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Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps. Che cosa succede agli Npl? Report Kpmg

ambrosetti

Buone notizie dal sistema bancario italiano. Lo scorso anno c’è stata un’inversione di tendenza nella dinamica dei crediti deteriorati ed è la prima volta che accade da sette anni a questa parte. In un report dedicato ai bilanci dei gruppi bancari italiani, relativo all’esercizio 2016, Kpmg sottolinea i segnali positivi che si sono registrati ovvero la riduzione dello stock dei non performing loan (Npl), la netta contrazione delle esposizioni scadute – primo stadio del processo di deterioramento della qualità del credito -, la riduzione degli ingressi da crediti in bonis a esposizioni deteriorate. Secondo la società di analisi a influire positivamente sono state anche le riforme varate dal governo per velocizzare i tempi di recupero dei crediti e la ripresa del mercato immobiliare. Non si può tacere, però, come la qualità del credito sia ancora un problema per gli istituti di credito nostrani visto che le rettifiche su crediti pesano ancora “in modo consistente” sui risultati dei gruppi.

CREDITI DETERIORATI

Nel 2016 i non performing loan lordi ammontano a 301,6 miliardi di euro, in calo del 3,6% rispetto all’anno precedente, e rappresentano il 18,8% del totale dei crediti verso la clientela lordi, -0,4 punti percentuali rispetto al 2015. Il calo riguarda i gruppi bancari di tutte le dimensioni (con riduzioni comprese tra il -2,1% dei gruppi grandi e il -7,3% dei gruppi maggiori) con l’eccezione dei gruppi medi, in cui gli Npl aumentano del 5,5%. Al 31 dicembre 2016 la quota più consistente di crediti deteriorati è registrata dai gruppi grandi, con il 24,4% degli impieghi lordi che è rappresentato da partite deteriorate, mentre i gruppi maggiori osservano il valore più contenuto (15,2%). Nonostante queste positive novità, comunque, l’analisi evidenzia come, rispetto al 2009, i non performing loan lordi siano cresciuti di quasi 145 miliardi di euro, portando la loro incidenza sul totale degli impieghi verso la clientela di quasi 10 punti percentuali. I crediti deteriorati netti sono pari a 144,4 miliardi di euro, in forte calo rispetto al 2015 (-13,9%) e rappresentano circa il 10% dei crediti verso clientela netti iscritti a bilancio. A differenza di quanto accaduto con gli Npl lordi, quelli netti fanno segnare una flessione per i gruppi di tutte le dimensioni con il limite massimo tra i maggiori (-20,6%) e minimo tra i medi (-1,3%). L’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale degli impieghi è più alta nei gruppi grandi (14,0%) e inferiore nei gruppi maggiori (7,2%).

SOFFERENZE

Le sofferenze rappresentano la gran parte dei crediti deteriorati, il 63% nel 2016. Vengono poi le inadempienze probabili (35%) e le esposizioni scadute (2%). Rispetto al 2015 – segnala Kpmg – le sofferenze aumentano (+1,6%), a causa della naturale evoluzione delle partite già in bilancio, mentre le inadempienze probabili scendono del 7,9% e gli scaduti del 48,5%. Si tratta di flessioni che rappresentano un segnale positivo anche per il futuro andamento degli Npl: i crediti scaduti sono infatti il primo stadio di deterioramento degli impieghi e anche il primo campanello d’allarme quando si fotografa la qualità del credito dei gruppi bancari. Le sofferenze sono appannaggio perlopiù dei gruppi maggiori (66%), mentre i gruppi medi hanno una percentuale superiore di inadempienze probabili (44%). Cresce rispetto al 2009 il peso percentuale delle sofferenze, passate dal 53% al 63% del 2016, mentre si riduce di gran lunga la quota di crediti scaduti (dall’8% al 2%). Per quanto riguarda le sofferenze lorde nei bilanci dei gruppi bancari, nel 2016 sono pari a 189,1 miliardi di euro, +1,6% rispetto all’anno precedente, e rappresentano l’11,8% dei crediti verso clientela lordi, un valore in crescita di 0,4 punti percentuali nell’ultimo anno. Sia in valore assoluto, sia in rapporto al totale dei crediti verso clientela, si registra un incremento delle sofferenze per i gruppi grandi e medi e una riduzione per i gruppi maggiori e piccoli. Sul totale degli impieghi lordi l’incidenza risulta più elevata tra i gruppi grandi (15,4%), più contenuta tra i gruppi maggiori (circa il 10%). Dal 2009 ad oggi, l’incidenza delle sofferenze sui crediti verso clientela lordi è più che raddoppiata ed è passata dal 4,8% all’11,8%.


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