Giovanni Battista Roncalli, papa Giovanni XXIII, meglio conosciuto come il “Papa buono”, oggi sarà nominato anche “patrono dell’Esercito Italiano”. Il pontefice dell’enciclica Pacem in Terris e del Concilio Vaticano II, canonizzato infine nel 2014 insieme a Giovanni Paolo II, sarà da oggi ufficialmente venerato – anche se in maniera non ufficiale accade già da tempo – come il santo patrono delle forze armate. Ecco fatti, nomina e polemiche.
LA CONSEGNA DELLA NOMINA E L’ANNUNCIO DEL MESE PROSSIMO IN PIAZZA SAN PIETRO
La notizia è stata anticipata nei giorni scorso dal quotidiano L’Eco di Bergamo, e secondo l’Ansa la nomina verrà ufficializzata oggi a Roma, nel momento in cui in via XX Settembre, a Palazzo Esercito, l’Ordinario Militare per l’Italia mons. Santo Marcianò, che verrà ricambiato con la Croce d’Oro al merito dell’Esercito, depositerà il decreto della Congregazione per il Culto divino nelle mani del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Danilo Errico. Pare inoltre che l’annuncio a piazza san Pietro verrà dato, al termine di un’udienza speciale che verrà concessa da papa Francesco a settemila militari, il prossimo 11 ottobre, data della memoria liturgica di san Giovanni XXIII.
LA PROCEDURA E LA BOLLA FIRMATA DAL CARDINALE SARAH
Il percorso che ha portato alla decisione inizia nel 2002, su proposta di mons. Giuseppe Mani, allora ordinario militare, prima di essere presa in carico negli anni successivi da Bagnasco, nel suo ruolo di presidente della Cei. Da lì nasce la devozione delle forze armate a Giovanni XXIII. Il decreto è stato poi firmato, il 17 giugno scorso, dal cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, dopo avere inevitabilmente ricevuto la delega da Bergoglio. Nel testo, secondo quanto riporta L’Osservatore Romano, a motivazione della scelta vi è indicato “il suo zelo, come cappellano militare, nel promuovere le virtù cristiane tra i soldati, il luminoso esempio di tutta la sua vita e il suo costante impegno in favore della pace”.
IL RICORDO DEL RONCALLI SOLDATO ALL’INIZIO DEL NOVECENTO
Nonostante infatti la figura di Giovanni XXIII, attivo promotore e sostenitore della pace, sia da sempre stata messa in contrapposizione con l’esercito e il mondo militare, un collegamento diretto che giustifichi la scelta: Roncalli, da seminarista, nel 1901-1902, fu infatti soldato del Regio esercito italiano al posto di suo fratello, impegnato al lavoro nei campi assieme alla famiglia. Venne richiamato in servizio durante la prima guerra mondiale all’ospedale di Bergamo, come sergente di sanità, e infine ne divenne cappellano.
LE PAROLE DE L’OSSERVATORE ROMANO E LA CITAZIONE DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“Per lui l’ambiente militare non è stato soltanto un luogo dove ha esercitato per qualche tempo il ministero sacerdotale, ma una vera e propria scuola nella quale ha appreso preziose lezioni di fede e di umanità”, scrive Ezio Bolis su L’Osservatore Romano. Che specifica: “Egli detesta la guerra, di cui conosce personalmente la crudezza, riflessa sui volti e nei corpi martoriati dei soldati che giungono agli ospedali militari”. “Prega e spera che giunga la fine di quella sciagura, frutto dell’egoismo umano”. Tuttavia, scrive il quotidiano vaticano, si tratta di “ribadire il compito precipuo di questa istituzione in uno stato democratico: difendere il bene prezioso della pace imponendo la forza della legge. Lo ricordano le nobili parole della Costituzione”, all’art. 11: “Affermazioni che sembrano l’eco di un discorso – ancora inedito – pronunciato dal cappellano militare Roncalli all’indomani della fine della prima guerra mondiale”.
