Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Ecco come la stampa francese ha raccontato le elezioni tedesche

“Il mezzo successo della Merkel, il fallimento di Macron”. Jean-Louis Thiériot, avvocato e storico coautore di “France-Allemagne, l’heure de vérité”, titola così una sferzante analisi su Le Figaro all’indomani delle elezioni in Germania. E ancora “una vittoria scolorita” la definisce Patrick Saint-Paul, sempre su Le Figaro, riproponendo per accostamento l’asserzione “la Giamaica è un’isola”, ad indicare la solitudine in cui rischia di ritrovarsi la cancelliera nella formazione del nuovo governo.

La stampa francese ha interpretato il risultato elettorale tedesco in un legame a doppio filo con le attuali ambizioni dell’Eliseo: mentre l’estrema destra dell’AFD (Alternativa per la Germania), al 13%, festeggia il suo risultato storico, Angela Merkel si appresta a bussare alle porte dei liberali dell’FDP, ostili a ogni sostegno di bilancio in Europa. E il miraggio di un’Ue più solidale, dunque, si allontana sempre di più.

Secondo Thiériot, è vero, la coalizione CDU/CSU perde oltre 7 punti percentuali, ma resta comunque in vantaggio, mettendo per la quarta volta Angela Merkel nelle condizioni di governare. Questo risultato sarebbe il frutto di una strategia economica pressoché plebiscitaria, ma di una politica migratoria e sociale duramente ammonita dai tedeschi.

Il sogno accarezzato da Emmanuel Macron di una Germania più umana e più equa si frantuma, quindi, contro il disagio provocato dalle scelte in materia di immigrazione dalla cancelliera, che dovrà mantenere la sua struttura “di ferro” se vorrà dare una stabilità al suo Paese.

Un servizio di Thibaut Madelin su Les Echos precisa invece che la Merkel sta già mettendo le mani avanti, chiedendo tempo e pazienza ai partner europei in questa difficile fase di transizione. Tuttavia, dopo la Brexit e dopo la lunga campagna elettorale tedesca, l’Europa appare costantemente al palo.

IL NATURALE PARALLELISMO TRA ADF E FRONT NATIONAL 

Le sinistre perdono su tutta la linea, prima fra tutte la socialdemocrazia di Martin Schulz (SPD), che ottiene il suo peggior risultato dal dopoguerra, inferiore persino a quello ottenuto da Frank-Walter Steinmeier nel 2009, come sottolinea Thomas Wieder su Le Monde. Qui si esprime un parallelismo tra il risultato ottenuto dall’AFD e i ripetuti accessi al secondo turno del Front National, nelle presidenziali francesi del 2002 e del 2017. L’avanzata dell’estrema destra tedesca è vista come un fenomeno più minaccioso, in quanto la Germania non ha la stessa storia, né lo stesso sistema politico della Francia e gli esponenti dell’AFD non hanno per nulla tentato di “de-demonizzarsi”, come invece accaduto nella strategia adottata da Marine Le Pen. Al contrario la loro campagna è stata segnata da una xenofobia manifesta, da un’islamofobia annunciata, da un euroscetticismo prorompente e da dichiarazioni più che dubbie riguardo al nazismo. A questa forza spettano oltre 90 parlamentari, che faranno il loro ingresso trionfale nel Bundestag, dove siederanno dalla prossima seduta al 2021.

LE SINISTRE AFFONDANO 

Anche su Libération, voce della sinistra francese, campeggiano l’inquietudine e l’amarezza per l’avanzata dell’estrema destra. Nathalie Versieux in un articolo dal titolo “Perde chi vince”, inversione verbale del più classico “giocare a vinciperdi”, cerca di interpretare i principali spostamenti di voto, individuando nel campo degli astensionisti il primo bacino elettorale dell’AFD. La perdita di terreno dell’SPD non sembra sia stata determinante in questo senso, anzi dai sondaggi risulterebbe che la CDU, secondo l’elettorato tedesco, sia tacciata di aver abbandonato i suoi principi di destra a favore di posizioni troppo moderate. Da quanto riporta Libération, ora la direzione del partito si pone l’obiettivo di riavvicinare l’elettorato deluso. Tuttavia, dato che Schultz volta le spalle ad ogni possibile coalizione, la cancelliera è costretta a intraprendere l’esperimento diplomatico di mettere d’accordo Verdi e Liberali, impresa alquanto complessa se si considera che le politiche dei due partiti sono agli antipodi quasi su tutto, a cominciare dall’ambiente, per arrivare alla sicurezza e all’Europa. Un compromesso di questo tipo non gioverebbe certo all’immagine già svigorita dell’Unione Cristiano Democratica.

×

Iscriviti alla newsletter