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Vi spiego perché Marchionne non ha tutti i torti sull’auto elettrica. Parla Giulio Sapelli

trump Sergio Marchionne

Un’arma a doppio taglio: questa è l’auto elettrica secondo Sergio Marchionne. L’amministratore delegato di Fca, a Rovereto perché insignito di laurea honoris causa, ieri ha messo in guardia dal “forzare l’introduzione dell’elettrico su scala globale senza prima risolvere il problema di come produrre l’energia da fonti pulite e rinnovabili”. Il rischio, altrimenti, è una “minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta”. “Marchionne non ha tutti i torti. Certo, detto da lui fa un po’ ridere perché è in conflitto d’interesse”. Giulio Sapelli, storico ed economista, commenta con la consueta verve il pensiero del manager chietino.

La volpe che non arrivava all’uva diceva che era acerba? “Fca si trova in acque così agitate – sotto break even, in difficoltà nel fare alleanze dopo quella con Chrysler – per cui non penso proprio che si dedicherà a un nuovo business che peraltro richiede molti investimenti. Però Marchionne ha ragione”, dice Sapelli: “Vedo più pericoli che risultati, insomma è un cane che si morde la coda”, spiega Sapelli, che aggiunge: “Il problema più grande è quello dello smaltimento delle batterie al litio, elemento che fa molto più male del mercurio. In secondo luogo c’è il grattacapo della produzione dell’energia elettrica che si fa con fonti non rinnovabili, ovvero gas, gasolio o acqua. In quest’ultimo caso ci troveremmo di fronte a una gran quantità di acqua da riutilizzare perché tra poco sarà più preziosa del petrolio”. Esiste poi una terza questione su cui riflettere, quella infrastrutturale, “poiché occorre creare delle stazioni di rifornimento per le auto e questo creerà lavoro. E siamo qui al motivo per cui mi piace l’auto elettrica ma sono certo, considerando tutto quello che ho detto in precedenza, che nasceranno problemi ambientali gravissimi”.

Sapelli fornisce alcune considerazioni sulla costruzione delle batterie: “Siamo molto indietro con la tecnologia che le riguarda, utilizzano componenti difficili da trovare come il litio e il nickel e poi devono essere molto pesanti e di dimensioni notevoli”. Insomma, ribadisce il professore della Statale di Milano, “l’unico vantaggio è che l’auto elettrica crea nuove attività senza togliere lavoro all’indotto dell’automobile perché si tratta di prodotti di lusso che probabilmente verranno acquistati da persone ricche che hanno già vetture a benzina o a gasolio”.


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