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L’antisemitismo è diffuso anche in Occidente. Parla Tony Blair

“C’è antisemitismo in Oriente, ma anche in Occidente. Ce ne sono manifestazioni nei Paesi europei, e anche nel Regno Unito. Penso che per fare chiarezza su fenomeni come questo serva uno sguardo allargato, bisogna fare un discorso molto più esteso, che comprenda cioè il tema del rispetto degli altri, della tolleranza e della libertà religiosa”. È quanto affermato mercoledì 13 settembre dall’ex-Primo ministro britannico Tony Blair, giunto in Vaticano per incontrare papa Francesco dopo il ritorno dal suo viaggio in Colombia, e intervenuto durante la prima sessione di una tre giorni di incontri organizzati da ISGAP – Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy, sul tema dell’antisemitismo e dei diritti delle minoranze in Medio Oriente. Argomento di cui, assieme a una delegazione dell’istituto, ha parlato con lo stesso Bergoglio, facendo emergere l’obiettivo di “combatterlo insieme”.

GLI SFORZI IN MEDIO ORIENTE CONTRO L’ESTREMISMO IDEOLOGICO

“La religione non deve essere politicizzata, e quando diventa ideologia totalitaria è un pericolo, perché esclude le altre minoranze”, ha detto Blair rispondendo alle domande dei presenti in sala. Tuttavia, “in Medio Oriente vedo che ci sono sforzi che mirano a portare i paesi del’area in una condizione in cui ci si basa sul diritto, sulle leggi dell’economia e della tolleranza”. C’è, vale a dire, “una lotta, molto importante, che viene portata avanti da persone musulmane per combattere questo carattere dell’islam”.

IL MOVIMENTO ANTI-SEMITA DEL CANTANTE DEI PINK FLOYD ROGER WATERS

Interrogato subito sul movimento Bds – Boicotta Israele, supportato dall’ex musicista dei Pink Floyd Roger Waters, ha detto: “Io sono un fan dei Pink Floyd, ma non sono d’accordo con la campagna di Roger Water. Il movimento Bds fa parte di un’alleanza più ampia che penso sia molto pericolosa, e mi preoccupa dal punto di vista della politica occidentale”. Che rappresenta cioè “un problema crescente, che non può essere vista come sinonimo di progresso perché è il frutto di un’ideologia totalitaria, arrivata nel Regno Unito, in Francia ma anche altri paesi europei, persino nei parlamenti, e penso che sia qualcosa da mettere sul tavolo per dibatterne nella maniera giusta”. E oltre a ciò, ha detto Blair, “dobbiamo spiegare agli occidentali qual è il contesto del conflitto palestinese e israeliano”.

LA DEMONIZZAZIONE DI ISRAELE IN OCCIDENTE E LA COLLABORAZIONE DEI PAESI ARABI

Ha poi rincarato la dose: “La politica in Occidente non dovrebbe demonizzare Israele in questo modo. Anche il governo britannico lo ha fatto molte volte. E il movimento di Roger Waters sta realmente tentando di farlo, perciò penso sia sbagliato, in quanto repressivo”. Sul tema del rapporto tra gli arabi e Israele, ha affermato: “credo che ci sia la possibilità di forgiare un’alleanza che non si basi solo su interessi strategici, ma anche su valori. Abbiamo bisogno della partecipazione dei Paesi arabi vicini per risolvere questa questione”. Il Medio Oriente, quindi, “deve andare avanti, ma si può fare solo con la collaborazione degli Stati arabi”, nell’ottica di “superare quel veleno ideologico iniettato nelle popolazioni per tanto tempo”.

IL DISCORSO SUI MEDIA ARABI CHE STA CAMBIANDO E CREANDO CONSAPEVOLEZZA

Per quanto riguarda i media nel mondo arabo, “penso che il discorso che si è presentato per molto tempo nei media arabi oggi stia cambiando. Per la prima volta il dibattito sui problemi del Medio Oriente si sta sviluppando proprio lì, e questo fa sì che il livello del discorso nel mondo arabo è molto migliorato. Vi è la consapevolezza che ci sono problemi intrinseci nella propria regione, e che vanno affrontati con politiche rivolte a modernizzare le società. E penso che i nuovi leader giovani siano molto importanti sotto questo aspetto”.

LA POLITICIZZAZIONE DELLA RELIGIONE COME IL CUORE DEL PROBLEMA

C’è inoltre “un riconoscimento crescente del fatto che la politicizzazione della religione è il vero problema. Ci sono tante difficoltà, come la povertà, la geopolitica, l’economia, e altre problematiche sociali. Ma dobbiamo concentrarci su questo, che è il cuore del problema: la politicizzazione della religione. Non si può pensare che esiste un unico modo di fare le cose e che chi non lo segue va eliminato. È questo lo spettro che nutre la foga islamista”, e “non è possibile affrontare il problema se non si affronta la questione religiosa”.

IL RIFIUTO DEM POLITICALLY CORRECT DI USARE IL TERMINE ISLAMISTA

Ci si è infine soffermati sull’utilizzo del termine islamismo, in particolare nella differenza dell’uso che si è fatto di questo vocabolo nella campagna elettorale americana: “Il problema evidente è che le persone che sostengono l’ideologia estremista fanno distinzione tra islam e islamismo”. Mentre “negli Usa è un problema immenso il rifiuto del partito democratico di utilizzare il termine islamista quando si parla di terrorismo, solo per esprimersi in maniera politicamente corretta. Si finisce per non dire le cose come sono”.



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