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Che cosa si attendono i mercati dopo le elezioni in Germania

angela merkel, germania

La sorpresa del week end non è arrivata dalla Nord Corea, ma dalle elezioni tedesche che, pur osservate con interesse, non sembravano avere le caratteristiche di un market mover. Invece, complice l’ennesimo flop dei sondaggi, i mercati si sono svegliati oggi con un quadro politico tedesco assai più complicato delle attese.

La CDU della Merkel si conferma il primo partito (33%), ma lascia sul terreno 8 punti percentuali. Pessimo il risultato dell’avversario Schulz: l’SPD perde 6 punti fermandosi al 20%). Per entrambi sono i minimi praticamente dal dopoguerra. Terzo partito l’estrema destra di AFD al 12.6, tallonato dai liberali di FDP al 10.7%. Poco sotto il 10% Verdi e Sinistra.

Alcune considerazioni:

– formare un governo sarà complesso. L’unica soluzione possibile sembra la coalizione “Jamaica” (dai colori dei 3 partiti, che uniti formerebbero la bandiera giamaicana) composta da Cristiano Democratici, Liberali e Verdi. Ma ovviamente ci sono parecchie divergenze da appianare: i Liberali vogliono maggior rigore e meno integrazione in Europa e i verdi più attenzione al clima ovviamente. Il risultato sarà uno spostamento della Cancelliera verso posizioni più intransigenti, e un indebolimento dell’asse con Macron (che anche lui da segnali di perdita di momentum, visto il risultato scarso ottenuto alle elezioni per la metà dei 348 seggi del Senato francese). In ogni caso la negoziazione richiederà tempo.

– Il risultato di AFD e della Sinistra mostra che il populismo in Eurozone è stato dichiarato sconfitto con un po’ di precipitazione. La coalizione al governo in Germania ha perso in aggregato un 14% e naturalmente dovrà reagire alla fuga di voti verso i 2 estremi dello schieramento parlamentare, soprattutto verso la Destra, il che vuol dire inasprimento sull’immigrazione.

– Con le vicende Catalane, le elezioni italiane in arrivo, la luna di miele Francesi – Macron agli sgoccioli, mi pare di poter dire che il rischio politico torna a fare capolino in Eurozone. E tutto ciò nonostante la fase di crescita positiva in atto.

Questo quadro ha prodotto una partenza negativa in Asia. Particolarmente pesanti Hong Kong e Hscei, danneggiateanche dalla brusca correzione del settore immobiliare. Nel week end, contrariamente a quelle che erano le attese, le autorità hanno varato ulteriori misure di contenimento della speculazione in 8 città, causando la più grossa correzione per il settore in 6 anni. Meno colpiti gli indici locali che comunque hanno ritracciato.

In controtendenza Tokyo, galvanizzata dalla prospettiva di un ulteriore pacchetto di stimolo all’economia, che Abe potrebbe varare per garantirsi un vantaggio alle elezioni. Il Premier ha dichiarato che di voler sciogliere le camere giovedi. Negativi gli altri principali indici, ad eccezione di Sydney, invariata.

L’apertura europea ha avuto comprensibilmente un tono dimesso, ma la debolezza dell’€ ha offerto un po’ di supporto agli indici, che hanno a tratti recuperato la parità. Al tema elettorale hanno reagito anche i tassi, con crescente supporto per i bonds core e una decisa tendenza degli spreads periferici ad allargare, sia pure con una price action composta. In osservanza della recente correlazione, il settore bancario ha mostrato di soffrire il movimento sui tassi. Scarsa attenzione, in questo contesto, è stata tributata alla modesta correzione dell’IFO (115.2 da prec 115.9 vs attese per 116), in contrasto con i PMI tedeschi di venerdi. Come noto, questa survey utilizza un numero di aziende assai più elevato dei PMI Markit, il che la rende meno volatile. In ogni caso i livelli restano assai elevati.

Nel primo pomeriggio era previsto un discorso di Draghi a Brusselles, nel quale il Presidente ECB ha più o meno ribadito quanto già detto all’ultimo meeting. Nel Q&A Draghi ha dichiarato che L’ECB non può permettersi mosse precipitose in termini di politica monetaria.


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