La riunione del FOMC si è conclusa, come atteso, con tassi fermi e l’annuncio che la riduzione graduale dei reinvestimenti inizierà a ottobre, seguendo il programma delineato a giugno. Il voto è stato unanime.
DOSSIER TASSI
La maggiore incertezza per questa riunione era concentrata sulle proiezioni dei tassi, e in particolare su quella per dicembre. Il grafico a punti mostra un ampio consenso per un rialzo entro fine anno: 4 voti per tassi fermi, 11 voti per un rialzo e 1 voto per due rialzi. Nelle ultime settimane molti presidenti avevano sollevato dubbi sul sentiero dell’inflazione e sull’opportunità di alzare i tassi prima di vedere una chiara ripresa della dinamica dei prezzi dopo un semestre di evidente debolezza. Il Board, a parte Brainard, era rimasto silenzioso (in particolare Yellen e Fischer): nella discussione interna il Comitato deve aver ritenuto che i rischi di persistenza di inflazione bassa sono molto diminuiti. Su questo ci saranno maggiori informazioni nei verbali.
IL MESSAGGIO
In ogni caso, il messaggio, implicito ed esplicito, del FOMC è di ampia fiducia nella solidità della ripresa economica. Le parole di Yellen: “Il messaggio di base qui è che la performance economica americana è stata buona (…) e i passi che abbiamo fatto per normalizzare la politica monetaria (..) sono ben giustificati dato il progresso molto significativo che abbiamo visto nell’economia”. Riguardo all’incertezza sull’inflazione, il Comitato continua a ritenere che una parte preponderante della debolezza di quest’anno sia transitoria, anche se Yellen stessa ha affermato che non si può dire che ci sia un chiaro “insieme di fattori che spieghi perché l’inflazione sia stata così bassa”.
IL COMMENTO
La valutazione macroeconomica nel comunicato rimane positiva, con poche, marginali variazioni rispetto a luglio, sia per l’attività reale sia per l’inflazione. Il testo rileva che i dati nel breve termine saranno influenzati dagli effetti degli uragani, sia per l’attività sia per i prezzi, ma sottolinea che “le tempeste probabilmente non modificheranno in modo significativo l’economia nazionale nel medio termine”.
LE PROIEZIONI
Per quanto riguarda le proiezioni, viene alzata la crescita per fine 2017 (a 2,4% da 2,2%), con previsioni poco sopra il potenziale fino al 2019 e al potenziale (1,8%) nel 2020. Il tasso di disoccupazione è previsto al 4,3% a fine 2017 e a 4,1% nel 2018 e 2019, e si mantiene sotto l’equilibrio anche nel 2020. L’inflazione core è rivista verso il basso per il 2017 (a 1,5% da 1,7%), ma sale al 2% nel 2019. Il tasso di interesse neutrale è ridotto di 25 pb a 2,75% da 3% delle precedenti proiezioni. Il sentiero dei tassi previsto è marginalmente più basso e più piatto: oltre al rialzo di fine 2017, ci sono tre rialzi nel 2018, poi due nel 2019 e uno nel 2020.
LA NOVITA’
L’unica vera variazione del comunicato riguarda ovviamente la politica del bilancio in cui si indica, con una sola frase, che il programma di riduzione dei reinvestimenti inizierà a ottobre secondo le regole indicate in precedenza. Come ha detto Yellen nella conferenza stampa, il bilancio non sarà uno strumento attivo della politica monetaria, che verrà gestita utilizzando i tassi.
I TITOLI
La riduzione del portafoglio titoli resterà sullo sfondo e che ora c’è “un’asticella alta” per riprendere ad acquistare titoli, segnalando che questo verrebbe fatto solo di fronte a “uno shock significativo che sia un effettivo deterioramento dello scenario”. I verbali fra tre settimane daranno maggiori informazioni sul dibattito relativo ai tassi, ma la diffusione del consenso dei punti rende molto probabile un rialzo a dicembre seguito da un sentiero graduale, a meno di dati davvero diversi dalle aspettative. È quindi ragionevole includere un rialzo dei tassi a dicembre.