LA RIFLESSIONE SULLA PRESENZA DEI CAPPELLANI NELL’ESERCITO
Ed è anche, conclude l’articolo de L’Osservatore Romano, “una provvidenziale occasione per riflettere in modo ponderato sul significato e l’opportunità di una presenza, quella dei cappellani militari, all’interno di un’istituzione qual è l’esercito”. “Non si tratta di benedire armi, né di fomentare sentimenti bellicosi, al contrario. Con la sua presenza, il cappellano è chiamato a raccogliere i gemiti di chi soffre, a promuovere una forte volontà di pace, a far crescere persone che, animate da fede solida e carità sincera, combattano ogni forma di prepotenza e di ingiustizia”.
L’ATTACCO DI MONSIGNOR RICCHIUTI (PAX CHRISTI)
Scelta del tutto indigesta al presidente di Pax Christi Italia, e vescovo di Altamura, mons. Giovanni Ricchiuti, che sul sito dell’associazione ha pubblicato una nota fortemente critica dove definisce “anticonciliare”, “assurdo” e “irrispettoso coinvolgere come Patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra”. E che “diede avvio al Concilio che condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi”, il cui esercito “è molto diverso da quello della prima guerra mondiale”, che “fu definita da Benedetto XV inutile strage”. “E’ molto cambiato – prosegue Ricchiuti – anche il modello di difesa, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi”. “Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il papa buono, il papa della pace, e non degli eserciti”, conclude la nota: “Sono certo che questo sentire non sia solo di Pax Christi, ma di tante donne e uomini di buona volontà”.
IL PARERE DELL’EX DEMOCRISTIANO PIERLUIGI CASTAGNETTI (PD)
Quella di Ricchiuti non è certo l’unica critica. Pierluigi Castagnetti, esponente Pd, ex democristiano e ultimo segretario del Ppi, su Facebook afferma: “Trattandosi dell’esercito italiano immagino che la Cei sia quantomeno consenziente. Una cosa semplicemente assurda”. E aggiunge: “Che bisogno ci sia di designare un patrono dell’esercito italiano non si capisce proprio. Ma se proprio fosse necessario mi chiedo perché questa scelta. E’ il papa della Pacem in Terris. Si vuole associare all’esercito un patrono che sia segno di contraddizione con la sua funzione istituzionale o si vuole ‘contenere’ lo spessore profetico di un Papa la cui memoria nella coscienza di tutti è vissuta come il simbolo della bontà e della pace? Ma Papa Francesco ne è informato?”.
I COMMENTI CRITICI DI MELLONI, KOCCI (MANIFESTO), DOTTI (COMUNITÀ DI BOSE)
Luca Kocci, su il Manifesto, scrive: “Si tratta di un indubbio successo dell’ordinariato e dei militari che ora, con la benedizione del nuovo patronato, potranno ulteriormente legittimare le forze armate come operatrici di pace, eventuali future guerre umanitarie e bombardamenti intelligenti: con papa Giovanni come patrono, ogni missione militare sarà missione di pace, assai più di oggi”. Lo storico e opinionista di La Repubblica Alberto Melloni aggiunge in un tweet: “Chi ha fatto papa Giovanni patrono dell’Esercito farà papa Francesco patrono di Piazza Affari #parcondicio”. “Sto ancora cercando di capacitarmi di come sia stato possibile”, scrive infine sul suo blog Guido Dotti, monaco della Comunità di Bose. “Ho cercato di capire le motivazioni evangeliche”, ma “come può giustificare il patronato di un pontefice proclamato santo su un esercito particolare, destinato per sua funzione intrinseca a combattere contro altri eserciti?”. “Credo – conclude Dotti – che san Giovanni XXIII sarebbe stato molto più adatto a essere proclamato patrono degli operatori di pace di tutte le nazioni”.