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Perché riformare le pensioni modificando la Costituzione?

Di Ennio Orsini e Stefano Biasioli

Torniamo ancora sulla proposta di legge per la modifica dell’articolo 38 della Costituzione, avanzata come primo firmatario dal deputato Andrea Mazziotti di Celso (qui il primo articolo sulla questione). Siamo stimolati dalle precisazioni “rassicuranti” esposte dall’anzidetto parlamentare nel suo articolo di risposta al nostro preoccupato commento.  Mazziotti di Celso precisa di non voler “tagliare le pensioni agli anziani” e specifica che la misura da lui proposta è  “a favore dei giovani, ma non vuole essere contro i vecchi”. L’affermazione del parlamentare non ci convince affatto. Vediamo perché.

La progettata modifica all’art. 38 della Costituzione vuole che l’Inps, nella sua azione, sia tenuto ad applicare “principi di equità, ragionevolezza e non discriminazione tra le generazioni”. Che vuol dire questo nella pratica?

Ce lo spiega la relazione di accompagnamento alla proposta di legge costituzionale. In due illuminanti passaggi viene riferito che “ancora oggi molti pensionati ricevono pensioni generose nonostante un basso livello di contributi versati.…” e che “qualsiasi intervento normativo non può ignorare le discriminazioni e le situazioni di privilegio che già oggi sottraggono risorse alle pensioni più basse e che, soprattutto, si scaricheranno sulle spalle delle generazioni future”. Sul punto, non abbiamo difficoltà ad ammettere che, in passato, sono state concesse ad alcune categorie “situazioni di privilegio” cioè “pensioni immeritate rispetto alla scarsità dei contributi versati”.

Si tratta, però, di casi limitati e di importi complessivamente poco rilevanti. Anche se si potessero eliminare quei privilegi e ridurre quelle pensioni, non si ricaverebbero certamente – proprio per la limitatezza dei casi – le risorse occorrenti a realizzare il riequilibrio previdenziale “intergenerazionale”.

Se poi ci si riferisce alle pensioni “assistite”, come quelle integrate al minimo, si tratta di esborsi che non sono nemmeno ascrivibili – per la parte assistita – al comparto previdenziale.

In realtà, la stragrande maggioranza delle pensioni (non assistite) in essere sono interamente coperte dai contributi versati (come documentato dallo studio Brambilla). Il tema è stato già oggetto di trattazione nel nostro precedente articolo e non ci pare il caso di tediare i lettori ritornando sul già detto con argomentazioni  che rientrano d’altro canto, e non solo a nostro avviso, nella sfera dell’ovvietà e nel senso comune.

Sembra invece evidente che il principio solidaristico di “non discriminazione tra generazioni” – se passasse la nuova formulazione dell’art. 38 della Costituzione – si realizzerebbe inevitabilmente, a bilancio dell’Inps invariato, con un riequilibrio previdenziale, togliendo cioè una parte della pensione ai vecchi per elargirla ai giovani, alla faccia dei diritti quesiti (che ormai non sarebbero più garantiti dalla Costituzione) e nonostante le rassicurazioni del parlamentare Mazziotti di Celso. Altrimenti, a che servirebbe modificare l’art. 38 della Costituzione?

Non sarebbe sufficiente una legge ordinaria di modifica all’attuale sistema previdenziale, cioè di correzione della “riforma Fornero”? Non sarebbe sufficiente far gravare sul bilancio dello Stato l’integrazione delle pensioni delle attuali giovani generazioni quando, tra alcuni decenni, costoro usciranno dal mondo del lavoro senza, purtroppo, aver versato sufficienti contributi per una pensione dignitosa? E per tutto questo occorre forse modificare la Costituzione?

Quello che occorre invece, secondo noi, è una legge ordinaria che finalmente ed effettivamente separi l’assistenza dalla previdenza. Questa, oltre a rendere sostenibile il sistema pensionistico – sgravandolo da spese ed incombenze improprie-  innescherebbe un ciclo virtuoso nel sistema assistenziale avvicinandolo agli standard europei e contribuirebbe ad aumentare la coesione sociale attraverso i principi di equità e di rispetto dei diritti, soprattutto se consolidati da decenni di versamenti.

 

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