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Bankitalia, l’affondo irrituale di Renzi, l’irritazione di Mattarella e la stilettata di Visco

Di Bruno Guarini e Fernando Pineda

“Nella sua azione l’Istituto ha sempre agito in contatto con il governo”. Questa frasetta fatta filtrare ieri dalla Banca d’Italia dopo l’affondo di Matteo Renzi contro il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, svela la manovra indirettamente autolesionistica orchestrata dal segretario Pd senza il concerto di Quirinale e Palazzo Chigi, ovvero senza l’accordo – anzi con un palese disaccordo – di Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni, favorevoli alla riconferma di Visco al vertici dell’Istituto centrale, carica che scade alla fine del mese.

Sostenere e rimarcare, come ha fatto ieri sera Palazzo Koch dopo la mozione del Pd anti Visco, che “nella sua azione l’Istituto ha sempre agito in contatto con il governo” è come dire che mai il governo – dunque anche il governo Renzi – ha criticato o non approvato atti, provvedimenti e mosse della Banca d’Italia. Si svela così la manovra puramente elettoralistica di Renzi: scaricare indirettamente ogni possibile critica sulle vicende bancarie di questi anni sul vertice della Banca d’Italia solo su Visco, dunque – forse – neppure contro tutto il direttorio della Banca d’Italia.

D’altronde, al di là di una frecciatina di Renzi contro Bankitalia contenuta nel suo ultimo libro (un errore esserci fidati di Bankitalia sulle crisi bancarie, ha scritto in sostanza il segretario Pd in Avanti), e le parole dell’ex ministro Maria Elena Boschi sugli auspici di “autorevoli personaggi” (Bankitalia?) per maritare la Popolare dell’Etruria con la Popolare di Vicenza, nessun atto formale di Palazzo Koch è stato mai contestato pubblicamente da Renzi. Eppure ieri il segretario del Pd ha scatenato una offensiva contro Visco provocando irritazione e sconcerto sia a Palazzo Chigi che al Quirinale. Ecco tutti i dettagli, mentre oggi Walter Veltroni ha criticato la mossa del Pd: “Mozione ingiustificabile”, ha detto.

LA MOZIONE

Il Pd di Matteo Renzi ha riaperto la discussione sul rinnovo dei vertici di Banca d’Italia, in scadenza il prossimo 31 ottobre, con una mozione presentata ieri alla Camera, smussata su richiesta pressante del governo, e infine approvata con 213 sì, 97 no, e 99 astensioni. Il portavoce del Pd, Matteo Richetti, ha spiegato: «È contro Visco? Sulla persona il Pd non entra, ma per Bankitalia chiede una fase nuova». Al testo già modificato depositato in Aula, il sottosegretario all’Economia, Pierpaolo Baretta, ha chiesto di apportare due ulteriori emendamenti: 1) togliere la frase «a prescindere dalle ragioni che le hanno originate» relativa alle situazioni di crisi o di dissesto delle banche che avrebbero «messo in dubbio l’efficacia dell’azione di Bankitalia»; 2) eliminare la frase sulle crisi che «avrebbero potuto essere mitigate nei loro effetti da una più incisiva e tempestiva attività di prevenzione e gestione delle crisi bancarie». Nella mozione è rimasta la richiesta al governo di individuare «la figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’istituto».

LA IRRITUALITA’

Una mossa irrituale quella del Pd renziano visto che la procedura stabilita dalla legge del 2005 non coinvolge minimamente il Parlamento, neanche a livello di commissioni parlamentari, ma impegna il governo, che propone il nome, e il presidente della Repubblica che decreta la nomina sentito il Consiglio Superiore della Banca centrale.

LA POSIZIONE DEL QUIRINALE

«Il Quirinale esprime l’avviso che le prese di posizione sulla Banca d’Italia debbano essere ispirate a esclusivi criteri di salvaguardia dell’autonomia e dell’indipendenza dell’istituto, nell’interesse della situazione economica del nostro Paese e della tutela del risparmio degli italiani», hanno fatto sapere fonti del Quirinale all’agenzia di stampa Reuters. A questi principi, sottolinea la Presidenza della Repubblica, dovrebbe «attenersi l’azione di tutti gli organi della Repubblica, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo».

COSA SI DICE IN BANKITALIA

Fonti della Banca d’Italia, ieri sera, hanno sottolineato in primo luogo che «nella sua azione l’Istituto ha sempre agito in contatto con il governo». «La Banca d’Italia fa interamente il suo dovere nelle diverse funzioni che svolge, applicandovi competenza e coscienza. In particolare — si sottolinea — nella vigilanza bancaria, in questi anni segnati dalla più grave crisi economica della storia moderna d’Italia, ha difeso il risparmio nazionale limitando i danni». Danni, si aggiunge, «che non potevano non esserci data la gravissima condizione dell’economia». I casi di gestione bancaria «cattiva o criminale» sono «stati contrastati per quanto consentito dalla legge» e, «quando opportuno, segnalati alla magistratura» sottolineano le stesse fonti della Banca centrale, assicurando la massima collaborazione alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario appena insediata. «La Banca — si dice — sottometterà ogni documento rilevante per i lavori della Commissione, e il Governatore, che ha già parlato con il suo presidente, è pronto a essere ascoltato quando essa vorrà».


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