Stando agli attuali sondaggi, il partito viaggia attorno al 10 per cento, mentre Verdi e Linke, tra l’8 e il 9 per cento.

Dunque, non solo entrerà, ma sulla base dei voti ottenuti, potrebbe essere anche il terzo partito. E, cosa ancora più importante, qualora l’Spd decidesse di entrare di nuovo in una grande coalizione, il primo tra quelli sui banchi dell’opposizione. Gauland stesso, in una recente intervista, diceva: “Finalmente si farà di nuovo vera opposizione, e sarà dura, scomoda”.

E questo implica due pericoli. In un servizio della televisione pubblica mandato in onda venerdì sera, c’era tra i commentatori chi sottolineava che l’ingresso dell’AfD in parlamento, vorrebbe probabilmente dire lo “sdoganamento” di un linguaggio, che da decenni non si era più sentito in quest’aula.

E poi c’è la questione economica. Stando ai dati appena comunicati dalla Federazione degli industriali tedeschi (Bdi), l’economia continua ad andare a gonfie vele e quest’anno crescerà dell’1,8 per cento (solo qualche mese fa, ci si era mostrati più cauti, indicando un 1,5 per cento di crescita). Una congiuntura economica positiva, di cui non ci sono avvisaglie di inversione di rotta, anzi. Non ci fosse ora la variabile politica. Che effetti potrebbe avere l’ingresso dell’AfD nel Bundestag sulla stessa, si è chiesto dunque il quotidiano economico Handelsblatt?

Steffen Kampeter, presidente della Federazione nazionale dei datori di lavoro (Bda) alla Passauer Neue Presse, diceva recentemente: “La Germania è un paese aperto. L’economia e anche i lavoratori hanno interesse e necessità di lavorare con partner di tutto il mondo. Questa impostazione mal si concilia però con posizioni, slogan ottusi e nazionalisti”. E la pensano così anche alcuni economisti di spicco, interpellati in proposito da Handelsblatt. “Non sono solo i tentativi di scalate ostili a indurre potenziali investitori a maggior circospezione, a investire altrove”, fa notare Clemens Füst, presidente dell’Ifo di Monaco, uno dei più autorevoli istituti di ricerca economica del paese. I potenziali investitori guarderanno attentamente dove l’AfD ha ottenuto più voti. “E se in quelle regioni dovessero aumentare gli attacchi di matrice xenofoba, è l’immagine complessiva del paese che ne sarà danneggiata. Molti investitori cercheranno allora di convincere i collaboratori a traslocare altrove”.

Il direttore dell’Istituto di ricerca sull’economia tedesca (Diw), Michael Hüter, dal canto suo mette in guardia dalla cosiddetta ala liberista dell’AfD, di cui parlano i media. “In un partito guidato da un’ideologia di chiusura, xenofoba e impregnata d’odio non c’è posto per una politica liberista. Ed è per questo, che l’ipotetico terzo posto dell’AfD nella compagine parlamentare sarebbe un danno per il Paese”. Dunque, poco importa che l’altra candidata di punta Alice Weidel sia laureata in economia con una tesi sul sistema pensionistico cinese, abbia lavorato in Cina, poi da Goldman Sachs a Hong Kong e oggi faccia la consulente per start up che vogliono espandersi. Così come poca importanza hanno le affermazioni di Weidel di essere entrata nell’AfD perché all’inizio il partito si era costituito in opposizione alla politica di salvataggio della Grecia. Il suo credo ordoliberista non le impedisce di mostrare anche un’altra faccia. In questi giorni è diventata pubblica una sua mail del 2013, nella quale definiva sinti, rom e arabi “popoli estranei alla cultura tedesca, che stanno invadendo il nostro Paese”.

Accuse rimandate al mittente da parte del partito da André Poggenburg, membro del direttorio dell’AfD. Secondo lui il Bda fa propaganda a favore del governo uscente. “Noi consigliamo invece di leggere attentamente le proposte dell’AfD. Vera alternativa alla scellerata politica dei salvataggi e delle sanzioni nei confronti della Russia”.
Füst, parlando delle regioni in cui l’AfD raccoglie maggior consenso, intendeva in primo luogo i Länder dell’est, ex Germania democratica. Il fatto che proprio li il partito abbia lo zoccolo duro dei suoi seguaci è, secondo Hüter, però anche la prova che qualcosa nell’unificazione non è andata come doveva. E in effetti, scrive Handelsblatt, a 27 anni dall’unificazione, queste regioni restano ancora molto al di sotto degli indici di produttività dell’ovest del Paese.

Infine, la responsabile per il processo di unificazione, la socialdemocratica Iris Gleicke a margine del rapporto sullo stato della riunificazione, indicava nello sviluppo ritardato uno dei motivi di questa radicalizzazione. Non a caso è proprio in queste regioni che molti ex elettori della Linke oggi votano AfD. E non c’è ancora chi ha trovato la ricetta per colmare finalmente il gap tra est e ovest. Tradotto, come far sì che anche in questa parte del Paese, dove si trovano in maggioranza piccole imprese, arrivino aziende e multinazionali più grandi. Certo, la radicalizzazione delle stesse, non farà certo da volano.

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