La campagna contro i rischi finanziari messa in moto da Pechino sembra avere un vincitore. Si tratta delle grandi banche di Stato, capaci di chiudere il semestre battendo le attese sugli utili e riducendo l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale. Che la notizia fosse in qualche modo nell’aria lo dimostra lo slancio dato dai titoli degli istituti all’andamento dell’Hang Seng China enterprises Index. La Bank of China, l’Agricoltural Bank, la China Construction Bank e la Industrial & Commercial Bank of China hanno beneficiato delle decisioni della PboC di innalzare i tassi di interesse a breve termine.
Oltre alla stretta impressa dal presidente Xi Jinping e dalle autorità di vigilanza sui rischi finanziari e i prodotti forniti fuori bilancio, agli istituti ha anche fatto gioco l’andamento della seconda economia al mondo. In vista del prossimo congresso del Partito comunista che si aprirà tra poche settimane, Pechino ha voluto evitare un nuovo semestre a rilento per la crescita, facendo leva quindi sui settori che già in passato avevano trainato la cavalcata del pil cinese.
Tra gennaio e giugno Bank of China, quarto istituto per capitalizzazione di mercato, ha visto l’utile salire dell’11,5% rispetto allo scorso anno a 103 miliardi di yuan, pari a 15,7 miliardi di dollari. Nello stesso periodo la percentuale di non performing loan in pancia all’istituto è scesa dall’1,46% all’1,38%. Mentre il margine finanziario si è attestato all’1,88%.
Batte le attese anche la Icbc, che ieri ha ribadito l’intenzione di attenersi alle disposizioni centrali in materia di finanziamento delle acquisizioni all’estero. L’istituto si è confermato il primo al mondo per asset. Nel semestre gli utili sono arrivati a 153 miliardi di yuan (+1,8%), con un margine al 2,16% mentre l’incidenza degli npl si è attestata all’1,38%.
Segno più anche per la China Construction Bank. L’utile netto è arrivato a 138 miliardi di yuan (21 miliardi di dollari), in crescita del 3,7%, con un margine del 2,03% (in calo rispetto a 2,15% di un anno fa). Migliorano, anche se di poco, i crediti deteriorati, a giugno all’1,51%.
L’ultima delle grandi quattro, ossia la Agricoltural bank of China, ha infine visto gli utili salire del 3,3% a 108 miliardi di yuan. A fare da contro altare ai risultati sopra le attese dei grandi gruppi sono invece gli istituti di piccole e medie dimensioni, sui quali hanno pesato maggiormente i paletti imposti al credito.
Pubblicato su Mf/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi