Si preannuncia un autunno infuocato per il Monte dei Paschi di Siena e per i suoi soci, compresi quelli che lo sono appena diventati in virtù della conversione delle obbligazioni subordinate della banca in azioni (burden sharing, ossia la condivisione degli oneri prevista dalla ricapitalizzazione precauzionale).
IL RIMBORSO
Tra questi soci, ci sono quelli cui spetta il rimborso. Lo Stato, proprio per fare fronte ai ristori, ha già messo da parte 1,5 miliardi, cifra che, se utilizzata appieno, condurrà il Tesoro dall’attuale 53% (ottenuto con l’iniezione di capitali da 3,85 miliardi nelle casse senesi) a circa il 70% del capitale dell’istituto di Rocca Salimbeni guidato dall’ad Marco Morelli (nella foto). Ma l’operazione di ristoro non mancherà di creare qualche mal di pancia. Lo si comprende analizzando alcuni punti. Innanzi tutto le obbligazioni subordinate che potranno essere rimborsate, a patto che l’ex obbligazionista subordinato dimostri di essere stato frodato (misselling), sono le cosiddette Upper Tier II del 2008 con scadenza nel 2018 utilizzate per finanziare l’acquisizione di Antonveneta. E’ stato scelto questo bond perché è effettivamente molto diffuso tra i piccoli investitori.
IL VALORE NOMINALE
Queste obbligazioni subordinate Antonveneta avevano un valore nominale di 2,1 miliardi di euro, perciò il fatto di avere stanziato “solo” 1,5 miliardi – è il timore di qualcuno – rischia di tagliare fuori una bella fetta di piccoli risparmiatori. A ben vedere, però i paletti fissati dal governo Gentiloni per i ristori non sono pochi e questo si pensa che possa contribuire ad allontanare l’ammontare definitivo degli stessi rimborsi dai 2,1 miliardi di valore nominale dello strumento finanziario in questione.
I PALETTI
Ma quali sono questi paletti? Riassumendo, potrà beneficiare dell’indennizzo chi ha acquistato l’obbligazione Antonveneta del 2008 dalla banca o dalla divisione del gruppo Mps Capital Services. In quest’ultimo caso, si accetta anche che lo scambio possa essere avvenuto sul mercato secondario. Il rimborso, inoltre, sarà pari al prezzo effettivo dell’acquisto, purché ovviamente non superi il valore nominale del titolo. Va ricordato che l’indennizzo non sarà in denaro bensì in obbligazioni della banca non subordinate e quindi per definizione meno rischiose. Tra gli altri elementi dell’operazione che creano qualche turbamento ci sono le tempistiche: non è infatti dato sapere quando effettivamente avrà luogo il rimborso.
POSSIBILI RECLAMI
Infine, se è vero che l’obbligazione subordinata Antonveneta del 2008 è molto diffusa tra i piccoli investitori, non si può escludere che ci siano dei risparmiatori che, magari senza essere stati messi nelle condizioni di comprenderne il rischio (il cosiddetto misselling), hanno comprato altri bond analoghi. E quindi come mai questi piccoli investitori dovrebbero subire la conversione dei tiroli Mps in azioni e non potere beneficiare del rimborso come gli altri? E’ questa la ragione per cui c’è chi si aspetta un mare di (nuovi) reclami e cause in arrivo.