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Chi fabbrica più falsità in politica?

“L’Italia è sempre stata un Paese ben disposto alle sirene della post verità”. Così scrive Fabio Martini, cronista politico de La Stampa, nel suo libro La fabbrica delle verità – L’Italia immaginaria della propaganda da Mussolini a Grillo, presentato ieri sera presso la libreria Feltrinelli di Galleria Alberto Sordi di Roma, insieme all’ex premier Romano Prodi e al direttore del tg La7 Enrico Mentana.

“Una bugia può viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe”. La citazione di Mark Twain campeggia sulla copertina del libro di Martini che indaga il rapporto spesso opaco tra potere e mezzi di informazione, utilizzati per accedere all’immaginario degli elettori e indirizzarne le scelte. Proprio come succede per i messaggi pubblicitari. “La propaganda più pericolosa è quella invisibile”, ha esordito Martini nell’incipit del suo intervento – “Perché assorbiamo i suoi messaggi senza rendercene conto”.

PRODI: “LA MANIPOLAZIONE ASSUME FORME DIVERSE MA VUOLE SOLO INDIRIZZARE L’OPINIONE PUBBLICA”

“Non capisco perché sono qui dato che è nota la mia incapacità nel manipolare opinioni”. Questo esordio ha fatto guadagnare all’ex premier Romano Prodi l’applauso della platea dove erano seduti non pochi volti noti della politica e del giornalismo: da Bruno Tabacci a Silvio Sircana, da Maria Latella a Ermete Realacci. “Il grande problema della manipolazione assume forme assolutamente diverse da governo a governo ma ha l’unico scopo di dirigere l’opinione pubblica” – ha aggiunto l’ex premier – “Mi pare rilevante che nel racconto mediatico vi sia la prevalenza delle emozioni sull’analisi del contenuto. Ma anche in questo caso una non verità deve essere imbastita con un po’ di verità, per renderla credibile”. Romano Prodi ha affrontato un tema ancora poco indagato e che meriterebbe molta più attenzione: l’uso dei big data nella campagne elettorali. “È impressionante il livello di sofisticazione dei big data tra poco si potranno conoscere gusti e caratteristiche personali degli elettori”, ha sottolineato l’ex presidente della Commissione Europea. A tal proposito Fabio Martini ha deciso di condividere una notizia:”La società di analisi dei dati Cambridge Analityca, che ha svolto un lavoro determinante per la campagna di Trump. Sta lavorando per le prossime elezioni italiane, ma non so per chi”.

MENTANA: “GLI SLOGAN SONO LA BASE DELL’EDUCAZIONE POLITICA DELLE MASSE”

La iper semplificazione dei messaggi politici, la riduzione delle idee in “slogan” è uno degli strumenti della propaganda politica. “Potere e opinione pubblica hanno tra di loro la possibilità di un corto circuito ai danni della verità” – ha detto il direttore di La7 Enrico Mentana – “Siamo in presenza del massimo sforzo tecnologico e del maggiore analfabetismo di ritorno. Minore coscienza, minore capacità di strutturare un pensiero critico e maggiore attenzione alle parole d’ordine anche se vuote”. A scegliere la strada dell’immediatezza non sono solo partiti nuovi o in via di rifondazione. Quello della semplicità sembra un virus che ha contagiato tutte le formazioni partitiche italiane. “Si torna alla casella di partenza, prima della radio e del cinematografo le grandi armi di Mussolini furono le frasi stentoree che fanno parte dell’archeologia politica del nostro Paese. Quelle frasi, con il nuovo strumento del web, sono tornate ad essere l’elemento base dell’educazione politica delle masse” – ha aggiunto Mentana – “Il M5S ha fatto da apripista ma tutti gli altri hanno copiato. È immaginabile, in ipotesi, che un partito di opposizione possa pensare di raggiungere una parte dell’opinione pubblico con una forma elementare di dialogo e di linguaggio. Ma era impensabile che tutti si sarebbero messi sulla lunghezza d’onda della super semplificazione del linguaggio che altro non vuol dire che schiacciamento delle differenza politiche. Pensiamo che l’ex premier Renzi utilizza il più discusso degli slogan delle opposizioni, ovvero “Aiutiamoli a casa loro”, per lanciare una parte suo libro”.



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