(Pubblichiamo la terza parte della lettera che l’economista ed ex ministro Paolo Savona ha inviato a Milano Finanza e che il settimanale diretto da Pierluigi Magnaschi ha pubblicato. La prima parte è consultabile qui, la seconda qui)
Quando si discute di questo fondamentale argomento per il buon funzionamento dell’economia e della convivenza sociale si confonde la tutela dei mezzi di pagamento con la tutela del risparmio vero e proprio; solo quest’ultimo è parte dei piani di accumulo che un individuo o la sua famiglia fanno nel corso della loro vita, come formalizzato dal Nobel Franco Modigliani con la sua “ipotesi del ciclo vitale”.
Per la tutela della moneta posseduta la tecnologia blockchain fornisce una soluzione che supera gli equivoci insiti negli attuali strumenti, come il Fondo tutela depositi, che possono affrontare crisi modeste, mentre finiscono con il gravare sui clienti delle banche e i contribuenti, come accaduto nella recente crisi bancaria italiana. Per il risparmio vero e proprio la stessa tecnologia blockchain può svolgere un importante ruolo di supporto delle gestioni basate sull’uso di algoritmi finanziari, gli strumenti dell’intelligenza artificiale che permettono di svolgere una duplice funzione, quella di garantire trasparenza e sicurezza.
L’Italia ha già espresso una punta di eccellenza nel settore: un gruppo di giovani della mia scuola ha ricevuto, unico in Italia, il riconoscimento di migliore startup fintech dall’autorevolissimo CB Insights statunitense; il governo inglese, sempre attento alle innovazioni finanziarie, ha sostenuto e incoraggiato l’iniziativa consentendone l’avvio operativo. La combinazione tra blockchain e algoritmi finanziari potrebbe garantire anche l’affermarsi di equità nella condivisione rischio-rendimento tra gestore e risparmiatore, se le gravose regolamentazioni pubbliche non imponessero il ricorso a intermediari di vario tipo che pretendono una commissione fissa qualunque sia l’esito della gestione.
L’organizzazione tradizionale tarda a riformarsi, impedendo l’affermarsi di moderne ed eque gestioni dei mezzi di pagamento e del risparmio. Criptovalute e blockchain saranno il mercato del futuro, già presente, ed è perciò indispensabile che i problemi che essi sollevano vengano chiariti e affrontati subito. Penso che a Jackson Hole si sia parlato d’altro, perché i partecipanti sono tutti sulla via del tramonto, non solo per la scadenza del loro mandato.