È durata poco più di un anno la procedura di bonifica che era stata imposta a Fiera Milano Spa a seguito di quello che i media avevano ribattezzato il “caso Nolostand”. Sotto la sintesi giornalistica era riassunto il sistema scoperto dai pm Ilda Bocassini, Sara Ombra e Paolo Storari secondo il cui teorema accusatorio, Nolostand, società totalmente controllata dall’ente Fiera, aveva incamerato fondi neri e favorito fornitori in odore di mafia.
Ilda Boccassini, a capo del dipartimento Antimafia della procura milanese, a margine dell’operazione del luglio 2016 culminata con 11 arresti per associazione a delinquere, aveva parlato di “sodalizio criminoso tra imprenditori siciliani e lombardi” che aveva dato origine a un “fiume di denaro nero che partiva da Milano e arrivava in Sicilia”, per la precisione ad alcune delle “più importanti famiglie di Cosa Nostra”.
Le accuse dei pubblici ministeri erano state accolte e confermate nel febbraio 2017, al termine del rito abbreviato, dal gup Alessandra del Corvo nella sentenza di condanna per Giuseppe Nastasi – titolare di fatto della Dominus, consorzio che aveva lavorato in via esclusiva con la Nolostand – e per altri 8 imputati, con pene detentive dai 3 agli 8 anni.
La vicenda, tutt’altro che positiva per Milano, da un lato aveva consentito di far emergere che anche Cosa Nostra e non solo la ‘Ndrangheta ha i suoi tentacoli nel Nord Italia e in particolare nel settore delle fiere mentre dall’altro oggi spicca per la rapidità con la quale è stata posta in essere la procedura di bonifica.
La Nolostand, infatti, era già stata liberata dal commissariamento coatto lo scorso 20 giugno, quando la società aveva dimostrato ai magistrati – anche grazie a un investimento record di un milione e 100 mila euro e al celere lavoro degli amministratori Andrea Pizzoli e Stefano Cecchin – di aver tagliato tutti i rami malati.
C’è voluto un po’ più di tempo per Fiera Milano Spa, che del resto è un colosso da 600 dipendenti e 350 milioni di fatturato annui. Per la precisione tre mesi. È comunque innegabile che, anche nel suo caso, la procedura sia stata eseguita con passo da centometrista. Già nell’udienza di giugno i giudici, nel pronunciare la necessità di procrastinare la data dello scioglimento del commissariamento, avevano difatti evidenziato come il “nuovo Cda nominato ed insediatosi il 21 aprile 2017” avesse “realmente segnato un solco di discontinuità anche operativo rispetto ai precedenti organi gestori non sempre collaborativi nell’interesse di una legalizzazione aziendale”, rinviando la decisione all’udienza del 28 settembre.
Per Fiera Milano Spa non ci sono stati ostacoli nemmeno nello sprint finale e ieri i giudici della Sezione prevenzione del Tribunale meneghino, Roia–Tallarida–Pontani, hanno infine revocato l’amministrazione giudiziaria, la cui scadenza naturale sarebbe stata il prossimo 10 ottobre (ma il collegio avrebbe avuto facoltà di rinnovarla, qualora lo avesse ritenuto opportuno).
L’ordinanza è importante perché segna la rinascita di Fiera Milano Spa, ritenuta dalla magistratura totalmente bonificata e ormai in grado di tornare a correre con le proprie gambe.I magistrati hanno lodato l’avvenuto rinnovamento di tutti gli organi societari e di controllo, sintomo del nuovo corso intrapreso dalla azienda. Unica eccezione sollevata riguarda il permanere del collegio sindacale, comunque in scadenza: gli stessi giudici hanno lasciato intendere che auspichino non venga riconfermato “stante l’atteggiamento lacunoso dimostrato sul piano dei richiesti controlli”.
Nonostante quest’unica criticità, il collegio ha voluto sottolineare la bontà del lavoro svolto in questi mesi evidenziando come Fiera Milano Spa “abbia colto intelligentemente questa occasione per compiere un articolato percorso di rivisitazione delle procedure interne, capitalizzando anche la professionalità dei consulenti nominati e le competenze dell’amministratore scelto dal Tribunale” Piero Capatini, il cui ruolo non è ancora terminato all’interno della controllata di Fondazione Fiera. Capatini infatti resterà membro dell’Organismo di Vigilanza a titolo di “garante” ufficioso circa il permanere di quelle buone condotte che hanno permesso alla società di svincolarsi dalla amministrazione coatta in tempi brevi.