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Ecco come i gesuiti americani puntellano l’invito del Vaticano a non isolare la Russia

Non è “un segreto”, ma “il rapporto tra Russia e Santa Sede è migliorato”, per giunta “proprio nel momento in cui i rapporti vaticani con gli Usa su immigrazione e cambiamenti climatici sono tesi”, come d’altronde anche quelli “della Russia con Usa e Ue”, per via delle sanzioni commerciali adottate in risposta alla crisi ucraina. La Santa Sede “è consapevole” di tutto questo, ma nonostante ciò “crede che il dialogo debba prevalere sullo scontro”. È quanto scrive il magazine dei gesuiti americani America, la cui redazione si trova a Manhattan, in un articolo in cui viene descritto per filo e per segno “Come il Vaticano incoraggia il dialogo tra Russia e Occidente”.

IL COMMENTO DEL MAGAZINE SULLA VISITA IN RUSSIA

“La visita del cardinale Pietro Parolin è stata positiva per tutte le parti”, si legge nell’articolo del corrispondente della rivista Gerard O’Connell. “Ha rafforzato la fiducia tra la Santa Sede e il governo russo, e con la Chiesa ortodossa russa. Questo fa ben sperare per il futuro, su entrambi i fronti. Potrebbe incoraggiare nuove iniziative politiche in relazione ad alcuni conflitti, aprire la strada a iniziative umanitarie e culturali congiunte, e portare benefici alla comunità cattolica in quella terra”. Ma “nel complesso dimostra, ancora una volta, che la cultura dell’incontro e del dialogo promossa da papa Francesco è il modo per costruire relazioni costruttive e pacifiche nel mondo di oggi”. E a conti fatti “quella del cardinale Parolin è stata una delle visite più significative dopo il crollo dell’Unione sovietica”.

L’INVITO DI PAROLIN A “NON ISOLARE LA RUSSIA”

Le dichiarazioni infatti rilasciate dal segretario di Stato, di ritorno dalla Russia, al vice-caporedattore della Radio Vaticana Alessandro Gisotti, in cui ha sottolineato che “sia il Paese sia i suoi leader hanno una grande responsabilità nei confronti della costruzione della pace e devono veramente sforzarsi di mettere gli interessi superiori della pace al di sopra di tutti gli altri interessi”, per la rivista dei gesuiti sembravano in realtà “contenere un altro messaggio, anche se non dichiarato, per le potenze occidentali”: quello cioè di “non isolare la Russia”. Che, stando a quanto affermato ancora da Parolin“per la sua posizione geografica, la sua storia, la sua cultura, il suo passato, il suo presente, ha un grande ruolo da giocare nella comunità internazionale e nel mondo”.

IL NUOVO CLIMA SANCITO DAI GESUITI AMERICANI

Anche gli incontri col patriarca Kirill e il metropolita Hilarion “riflettono il nuovo clima nei rapporti tra la Chiesa Ortodossa e la Santa Sede, dopo l’incontro dell’anno scorso a L’Avana”, scrive America. Il patriarca Kirill ha infatti parlato di “posizioni comuni” che “permettono di progettare piani e di dotarli di contenuti reali”, come nell’ipotesi di “progetti umanitari ortodossi-cattolici per aiutare le persone coinvolte nei conflitti in Medio Oriente”. Ed è vero che i cattolici in Russia sono una “muscolosa minoranza”, prosegue l’articolo, “sparsi sulle quattro diocesi che Giovanni Paolo II ha stabilito” con una mossa che “sconvolse notevolmente la Chiesa ortodossa russa” fino a farle “accusare Roma di proselitismo”. Ma la sostanza è che oggi, anche se “per i cattolici in Russia la vita non è ancora facile”, “il clima è cambiato”.

LA QUESTIONE UCRAINA TRA PAROLIN E LAVROV

Sul nodo invece della crisi ucraina, America ha spiegato che, nel suo colloquio con il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov, Parolin ha insistito sul rispetto del diritto internazionale, riferendosi quindi alla questione della Crimea ed esprimendo preoccupazione per la mancata attuazione dell’accordo di Minsk, invitando così i russi a passi concreti, come la “liberazione dei prigionieri”. Lavrov, dal suo conto, ha apprezzato “il sostegno vaticano all’accordo di Minsk”. Mentre “fonti interne alla Chiesa ortodossa” avrebbero rivelato che, nel colloquio col metropolita Hilarion, quest’ultimo avrebbe manifestato la propria insofferenza per “dichiarazioni politiche e azioni aggressive da parte di membri della Chiesa greca cattolica ucraina, fedeli a Roma”. In conclusione però, è quanto riporta il corrispondente, Parolin è stato colpito “dalla devozione del popolo” e “dall’attaccamento al Papa”: fatto che lo spingerà “ad aiutarli, aumentando le preoccupazioni vaticane per la Russia con le autorità più alte della terra”.

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