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Vi racconto le ultime baruffe su Consip, Csm e Fatto Quotidiano

mani pulite, legge elettorale

Carica com’è di incombenze nella vicenda fantasmagorica della Consip, la Procura della Repubblica di Roma è stata alleggerita almeno di un’incombenza, che si era posta denunciando la fuga di notizie – l’ennesima nella storia di queste inchieste da scatole cinesi – sul verbale, appena trasmessole dal Consiglio Superiore della Magistratura, dell’interrogatorio del capo della Procura della Repubblica di Modena, Lucia Musti. Che il 17 luglio scorso raccontò alla prima commissione del Consiglio Superiore delle “esagitazioni” di due ufficiali dei Carabinieri al servizio, come polizia giudiziaria, del sostituto procuratore a Napoli Henry John Woodcock. Il quale aveva mandato a Modena documenti nei quali almeno uno dei due ufficiali aveva indicato alla Musti “una bomba” che, se lei avesse voluto, sarebbe potuta esplodere. Ma la bomba sarebbe scoppiata solo dopo qualche tempo, non a Modena, a carico di Matteo Renzi e dintorni.

Il presidente della prima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura ha rivelato la “desecretazione” disposta nel momento della spedizione del fascicolo.

La Procura romana a questo punto potrebbe anche continuare a indagare sulla fuga di notizie risoltasi questa volta a vantaggio non del solito Fatto Quotidiano ma del Corriere della Sera e di Repubblica, ma l’inchiesta di fatto è sgonfiata da quella “desecretazone” annunciata peraltro con la copertura del vice presidente del Consiglio Superiore Giovanni Legnini. E sgradita, naturalmente, agli avversari politici e mediatici di Renzi, che vi hanno visto la mano, manina o manona del segretario del Pd perché il desecratore, diciamo così, è l’ex deputato del suo partito Giuseppe Fanfani, presidente della prima commissione del Csm. Che tuttavia non ha preso la sua decisione da solo, o contro la maggioranza della commissione che presiede.

I giornali di solito tifano per le desecretazioni, ma il Fatto Quotidiano questa volta non ha gradito, sparando in prima pagina contro “i renziani al Csm”, saltati sulla “bomba” che essi avrebbero voluto fare esplodere invece contro Woodcock e i suoi collaboratori.

Nipote di Amintore, uno dei protagonisti della storia della Democrazia Cristiana, soprannominato “Rieccolo” da Indro Montanelli per la capacità che aveva di riprendersi da ogni caduta, Giuseppe Fanfani sembra geneticamente predisposto a superare la bufera in cui si trova. E che, a mio avviso, non merita. Ne avrebbe invece meritata e ne meriterebbe un’altra per quei quasi due mesi che ha impiegato, pur con l’attenuante delle ferie estive e degli uffici a ranghi conseguentemente ridotti, per mandare alla Procura romana materiale ben più esplosivo di una supposta o reale fuga di notizie, almeno agli occhi di chi vuole capire i veri e ben più consistenti e inquietanti misteri della vicenda giudiziaria targata Consip. Che è notoriamente la centrale degli acquisti e delle forniture della pubblica amministrazione: forniture fra le quali non sono, o non dovrebbero essere compresi i veleni politici, se non li vogliamo chiamare complotti, prodotti o emersi dalle inchieste su appalti e quant’altro.

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